Si scatena la “vendetta” francese: bombardata Raqqa, “capitale” dell’Isis

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Faccia a faccia tra Obama e Putin al G20 di Antalya. Erdogan: «Da questo summit deve arrivare una risposta forte e dura all’Isis»

Il presidente Hollande era stato chiaro. Le sue parole, nel discorso tenuto il giorno successivo alla strage che ha sconvolto Parigi, non lasciavano spazio all’interpretazione: «È un atto di guerra» aveva commentato, aggiungendo poi che «di fronte alla guerra il Paese è chiamato a prendere decisioni appropriate». Ecco dunque che, alle parole, sono seguiti i fatti: nella notte di domenica le forze militari francesi hanno attaccato duramente Raqqa, considerata la “capitale” dell’Isis. Da qui sarebbe partito l’ordine del Califfo Al-Baghdadi di colpire Parigi e proprio qui sarebbero stati addestrati gli attentatori responsabili della carneficina nella capitale francese.

Sono stati almeno trenta i raid che hanno incendiato la città siriana la scorsa notte. François HollandeDodici aerei francesi (fra i quali dieci caccia), sono stati utilizzati per sganciare su Raqqa 20 bombe che hanno colpito alcuni obiettivi «identificati in precedenza», come reso noto dal ministero della Difesa di Parigi. Si tratta di un campo di addestramento terrorista e di un «posto di comando, centro di reclutamento dei jihadisti e deposito d’armi e munizioni». Distrutte anche le «infrastrutture operative dello Stato islamico». I velivoli sono partiti dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Giordania. Il ministero della Difesa ha inoltre dichiarato che «l’operazione è stata condotta in coordinamento con le forze americane».

I bombardamenti di Raqqa sono stati spietati, proprio come quella «vendetta» annunciata da Hollande all’indomani degli attentati parigini. Nonostante questo, gli anti-jihadisti riferiscono che non sono presenti civili fra le vittime.

All’improvviso, ci si trova catapultati in uno scenario di guerra: dal sangue innocente che ha macchiato le strade del divertimento parigino, ai bombardamenti che hanno incendiato la città di Raqqa. La Francia sta mandando un segnale chiaro all’Isis e al mondo intero. Dopo averlo annunciato a parole, Hollande lo sta dimostrando con i fatti: “Siamo in guerra”. Si tratta di parole e immagini che stridono con le note di Imagine risuonate un po’ ovunque in queste ore nel mondo, o con le scene di dolore composto dei parigini che portano fiori, accendono candele, intonano con orgoglio la Marsigliese in place de la Republique.

Tutto il mondo ha voluto dimostrare la propria solidarietà alla capitale francese, illuminando con il tricolore i propri monumenti, osservando un minuto di silenzio, oppure intonando in un teatro, ormai triste simbolo del recente orrore, l’inno francese. Tutto il mondo è stato chiamato a riflettere su valori che molti occidentali davano ormai per acquisiti, come la libertà e la democrazia. Una riflessione cui hanno partecipato artisti, musicisti, intellettuali, ma soprattutto tanta gente comune che, all’improvviso, si è trovata a dover spiegare ai propri figli perché qualcuno vorrebbe saperci terrorizzati in casa nostra e quale sia il modo giusto di reagire (se mai ne esista uno) ad una tale minaccia.

Vladimir Putin, President of RussiaSono stati e sono giorni di ansia, terrore, incredulo stupore. Ma anche, inevitabilmente, giorni di riflessione. Una riflessione che si fa più profonda ora dopo ora, osservando le dichiarazioni, ma anche le azioni dei leader politici di tutto il mondo. Non c’è altro modo di rispondere al sangue che con altro sangue. Il messaggio è estremamente chiaro.

Il terrore ha fatto il suo corso, ed ora la spirale di violenza sembra inarrestabile. Per la prima volta vi è comunità di intenti fra i “potenti”. Se ne è avuta una chiara dimostrazione durante il G20 tenutosi ad Antalya, in Turchia, dove, per la prima volta, Putin e Obama si avvicinano e guardano nella stessa direzione. «Solo uno sforzo unitario dell’intera comunità internazionale potrà fermare il terrorismo» dichiara Putin, che in quell’occasione, incontra per ben due volte il presidente americano, faccia a faccia. Di mezzo c’è l’aereo abbattuto sul Sinai ed i suoi 224 morti. Ma anche l’attentato di Ankara, avvenuto solo qualche settimana fa, o quello, ancora più recente, di Beirut, nel quale hanno perso la vita più di 40 persone.

G20 Summit in AntalyaUna scia di sangue che sembra incontrollabile e che costringe tutti i leader mondiali a intervenire. Ecco dunque che per la prima volta il G20, tradizionalmente riservato a questioni economiche e finanziarie, stavolta sposta la sua attenzione su un problema ormai troppo urgente per essere rimandato ad altre sedi. «Da questo summit – annuncia Erdogan in apertura del vertice – deve arrivare una risposta forte e dura all’Isis».  Messaggio ribadito anche dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk che dichiara: «Dopo Parigi il G20 non sia solo un altro summit: le parole non bastano, è il momento di agire».

E infatti, dal vertice esce addirittura la bozza di un documento congiunto sul terrorismo. Venti Paesi estremamente diversi fra loro, sembrano trovare un punto d’incontro: un nemico comune da combattere.

Valentina Ferraro
Foto © European Commission 2015

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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