Slovacchia, prima donna presidente: è l’europeista Čaputová

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Ottavo Paese Ue su 28 a essere guidato dall’altra metà del cielo, dopo Croazia, Estonia, Germania, Lituania, Malta, Romania e Regno Unito. Romperà il fronte Visegrad?

Per la prima volta nella storia del Paese la Slovacchia ha scelto una donna come presidente. Europeista, ambientalista e paladina della lotta contro la corruzione, Zuzana Čaputová, 45 anni, di professione avvocato ha battuto nel ballottaggio finale l’attuale commissario europeo per l’Energia Maroš Šefčovič, 52 anni, che era sostenuto dal partito di governo da tre legislature Direzione-Socialdemocrazia (Smer-SD) dell’ex premier Robert Fico. Una scelta che va oltre le dinamiche interne di Bratislava e promette di incrinare la compattezza sovranista del Gruppo di Visegrád. Con il dato negativo di un’affluenza che è stata piuttosto debole, solo il 41,79% degli aventi diritto si è recato ai seggi nella giornata di sabato.

Coloro che l’hanno fatto hanno optato per il cambiamento: il nuovo capo dello Stato sarà infatti una donna, divorziata e madre di due figli, senza alcuna precedente esperienza in politica, che detesta le aggressioni verbali e promette di tutelare omosessuali e minoranze, che ha voluto ringraziare dopo la vittoria parlando non solo in slovacco ma in ungherese, ceco, romeno e ruteno. Non ha esitato a sostenere le sue aperte prese di posizione a favore dell’aborto o a dire che un bambino «vivrà meglio con due persone dello stesso sesso che si amano» piuttosto che in un orfanotrofio. In un Paese di 5,4 milioni di abitanti a maggioranza cattolica non è poco, in vista delle elezioni europee di maggio e di quelle legislative del 2020.

          Ján Kuciak e Martina Kušnírová

«L’onestà nella politica può essere la nostra forza», ha affermato la neo presidente che ha fatto della lotta alla corruzione il fulcro della sua campagna, dopo aver ottenuto il 58,4% dei voti nel ballottaggio che la ex vicepresidente del piccolo partito senza seggi in parlamento “Slovacchia progressista” ha affrontato forte dei 14 anni di battaglia – vinta – contro la discarica illegale a Pezinok, nella quale aveva interessi importanti l’uomo d’affari Marián Kočner, accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak, che si accingeva a pubblicare un articolo su presunti legami fra uomini politici slovacchi e la ‘ndrangheta, e della sua fidanzata Martina Kušnírová.

                              Robert Fico

Le massicce proteste ebbero un effetto sul governo del partito Smer-SD portando alle dimissioni del ministro dell’Interno Robert Kaliňák e del premier Robert Fico, che resta tuttavia capo dello Smer-SD e alleato dell’attuale primo ministro Peter Pellegrini. Finora sono stati effettuati cinque arresti, fra cui il presunto mandante dell’omicidio già succitato, un multimilionario che avrebbe legami con il partito Smer-SD, e giovedì scorso il Parlamento europeo ha invitato la Slovacchia a portare avanti l’inchiesta. Pare che sia stata proprio la morte di Kuciak a convincere Caputova a scendere in politica sotto la bandiera della lotta alla corruzione.

                         Andrej Kiska

Paladina dell’ecologismo – ha ricevuto in passato anche il premio Goldman per l’ambiente – la nuova presidente si insedierà con il giuramento del 15 giugno, alla scadenza del mandato di Andrej Kiska. In Slovacchia il capo dello Stato non governa, ma ratifica i trattati internazionali e nomina i più alti magistrati; è anche comandante in capo delle forze armate e dispone del diritto di veto. Il premier Peter Pellegrini, subito dopo la pubblicazione dei primi risultati, ha già dichiarato che spera in una «cooperazione costruttiva» con la nuova presidente.

                         Viktor Orbán

E ora che ha vinto la sfida interna, l’europeista Zuzana Čaputová se la dovrà vedere con gli alleati del Gruppo di Visegrád come Viktor Orbán la cui bandiera, in merito ai principi dello stato di diritto e ai rapporti con Bruxelles, non è precisamente la stessa della nuova leader slovacca. L’attenzione in Ungheria, Repubblica Ceca – primo Paese in cui tradizionalmente si reca il nuovo presidente – e Polonia, gli altri Paesi del gruppo di Visegrad, è alta. E lo sguardo è puntato alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo il prossimo 26 maggio.

                         Angela Merkel

Ciò che è sicuro è che con la Čaputová sono 8 i Paese Ue su 28 a essere guidati da una donna. A cominciare dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, che guida dal 2005 la prima potenza economica europea, designata diverse volte “la donna più potente al mondo” dal magazine Forbes. E a seguire dalla croata conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic, prima donna eletta presidente a suffragio universale nei Balcani, dall’estone Kersti Kaljulaid, ex membro della Corte dei conti europea, dalla lituana – ex commissaria Ue – Dalia Grybauskaite che terminerà a breve il suo secondo mandato e che quindi non potrà ripresentarsi, dalla maltese Marie-Louise Coleiro Preca, la rumena Viorica Dăncilă e infine dalla britannica Theresa May.

 

Marketa Barčíka

Foto © Radio Prague, BBC

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