Dichiarazioni dei principali esponenti politici nella giornata in cui il presidente della Commissione ha presentato il primo discorso sullo Stato dell’Ue
«Le lascio presentare le proposte per l’Ue, qui al Parlamento europeo, la casa della democrazia», ha enfaticamente dichiarato il presidente del Pe Martin Schulz rivolgendosi al massimo esponente dell’esecutivo comunitario. E indicandone la strada: «L’Unione europea deve affrontare l’immigrazione, la crisi economica e le guerre nei Paesi vicini. Dobbiamo contribuire ad affrontare queste sfide», ha sottolineato Schulz, nel suo discorso di apertura all’assemblea plenaria di Strasburgo.
«Oggi la priorità è e deve essere la crisi dei rifugiati. […] Si tratta di una questione di umanità e di dignità umana. E per l’Europa una questione di onestà storica», ha dichiarato Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, durante il discorso sullo Stato dell’Unione, il primo fatto davanti al Parlamento. «Non e’ il momento di avere paura». E’ l’ora del “coraggio”, «di un’azione concertata fra gli Stati». L’esponente di spicco del governo comunitario con sede a Bruxelles, per affrontare la crisi dei profughi, ricorda come «stiamo combattendo contro lo Stato islamico, perché non dovremmo essere pronti ad accettare le persone che fuggono da questo Paese?».
Per quanto riguarda la crisi, Juncker ha posto l’accento sul fatto che sia «stato assolutamente necessario ribadire che Grexit (l’uscita della Grecia dall’Ue, ndr) non è mai stata un’opzione, se non lo avessimo detto forte e chiaro sarebbe potuto accadere. Era una possibilità, ma non un’opzione». Per questo «vorrei rendere omaggio a Paesi come l’Irlanda, il Portogallo e la Spagna, che hanno dimostrato come, attuando le giuste riforme, si ottengono buoni risultati». Sull’Unione europea, Juncker ha commentato come «la crisi, naturalmente, non è finita», aggiungendo che finirà solo quando sarà sconfitta la disoccupazione in Europa. «So quanto sarebbe debole il continente europeo se l’Ue non esistesse».
Tanti gli interventi nel dibattito parlamentare, successivo al discorso del presidente della Commissione. Manfred Weber (presidente gruppo PPE, Germania) ha chiesto a tutti di «ricordare che stiamo parlando di esseri umani». Ha aggiunto che il problema «non è l’Europa, non è Bruxelles, ma sono gli egoismi nazionali». Sulla Grecia ha puntualizzato: «devo il mio rispetto ad Alexīs Tsipras per aver saputo cambiare strada. La Grecia non è più un Paese senza futuro. Tsipras ha dimostrato che l’ideologia di sinistra in questo continente ha fallito».
Come spesso avviene negli interventi fra forze politiche, gli ha risposto indirettamente Gianni Pittella (presidente gruppo S&D, Italia) ha invitato la Commissione ad affrontare il dumping sociale e i contratti “a zero ore”. In materia di immigrazione, «dobbiamo accogliere i rifugiati, altrimenti l’Europa non esisterà come concetto, come unione costruita sulla solidarietà». E ancora «l’Europa deve tornare a fare l’Europa: a chi dice che l’Unione non esiste, dico di andare per strada, dove i cittadini stanno testimoniando la loro appartenenza».
Syed Kamall (presidente gruppo ECR, Regno Unito) è stato categorico: «Troviamo insieme le soluzioni, ma non solo per l’Unione europea. Si tratta di una crisi internazionale che ha bisogno di una risposta internazionale. […] Dobbiamo affrontare questi problemi in modo realistico, il tempo di puntare il dito è finito». E infine «l’Europa non ha bisogno di una nuova cortina di ferro, ma necessita di una volontà di ferro per discutere, lavorare e trovare una soluzione insieme».
Guy Verhofstadt (presidente gruppo ALDE, Belgio) ha sottolineato che «il vero problema è la mancanza di volontà politica e di unità. […] Non si tratta di una crisi dell’Europa, ma di una crisi per la mancanza d’Europa». Per ribadirlo il giorno 11 Verhofstadt, insieme ai capigruppo dei due maggiori gruppi al Parlamento europeo (PPE e S&D, Weber e Pittella) ha inviato ai leader dei 28 Stati Ue, in vista del Consiglio di domani, dedicato all’emergenza rifugiati, la richiesta di appoggiare l’iniziativa della Commissione sulla crisi migratoria nel Vecchio Continente.
Per Gabi Zimmer (presidente del gruppo GUE/NGL, Germania) «non dobbiamo permettere ai capi di governo di perseguire le politiche nazionaliste e ottuse. Altrimenti l’Unione europea sarà distrutta». Ha inoltre sollevato le questioni a livello sociale: «(Juncker) non ha detto nulla rispetto alle priorità sociali».
Philippe Lamberts (copresidente gruppo Verdi/ALE, Belgio) ha inquadrato così il problema: «Dobbiamo difendere i rifugiati ed essere aperti al cambiamento e al futuro. Dobbiamo costruire alleanze ed essere in capaci di ricostruire quello che l’Europa ha perso».
Nigel Farage (EFDD, Regno Unito), leader del partito euroscettico britannico, ha rumoreggiato spesso in aula, interrompendo più volte il presidente Juncker (che, per inciso, ha definito le sue manifestazioni oratorie o dimostrazioni – come quella del leghista Gianluca Bonanno che si è calato sul volto la maschera della cancelliera tedesca Angela Merkel – come “idioti di estrema destra”). Per il capo dell’UKIP il presidente dell’esecutivo Ue ha analizzato la questione dell’immigrazione nel verso sbagliato. «Come sappiamo, la maggior parte delle persone che arrivano sono migranti economici. Inoltre, abbiamo la prova che lo Stato islamico sta utilizzando questa strada per inviare i jihadisti sul suolo europeo. Dobbiamo essere pazzi per far correre questo rischio alla nostra società».
Florian Philippot (membro del gruppo ENF, Francia) ha chiesto che l’Europa aumenti la pressione sui Paesi del Golfo ad accogliere i rifugiati. Inoltre, l’esponente francese che è uno dei vicepresidenti del Front National di Marine Le Pen, ha dichiarato come siano «le grandi aziende a volere i clandestini nell’Unione europea».
Sullo stesso piano Krisztina Morvai (Non iscritti, Ungheria), per la quale «abbiamo tutti lo stesso sogno: vivere nel nostro Paese, lavorare per la nostra patria, in pace, per mantenere le nostre radici, le nostre culture e tradizioni».
Nicolas Schmit (presidenza del Consiglio europeo, Lussemburgo): «Viviamo un momento storico in cui l’Europa deve affrontare una grave crisi. Posso dire che il Consiglio farà tutto il possibile per mettere in atto le nuove proposte (per un meccanismo permanente di trasferimento dei migranti), presentate oggi dal presidente Juncker».
Fra gli interventi da segnalare quelli dei deputati italiani. Fabio Massimo Castaldo (EFDD, MoVimento 5 Stelle): «Quale Europa è quella degli Stati dell’Unione che litigano sulle cifre della solidarietà? L’Europa di alcuni Stati dell’Est che dimenticano quando loro erano rifugiati? Che Europa è quella della crisi economica che vede i forti contro i deboli? Un’Europa ipocrita e codarda».
Elisabetta Gardini (PPE, Forza Italia): «Presidente Juncker, ci riconosciamo nei valori da lei esposti. Oggi dobbiamo rispondere alla crisi con solidarietà, ma anche mettere in campo strumenti per affrontare la situazione nel medio e lungo termine. Non dobbiamo creare false illusioni che potrebbero causare ulteriori tragedie».
Patrizia Toia (S&D, Partito Democratico): «Questo è un momento storico, ed è necessario una leadership forte. Non abbiamo ancora superato la crisi economica, l’Europa è colpita a Est e a Sud da conflitti e catastrofi umanitarie. Noi appoggeremo le sue proposte, presidente Juncker, che vogliamo tempestive e concrete».
Giovanni De Negri
Foto © European Union 2015 – Source: EP (in apertura Marc Dossmann & Michel Christen)