Stress test: bene 4 italiane, male Mps peggiore in Europa

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Per la banca senese c’è l’approvazione del piano varato insieme alla Bce. Risultati negativi anche per gli istituti tedeschi, irlandesi e scozzesi

Come ci si aspettava buona parte delle banche europee hanno passato senza problemi gli stress test europei organizzati da European Banking Authority (Eba, Autorità bancaria europea) e Banca centrale europea (Bce). Tre della rosa di cinque istituti di credito italiani li superano senza problemi, ma Unicredit e soprattutto Monte dei Paschi di Siena hanno ottenuto fra i 10 peggiori risultati. L’istituto senese riceve la stangata più grande di tutte le banche del Vecchio Continente, un crollo a -2,44% del coefficiente patrimoniale (CET1) che azzera il capitale nello scenario più avverso e spiega le forti tensioni degli ultimi mesi, prima dell’aumento di capitale e della maxi-cessione di crediti cattivi annunciati ieri per correre ai ripari in extremis.

Ma attenzione, non c’era solo l’Italia sotto la lente delle autorità europee: fra le 51 banche esaminate dall’Eba, la Royal Bank of Scotland e la Allied Irish Bank escono con non pochi problemi, un capitale di miglior qualità (sempre il CET1) quasi dimezzato e poco sopra il 7%. Anche Deutsche Bank, che non subisce il crollo ipotizzato, oltre a non avere una stangata sui derivati e sui rischi di mercato, ma va comunque al 7,80% nello scenario peggiore ipotizzato dall’Eba: capitale penalizzato, ma in miglioramento dal 7% del 2014. Miglioramento anche nello scenario di base, al 12,1% dal 10,5%.

-1x-1Mps (Monte dei Paschi di Siena), dopo l’estenuante trattativa europea e lo sblocco sfociato nella soluzione di mercato ufficializzata ieri che ha escluso l’intervento pubblico, riceve il peggiore risultato in assoluto: il capitale CET1 è azzerato e crolla sottozero, a -2,44% nello scenario avverso, per il quale nei test del 2015 era prevista una soglia minima del 5,5%, sotto la quale scattava l’intervento della Bce da approntare immediatamente.

Numeri che spiegano il crollo in borsa e la frenesia dei negoziati fra Banca centrale europea, Banca d’Italia, ministero del Tesoro e il consiglio dell’istituto senese. Numeri che, anche se non parlano di un caso “italiano”, delineano un casoSienain Europa in questo momento. E forse non è un caso che proprio la Bce, in una nota emessa subito dopo i risultati dell’Eba, rilevi come «con una eccezione, tutte le banche mostrano livelli di capitale CET1 ben al di sopra del benchmark del 5,5% usato nel 2014».

Presentarsi ai mercati, lunedì mattina, con questi numeri senza un piano già varato (e approvato dalla Bce) avrebbe significato un tracollo per Mps. Situazione non molto diversa per Unicredit, che nello scenario avverso è al 7,10%, ma si colloca comunque al quarto peggior posto fra i 51 istituti europei per capitale su base transitoria, e alla sesta peggiore nello scenario avverso. Certo, la situazione non è quella di Siena, ma i vertici della banca che ha sede sociale a Roma e direzione generale a Milano saranno sempre con un occhio altrettanto attento all’apertura della borsa lunedì. L’istituto, che è appena passato alla guida di Jean Pierre Mustier, valuterà «se siano necessarie ulteriori misure o modifiche del piano di capitale». Voci parlano di cinque miliardi di aumento e altrettanti da dismissioni.

Banca d’Italia ha sottolineato come, nonostante la severità dello stress test e le forti tensioni degli ultimi anni, quattro dei cinque principali istituti italiani del campione Eba abbiano subito un impatto sul capitale derivante dallo scenario avverso di 3,2 punti percentuali, migliore della media europea (3,8 punti), anche se includendo in Montepaschi le banche italiane scendono di 4,1 punti. Sempre via Nazionale ha rilevato come le condizioni di Mps, due salvataggi pubblici e finora 8 miliardi in due aumenti di capitale in due anni (cui ora se ne aggiunge un terzo) «sono da tempo all’attenzione» della vigilanza europea.

Dai numeri dell’Eba esce in buona salute Intesa Sanpaolo, che rispetterebbe le condizioni della vigilanza anche nello scenario avverso (10,21% di CEt1) e a maggior ragione in quello base (12,80%). Se la cava bene, a sorpresa dopo recenti e discusse indiscrezioni, il Banco popolare (9,05% nello scenario avverso). Tiene bene Ubi (8,85% nello scenario peggiore). Tutto ciò in un contesto in cui i rischi di credito, particolarmente penalizzanti per l’Italia da poco uscita dalla recessione, pesano nello scenario avverso ben 349 miliardi sui bilanci delle 51 banche, con le sofferenze peggiori in Italia, appunto, Gran Bretagna, Spagna e Francia.

 

Angie Hughes

Foto © This is Money, Bloomberg

 

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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