Su “Encelado” le condizioni ideali per trasferirci nello spazio?

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Su un satellite del pianeta Saturno, insieme a “Europa” di Giove, si ricerca acqua nascosta sotto i ghiacci per l’inizio della vita. Si progettano nuove missioni nel Sistema Solare

È uno dei più piccoli satelliti naturali – il sesto in ordine di grandezza – del pianeta Saturno, ma Enceladus o “Encelado” dà molta speranza agli scienziati. Fino a salire in cima alla lista dei “possibili luoghi di vita” per gli studiosi dello spazio. A rivelarlo è la sonda Cassini della Nasa. Il suo oceano nascosto sotto i ghiacci, nel quale possono trovarsi le condizioni per ospitare prime forme di vita, potrebbe non essere comunque un caso unico nel Sistema Solare. Ma anche un’altra luna di Saturno, Titano, potrebbe avere gli stessi risultati, coperta come sembra da mari e fiumi di idrocarburi e che forse al suo interno potrebbe proprio nascondere un oceano.

Si guarda poi con grandissimo interessa a “Europa“, una delle più grandi fra le 67 lune di Giove: sotto la sua superficie ghiacciata si nasconde un geyser di acqua liquida che potrebbe riservare altre sorprese. A rivelarne la presenza era stata, nel 2013, la scoperta di pennacchi di vapore acqueo alti fino a 200 chilometri, che ricordano quelli scoperti intorno al Polo Sud di Encelado.

Fin da adesso è partita la nuova caccia alle prossimi missioni spazialiallo studio sui possibili luoghi del Sistema Solare che potrebbero ospitare la vita si preoccupano di costruire veicoli spaziali super-sterili, in modo da non contaminare altri mondi con microrganismi terrestri. Lo si sta facendo, per esempio, per la seconda fase della missione ExoMars, dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos, per evitare che porti con sè batteri e virus terrestri quando arriverà su su Marte per cercare la vita, nel 2020.

La presenza della vita oltre il nostro pianeta, ormai, non è più considerata un’ipotesi fantascientifica, ma una possibilità concreta, anche se naturalmente le prove non ci sono ancora. Quello che finora si è scoperto è relativamente poco, anche se sarebbe stato impensabile fino a pochi decenni fa. Molecole di carbonio e acqua, ingredienti chiave della vita, sono state trovate ormai da quasi due decenni nella polvere e nei gas che circondano lontane stelle, rafforzando l’idea che i mattoni della vita pervadano l’universo e che quindi potrebbe formarsi ovunque nel cosmo.

La prima molecola organica che si è potuta vedere, oltre la Terra, è stata la glicina, il più comune degli amminoacidi: era stata scoperta nei granelli della cometa “Wild 2“, portati a Terra nel 2006 dalla missione americana Stardust. Molecole alla base della vita sono state scoperte nel 2011 anche in un meteorite caduto nel 2000 nel lago canadese Tagish.

 

Ludovico Stella

Foto © Sea and Sky, Nasa

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