Sulle orme di Marco Polo per raggiungere le terre di Ciro il Grande

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L’Iran ha riaperto le sue frontiere al turismo dopo anni di isolamento; la meta di questo viaggio è un Paese che ha segnato la storia dell’umanità e delle religioni

Un tour che vi farà scoprire le località più importanti sotto gli aspetti storico archeologici e la sorprendente ospitalità del popolo iraniano con le sue usanze. Ideale per chi si avvicina per la prima volta all’ex Persia.

L’Iran è un territorio immenso, si stima che è circa sei volte l’Italia. Per raggiungere questo Paese serve il visto e l’invito; il visto si può richiedere presso l’ambasciata di Roma oppure il consolato a Milano, l’invito previo prenotazione alberghiera. Ma ci si può affidare a tour operator italiani, accreditati presso l’ente del turismo iraniano (Aito tours) e organizzano tutto loro: mete, tappe, luoghi da visitare e abbigliamento consono.

Yazd è al centro dell’Iran in una vallata situata a 1230 metri di altitudine, l’inverno qui a volte può essere molto freddo mentre in estate le temperature sono sempre alte e possono superare i 45°C. Ma è un caldo secco e ventilato quindi con un abbigliamento di cotone leggero o lino si evitano scottature e si sta bene. Questa provincia è interamente circondata da due deserti: a nord il deserto salato del Dasht-e Kavir e a sud il deserto sabbioso del Dasht-e Lut. Mentre a sud ovest si eleva la catena montuosa Shir Kuh la cui cima più alta oltrepassa i 4,000 m. Altri massicci isolati meno elevati limitano la vallata a nord-est.
A Yazd si contano ben 12 bazar e diverse bellissime moschee. In passato Yazd fu un importante centro religioso dello zoroastrismo preislamico e, ancora oggi, in città esiste una considerevole comunità di seguaci di Zoroastro. La città di Yazd grazie alla sua posizione un po’ “defilata”, riuscì a sfuggire alle devastazioni lasciate dal passaggio delle orde mongole in Persia e quando nel 1272 Marco Polo visitò la città, la trovò intatta. Viaggiando da Yazd verso Kerman e la sua regione, si attraversa un’ampia area per lo più desertica dove è possibile fare una suggestiva sosta in uno degli antichi caravanserragli del deserto. Tipici della cultura persiana, questi edifici servivano ad ospitare i viandanti che attraversavano il deserto o i commercianti che percorrevano molti chilometri per spostarsi da una città altra. Il caravanserraglio è solitamente composto da un muro circolare che racchiude un grande spazio. In questi edifici circolari sono presenti delle stanze dove si narra che durante i suoi viaggi sulla via della seta, abbia riposato anche Marco Polo.

sacerdote (3)Yazd prosperò grazie soprattutto al commercio della seta ma nel 1722 fu messa a ferro a fuoco dalle truppe afghane che massacrarono la popolazione. Da quel colpo Yazd non si riprese che molto lentamente.

I Zoroastriani non sotterrano i loro cadaveri, non li cremano né li affidano ai fiumi, perché Terra, Fuoco e Acqua sono sacri e non possono essere contaminati. I morti venivano esposti e lasciati agli avvoltoi, affinché il loro corpo venga scarnificato e torni direttamente a far parte del ciclo biologico della natura. Questo rito avviene all’interno delle Torri del silenzio, luoghi inaccessibili a tutti, a esclusione dei sacerdoti.

Delle molte Torri del Silenzio (Dakhmeh or Qal’eh-ye Khamushan in persiano) che un tempo si ergevano numerose nei dintorni di Yazd ne sono giunte a noi soltanto tre in buone condizioni. Tutte sono situate sulla cima di colline in una regione a 15 km a sud-ovest del centro. Il funerale dei seguaci di Zarathustra prevedeva un corteo da Yazd alle falde

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della collina dove aveva luogo la cerimonia funebre in presenza dei familiari del defunto. Dopo di che i sacerdoti si incaricavano di portare il cadavere in cima e di deporlo sul lastricato interno della torre affinché se ne cibassero gli avvoltoi. Un Sacerdote giunto ai giorni nostri ci racconta che doveva presidiare il cadavere e controllare quale occhio mangiava l’avvoltoio; racconta che se mangiava prima il sinistro il defunto andava in paradiso se mangiava il destro gli toccava l’inferno. I sacerdoti tornavano comunque dopo qualche giorno, raccoglievano le ossa e le gettavano nel pozzo circolare al centro della torre. Questo costume è rimasto in vigore fino al 1978. Dopo quell’anno si è preferito seppellire i defunti nei cimiteri alle falde delle colline. Una volta le torri del silenzio erano accessibili ai soli sacerdoti ma oggi, in seguito al mutamento di consuetudine, alcune sono aperte ai visitatori.

deserto iraniano
deserto iraniano

Ateshkadè è un tempio del fuoco nei pressi di Yazd dove ogni anno nel terzo mese dell’anno dopo l’equinozio di primavera, vi si svolge un a festa che dura 10 giorni.

Quest’importante tempio del fuoco zoroastriano custodisce la fiamma sacra che, secondo la tradizione, arde ininterrottamente dal 470 a.C. circa. La fiamma, protetta da una bacheca di vetro, fu trasportata qui nel 1940 dal suo sito originale e richiama numerosi zoroastriani da tutto il mondo. All’interno del piccolo tempio vi sono anche alcuni quadri, tra cui uno che raffigura Zoroastro. Intorno al tempio si estende il quartiere zoroastriano, l’unico esistente in una città dell’Iran: le donne zoroastriane si riconoscono facilmente dai caratteristici fazzoletti che portano in testa e dai vestiti ricamati su sfondo bianco o rosso. Nei dintorni di Yazd esistono numerosi altri luoghi zoroastriani, il più importante dei quali è il tempio di Chak Chak.

Antonio Vanzillotta

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Antonio Vanzillotta
Giornalista pubblicista, laureato in lettere indirizzo cinema e teatro, appassionato di tematiche socio-politiche ha iniziato all’agenzia stampa Adn-kronos di Milano. Dopo una breve collaborazione con la facoltà di scienze politiche, si è trasferito in Liguria per continuare la sua attività giornalistica presso testate cartacee e on-line. Attualmente nel capoluogo lombardo si occupa di viaggi e terzo settore con il prezioso ausilio della sua macchina fotografica.

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