Ricorre in questi giorni l’anniversario della morte di Araldo di Crollalanza, protagonista silenzioso e gentiluomo della vita politica italiana
Qualche giorno fa a Roma sono arrivati davanti al Parlamento centinaia di terremotati provenienti da Amatrice, Arquata del Tronto, Accumoli e zone limitrofe località ove, dopo il terremoto di agosto e ottobre dello scorso anno, si vive ancora in roulotte al freddo tra le macerie, la paura, le scosse che si susseguono.
Sono scesi in piazza per protestare contro la burocrazia e l’assenza di risposte. Il governo aveva promesso casette in legno ma in realtà ne sono arrivate solo 25 delle centinaia promesse e sono passati oltre cinque mesi. Campanili crollati, polvere, macerie uomini e donne affranti per amici e parenti scomparsi.
La storia si ripete, ricordando quel 23 luglio del 1930 quando all’una del mattino, un terremoto di magnitudo 6,7 (corrispondente al X grado della scala Mercalli) colpì il Monte Vulture sconvolgendo la Basilicata, la Campania e la Puglia ed ebbe i massimi effetti nella zona montuosa fra le province di Potenza, Matera, Benevento, Avellino e Foggia.
Il sisma causò la morte di 1.404 persone. Furono 50 i comuni coinvolti e, a differenza di oggi, non c’erano i “moduli abitativi” né la Protezione Civile, che in poche ore ha fatto confluire ad Amatrice e Arquata del Tronto uomini e mezzi salvando centinaia di cittadini. Ma c’era all’epoca un nobile originario di Bari, Araldo di Crollalanza, con albero genealogico che risaliva ai crociati.
Era stato nominato ministro dei lavori Pubblici del Regno d’Italia soltanto sei mesi prima, e Mussolini passò la patata bollente della ricostruzione nelle mani di questo grande organizzatore. Crollalanza dispose che tutto il Genio Civile si trasferisse nella zona terremotata.
Organizzò un treno con tecnici e funzionari per portare da Roma rifornimenti alimentari e materiale nelle zone del sisma, fece allestire una carrozza con una stanza e un ufficio per sé ove lavorava e dormiva. Quel treno arrivava nelle località più sperdute. Fece pressione sul governo per avere fondi adeguati, in quanto le case crollate erano moltissime e il 3 agosto 1930 riuscì ad ottenere uno stanziamento di 160 milioni di lire.
Furono approvati progetti standard, case ad un piano con tre o quattro locali, imprese di costruzioni tenute sotto pressione dagli ingegneri governativi e Crollalanza infaticabile a coordinare muovendosi anche a dorso di mulo. Tre mesi intensi al termine dei quali furono realizzate quasi mille casette asismiche (che hanno resistito al terremoto dell’Irpinia del 1980), ne furono riparate oltre 5.000.
Si pensò anche agli oltre mille orfani che furono mandati in vari convitti o affidati a famiglie del luogo per evitare lo sradicamento dal territorio. Il sussidio statale per la ricostruzione grazie a varie leggi, raggiunse l’85% del costo globale. Vi furono comunque lentezze burocratiche dovute ai contrasti tra il Banco di Napoli, che doveva erogare i mutui e lo stesso Ministero dei Lavori pubblici, circa la stima dei danni.
Lo stesso Mussolini riconobbe l’impegno personale di Crollalanza il suo rigore e la capacità organizzativa e lo ringraziò “per aver ricostruito in pochi mesi come era suo preciso dovere, e per aver fatto risparmiare l’erario di 500.000 lire”. Araldo di Crollalanza non apparteneva alla nomenclatura del regime, non si approfittò mai per il suo impegno politico, al termine della Seconda Guerra Mondiale nessuno si levò ad accusarlo e ogni indagine sul suo patrimonio risultò vana.
Giancarlo Cocco
Foto © Istituto Luce, Senato della Repubblica
Dalla RICOSTRUZIONE VELOCE del 1930, nel TERREMOTO del VOLTURE, effettuata da CROLLALANZA, su incarico di MUSSOLINI (io non sono mai stato di DESTRA e ora neanche di SINISTRA – fanno PENA ENTRAMBE), si evince la FUNZIONALITÀ e, soprattutto, la SERIETÀ di quelle PERSONE che, in SOLI TRE MESI hanno RICOSTRUITO e MESSE IN SICUREZZA oltre 8.000 abitazioni. Quanto sopra, messo a CONFRONTO con il POST TERREMOTO di AMATRICE e DINTORNI, fa capire la DIFFERENZA e la NON SERIETÀ di personaggi come Matteo RENZI che con il suo GOVERNO ha LASCIATO da DUE ANNI ANCORA nelle ROULOTTE i POVERI TERREMOTATI, appunto, di AMATRICE e DINTORNI. Stesso discorso vale per i GOVERNI precedenti di BERLUSCONI et COMPANY. Morale: nei POLITICI ATTUALI, NON VI È PIÙ SERIETÀ; pensano, al contrario di quello che recita la Costituzione italiana, SOLO ai loro INTERESSI, ovvero, STIPENDI da FAVOLA (oltre 30.000 EURO MENSILI) + AUTO BLU (634.000) che ai cittadini COSTANO oltre 40 MILIARDI l’ANNO. A differenza, gli ALTRI POLITICI EUROPEI hanno uno STIPENDIO di SOLI 2.500 EURO MENSILI (lo ha dichiarato anche la Angela MERKEL) e, a differenza dei nostri, in OLANDA e NON SOLO, VIAGGIANO IN BICI. Oltretutto, il numero dei nostri Parlamentari è ECCESSIVO: sono 945 (a FARE CHE COSA? A far AUMENTARE il DEBITO PUBBLICO? Al massimo potrebbero bastarne 110, ovvero, UNO per OGNI PROVINCIA. Quanti MILIARDI RISPARMIEREMMO? Nunzio CARUSO.
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