Terrore a Barcellona, Cambrils, Turku e Wuppertal

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In Catalogna fra le 14 vittime di un furgone sulla Rambla Bruno Gulotta e Luca Russo. A sud un auto ha falciato dei pedoni. In Finlandia e Germania morti accoltellati tra la folla

Si scatenano nuovamente i “lupi solitari” nel Sud e nel Nord d’Europa. Pomeriggio di terrore a Barcellona, una delle città più amate dai turisti di tutto il mondo, in particolare dagli italiani. Verso le 17 un furgone bianco, con le stesse dinamiche degli ultimi attentati, è piombato sulla folla che passeggiava sulla Rambla, nel cuore della capitale catalana, facendo una strage. 14 morti e 130 feriti, 15 dei quali gravi, in un massacro che l’Isis ha rivendicato attraverso la sua “agenzia” Amaq.

Dopo i ripetuti attentati che hanno insanguinato il Vecchio Continente negli ultimi anni, quello di Barcellona è il primo attacco islamista a colpire la Spagna dalle stragi dei treni di Madrid del 2004, firmate da Al Qaeda, che fecero 191 morti. Il furgone bianco è piombato sulla Rambla (lunga quasi un chilometro e mezzo) dalla parte di Plaza Catalunya e ha falciato la folla a passeggio sul viale più famoso di Barcellona seguendo una traiettoria a zig-zag per fare più morti possibili. La gente urlava, correva disperata, cercava di togliersi dalla traiettoria del terrorista. La corsa omicida del furgone è proseguita per circa 700 metri.

La polizia catalana ha chiuso la zona ed evacuato le stazioni metro e della ferrovia Renfe. La gente sulla Rambla si è data alla fuga correndo in tutte le direzioni, cercando salvezza nei negozi e nei ristoranti, che sono stati chiusi dalla polizia. Il quartiere è stato blindato, invaso da polizia e ambulanze. Fra gli scampati alla strage, nei loro rifugi precari, sono stati altri momenti di ansia e di panico. Nella fuga verso la salvezza, molti hanno perso amici e parenti. Tutti cercavano di avere notizie e di avvertire le famiglie. Intanto le ambulanze trasportavano morti e feriti negli ospedali della città.

L’attentato di Barcellona è un colpo durissimo per una città e per un Paese in pieno boom turistico. Un’industria, la prima della Spagna, che ha aiutato il Paese negli ultimi tre anni – approfittando anche della crisi di Paesi della sponda sud del Mediterraneo attaccati dal terrorismo – a uscire dal tunnel della crisi. Lo stesso che sta accadendo in Italia. Ed è anche un segnale preoccupante per tutti. Nessuno può ritenersi immune. Da due anni la Spagna aveva innalzato al livello quattro, il penultimo più alto, l’allerta terrorismo islamico. E le misure di sorveglianza. La sua polizia inoltre è una delle più efficaci in Europa nella lotta alla piovra jihadista, con oltre 200 arresti dal 2015.

Negli ultimi anni sono stati sventati in extremis attentati jihadisti a Madrid e Barcellona. Ma la strage di oggi non ha potuto essere evitata. Gli inquirenti hanno definitivamente abbandonato la pista “lupo solitario”, attribuendo l’attentato a una vera e propria cellula islamista. I terroristi disponevano infatti di un secondo furgone, noleggiato e ritrovato a Vic, alle pendici dei Pirenei, che doveva servire per la fuga. Non solo, un’altra auto ha falciato dei pedoni intorno alla mezzanotte sul lungomare di Cambrils, stazione balneare 120 chilometri a sud del capoluogo catalano. Per fortuna in questo caso solo feriti (6 civili feriti, di cui uno in condizioni gravi, e un poliziotto) e cinque terroristi uccisi.

   Bruno Gulotta

Tra le 14 vittime complessive dei due attentati, due sono italiane, Bruno Gulotta (35 anni) di Legnano e Luca Russo (25 anni) di Bassano del Grappa, ma si teme per la vita di una persona che nella sua doppia nazionalità annovererebbe anche quella italiana. Come riporta La Repubblica l’elenco di chi ha perso la vita in Catalogna prosegue con tre cittadini tedeschi, una donna spagnola di 75 anni, una belga 44enne madre di due figli, una donna portoghese di 74 anni, un americano di 43. Tre italiani (due già dimessi) figurano tra i 126 feriti, persone di 34 nazionalità diverse.

Davanti alla strage di Barcellona, la politica spagnola ha ritrovato la compattezza dei tempi della lotta contro il terrorismo dell’Eta. Tutti i leader hanno avuto parole di dura condanna. Re Felipe VI ha parlato di «assassini, semplici criminali che non riusciranno a terrorizzarci». Il premier Mariano Rajoy ha interrotto le vacanze per volare a Barcellona, dopo una lunga telefonata con il presidente secessionista catalano Carles Puiogdemont. I due uomini sono impegnati in una lotta all’ultimo sangue in vista del referendum catalano sull’indipendenza del primo ottobre. Ma il dramma di Barcellona ora, per una penisola iberica sotto shock, passa prima di tutto.

«La Spagna è la terra dei nostri avi e noi la riprenderemo con la forza di Allah». Lo Stato islamico di Abu Bakr al Baghdadi ha messo da tempo il Paese nel mirino. Solo due settimane fa, ha riferito il Site, il sito di monitoraggio dell’estremismo islamico sul web, «i sostenitori dell’Isis avevano paventato la riconquista dell’al Andalus e un “attacco imminente”». La propaganda jihadista fa riferimento alla Spagna con il termine al Andalus perché è l’antico nome delle terre iberiche, portoghesi e francesi dominate dai Mori fino alla fine del XV secolo. Un “richiamo” culturale forte per chi ritiene che un pezzo d’Europa si stato “strappato” ai musulmani e il “Corano seppellito dai crociati”.

Luca Russo

Da Nizza a Barcellona, auto e camion contro folla cercando di travolgere e uccidere più persone possibili sul suo tragitto. Il modus operandi dell’attentato terrorista avvenuto nel capoluogo catalano è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi avvenuti negli ultimi due anni nelle principali città europee. Alcuni che rientrano nella strategia “a basso costo” dell’Isis che, già dall’estate scorsa, invitava i jihadisti in Europa a colpire, in mancanza di armi o esplosivo, con coltelli o veicoli. Nizza, 14 luglio 2016, 86 morti (6 italiani) e 450 feriti; Berlino, 19 dicembre 2016, 12 morti (tra cui l’italiana Fabrizia Di Lorenzo) e 50 feriti; Londra, 22 marzo 2017, 5 vittime e diversi feriti; Stoccolma, 7 aprile 2017, 4 morti e diversi feriti; Parigi, 19 giugno 2017, muore l’assalitore contro un furgone della Gendarmeria di pattuglia sugli Champs Elysees, otto agenti illesi; Levaillos-Perret (Nord Parigi), 9 agosto 2017, 6 militari dell’operazione antiterrorismo Sentinelle travolti da un’auto, due gravi.

A questa lista oggi è in dubbio se inserire, oltre a Barcellona, anche la Finlandia e forse nuovamente la Germania. A Turku, nella prima, diverse persone sono state colpite a coltellate in un attacco nella cittadina del sud-est del Paese da 170mila abitanti. Il bilancio è di 2 morti e 8 feriti. Un uomo armato di un grande coltello ha assaltato la folla nella zona centrale di Puutori e piazza del Mercato. «Colpiva alla cieca», ha raccontato un testimone ai media locali. La polizia è intervenuta e gli ha sparato a una coscia, bloccando la folle scia di sangue. In principio i primi resoconti parlavano di tre assalitori, con uno di loro che avrebbe urlato «Allah Akhbar!».

La biblioteca centrale è stata evacuata così come il centro commerciale Hansakortteli. Le strade del centro si sono via via svuotate con la gente che si riparava nei negozi e nei bar, subito sbarrati. La sicurezza è stata subito aumentata sia nelle stazioni ferroviarie che nell’aeroporto di Helsinki. Il primo ministro, Juha Sipila, ha fatto sapere che il governo stava monitorando la situazione con attenzione e il ministro dell’Interno si è subito recato a Turku. Poi, poco a poco, la psicosi è passata. Nel corso della conferenza stampa serale la polizia ha confermato il “cessato pericolo” spiegando che l’autore della strage era in realtà “uno solo”, non è certo che abbia gridato in arabo e non è nemmeno sicuro che si tratti di terrorismo. L’Isis, ad ogni modo, ha festeggiato online l’attacco. Lo ha segnalato la direttrice del Site Rita Katz, postando immagini dell’attacco in Finlandia che mostravano la scritta “Dalla Spagna alla Finlandia: onore alla Jihad”. Tutto, ovviamente, senza che vi fossero “conferme” sulla matrice.

A meno di un’ora di distanza si è verificato un attacco con modalità simili a Wuppertal (nei pressi della stazione), in Renania Settentrionale-Vestfalia, a circa 30 km ad est di Düsseldorf. Una persona è stata ferita a morte e un’altra è stata ricoverata in ospedale, riferiscono i media tedeschi. L’autore dell’aggressione, o gli autori, sono in fuga. La polizia ha dispiegato un ampio contigente attorno al sito dell’attacco anche se all’origine dell’accaduto, secondo alcune ricostruzioni, potrebbe esserci una lite degenerata in tragedia e non un atto terroristico. Le forze dell’ordine indagano in tutte le direzioni per individuare il responsabile che è in fuga. «Non vi sono al momento indizi che possa essersi trattato di terrorismo, ma al momento nulla può essere escluso», ha dichiarato il portavoce.

 

Keiko Jiménez

Foto © Metro.co.uk

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