La complessità del nostro tempo in tre grandi mostre al Palazzo delle Esposizioni

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A Roma interessanti percorsi artistici fra Impressionismo e modernità, passando attraverso le avanguardie americane e l’arte dell’epoca sovietica

E’ raro assistere a tre diverse mostre tanto vaste e articolate allestite contemporaneamente in un’unica sede espositiva, in grado di coprire un arco cronologico tanto vasto e di illustrare ambiti culturali così diversificati. Accade ora al Palazzo delle Esposizioni, dove trovano spazio i capolavori della Phillips Collection di Washington (Impressionisti e moderni), accanto all’arte del realismo socialista (Russia on the road), mentre il primo piano del gigantesco edificio neoclassico è interamente occupato dalla mostra Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano, la quale svela in una intelligente alchimia gli stretti rapporti fra pittura e arti applicate negli anni che vanno dal 1900 al 1940.

La collezione creata da Duncan Phillips, esponente di una facoltosa famiglia di industriali americani, è certo una delle più interessanti nel panorama statunitense, proprio perché mira svelare le origini della pittura moderna attraverso l’indagine delle sue fonti. Ecco allora il San Pietro penitente di El Greco, artista visionario il quale come pochi ha saputo prefigurare i futuri sviluppi delle arti figurative. La piccola bagnante di Ingres, dalla sensualità contenuta e dalle forme levigate e perfette, contrasta con l’ardore romantico dei Cavalli che escono dal mare di Delacroix, emblematici di un segno mosso e di un’emotività sfrenata.

Il viaggio che Phillips compì in Europa nel 1911 è all’origine della sua fascinazione per l’universo impressionista. Fra i capolavori presenti ricordiamo La strada per Vétheuil di Claude Monet, ultima di cinque tele dedicate al medesimo soggetto. Degne di nota anche le Ballerine alla sbarra di Degas, eseguite nei suoi ultimi anni di vita. Di Paul Cézanne troviamo una delle innumerevoli declinazioni della Montagna Sainte-Victoire, fulcro della sua ricerca pittorica, oltre ad uno dei suoi autoritratti più intensi. Ricordiamo ancora un dipinto di Van Gogh, Casa ad Auvers, che precede di poche settimane il suicidio dell’artista.

Il fermento parigino all’inizio del Novecento trova espressione nelle tele partorite dalla fervida fantasia di Pablo Picasso, come La camera blu o la Tauromachia, testimoni del suo eclettico genio, o nella disperata e irrequieta solitudine di Amedeo Modigliani, del quale è esposto il ritratto dell’artista Elena Povolozky, fervente sostenitrice dei percorsi avanguardistici

Da qui in avanti l’esposizione corre veloce verso la modernità. Dalle scene oniriche di Bonnard agli interni domestici di Vuillard e di Matisse, dai primi vagiti dell’astrattismo di Kandinskij sino alla nuova pittura americana del secondo dopoguerra. In questo ambito spiccano gli equilibri coloristici di Rothko e le visioni sciamaniche di Pollock.

A fare da contrappunto a questa panoramica sull’arte statunitense ed europea la mostra Russia on the road (1920-1990), interessante testimonianza di un mondo ormai tramontato, con i suoi riti e le sue utopie. Accanto alla celebrazione dell’etica del lavoro troviamo scene di vita quotidiana, le metropolitane affollate di Mosca e i paesaggi urbani dell’Unione Sovietica. Treni carichi di persone intente a leggere Majakovskij o, più prosaicamente, a mangiare un panino, attraversano gli immensi spazi della Russia con lo sguardo rivolto verso un futuro luminoso. Uomini sfidano la natura selvaggia, mentre altri proiettano i loro sogni nello spazio ignoto e profondo. Una pittura di solido accademismo, uno sguardo su un mondo rimasto celato a lungo agli occhi dell’Occidente, in grado di aggiungere un nuovo tassello alla storia dell’estetica russa.

Completa questo panorama l’esposizione dal titolo Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano, ricca di oltre cento pezzi, tutti di pregevole fattura. Opere appartenenti alle cosiddette arti applicate, mobili dalle forme eccentriche e oggetti di ogni tipo dialogano fattivamente con alcune fra le massime espressioni pittoriche del nostro Paese.

Fra il 1900 e il 1940 il tessuto sociale e culturale italiano cambia radicalmente.  L’estetica del Liberty si esprime in tutta la sua sfrenata fantasia, trovando in Italia una propria specificità. Stili originali e dal respiro europeo investono la produzione degli arredi, come nelle creazioni di Federico Tesio, ricco allevatore di cavalli con il pallino dell’arte. Il contraltare naturale di questi oggetti si trova nei dipinti simbolisti di Previati, Sartorio e  Luigi Bonazza, la cui Leggenda di Orfeo evoca atmosfere klimtiane.

Dal divisionismo al futurismo, l’arte italiana si afferma quale espressione della modernità. La scomposizione cromatica si esprime nelle tele di Pellizza da Volpedo, mentre il dinamismo e l’esaltazione del progresso promossa dai futuristi si traduce in un anelito alla ricostruzione dell’unità universale. Il desiderio di rinnovamento costante è il loro credo. Nella sua seconda declinazione, successiva al conflitto mondiale, il futurismo coinvolge tutte le espressioni artistiche. La sua idea di avanguardia totale, portata avanti da Balla e Depero, si esprime tanto nella moda quanto nella fotografia, nella pubblicità e nel cinema.

Il successivo recupero dei valori pittorici della tradizione non è un fenomeno esclusivamente italiano, ma coinvolge l’Europa intera. Gino Severini è un campione del ritorno all’ordine e agli insegnamenti degli antichi maestri. La metafisica di De Chirico e del fratello Alberto Savinio rivela mondi nascosti che solitamente sfuggono alla coscienza dell’uomo. La realtà si trasforma in un grande enigma da decifrare. In quest’ottica anche il cosiddetto realismo magico offre il proprio contributo. Ne sono esponenti pittori come Antonio Donghi, in mostra i suoi enigmatici Piccolo saltimbanchi e con Il giocoliere, e Felice Casorati, con le sue figure solitarie immerse in atmosfere di raggelante e lucido silenzio.

Il fascismo coltiva un rapporto ambiguo con le arti. Dopo un primo periodo detto rivoluzionario, si assiste ad una progressiva chiusura culturale. Si afferma il pensiero architettonico razionalista, imbevuto di classicismo monumentale. La cosiddetta scuola milanese cerca una propria via, non immemore delle acquisizioni delle avanguardie europee. Una progettualità chiara caratterizza i lavori di Giuseppe Terragni, Luigi Figini e Luigi Pollini. In questo contesto vengono gettate le basi del nascente design industriale.

La poliedrica personalità di Fausto Melotti, il quale fu pittore, scultore e decoratore, introduce il discorso riguardo l’astrattismo. Il veneziano Carlo Scarpa presenta le sue creazioni in vetro, mentre Marcello Piacentini elabora il modello di una sedia avveniristica, in velluto e lega di alluminio.

Pesante l’eredità post-bellica. Abbandonata la retorica di regime, agli architetti non resta che ripensare totalmente il razionalismo, cercando nuove vie in grado di esprimere le aspirazioni libertarie del Paese.

Il visitatore curioso troverà mille spunti di riflessione e innumerevoli chiavi di lettura alla complessità del nostro tempo.

Riccardo Cenci

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Impressionisti e moderni (16 ottobre 2015-14 febbraio 2016)

Russia on the road 1920-1990 (16 ottobre-15 dicembre 2015)

Una dolce vita? Dal Liberty al design italiano 1900-1940 (16 ottobre 2015-17 gennaio 2016)

Biglietto: Intero € 12,50 ridotto € 10,00 permette di visitare tutte le mostre

Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00 – venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30 – lunedì chiuso

Immagini

In evidenza: Pablo Picasso
La camera blu
1901
olio su tela, 50,5 × 61,6 cm
The Phillips Collection, Washington, D.C.
acquisto 1927

In alto: Hilaire-Germain-Edgar Degas
Ballerine alla sbarra
circa 1900
olio su tela, 130,2 × 97,8 cm
The Phillips Collection, Washington, D.C.
acquisto 1944

Al centro: Aleksandr Dejneka
I versi di Majakovskij
1955
Olio su tela
130 × 200 cm
Galleria Nazionale Armena

In basso: Antonio Donghi
Giocoliere
1936
Olio su tela, 116 x 86 cm
UniCredit Art Collection

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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