TTIP e commercio internazionale all’esame dei parlamentari europei

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In vista dell’elaborazione del progetto di relazione sulle raccomandazioni del PE alla Commissione sui negoziati relativi al partenariato transatlantico

A che punto sono i negoziati per l’accordo TTIP, dopo circa un anno e mezzo di discussioni, ora che la nuova Commissione europea si è insediata e dopo le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti? E’ quello che spiega il relatore Bernd Lange (S&D) nel documento di lavoro presentato ieri alla Commissione per il commercio internazionale del Parlamento europeo. Ve ne riportiamo ampi stralci.

«Non vi è alcun dubbio sul fatto che viviamo in un mondo globalizzato che si avvicina sempre di più. La crescente interconnessione dei mercati globali è innegabile. Questo è chiaramente dimostrato dal fatto che fino al 40% dei prodotti industriali europei sono fabbricati da prodotti di base importati. Con sempre più beni e servizi oggetto di scambi commerciali a livello transfrontaliero e di investimenti effettuati all’estero».
«Un potenziale accordo con gli Stati Uniti potrebbe sostenere la reindustrializzazione dell’Europa e contribuire ad aumentare dal 15% al 20% il target 2020 per il PIL dell’Ue generato dall’industria. Esso dispone del potenziale per creare opportunità, soprattutto per le attività delle piccole e medie imprese che risentono maggiormente delle barriere non tariffarie rispetto alle imprese più grandi. Un accordo tra i due maggiori blocchi economici mondiali ha anche il potenziale per creare standard, norme e regole che saranno adottati a livello globale. Ciò costituisce un vantaggio anche per i Paesi terzi».
«Tuttavia, è anche chiaro che il TTIP non sarà la chiave per risolvere i problemi economici dell’Ue e non dovrebbero essere alimentate false speranze e aspettative a questo riguardo. Solo attraverso una diversa politica macroeconomica dell’Ue sarà possibile risolvere la crisi economica e conseguire una crescita sostenibile nell’Unione».
«Siamo di fronte a un quadro non regolamentato della globalizzazione. La globalizzazione è mal gestita. La globalizzazione non regolamentata è una corsa incontrollata verso il fondo. Limitandoci a ridurre le tariffe e ad eliminare le barriere non tariffarie e i regolamenti andiamo nella direzione sbagliata. Un buon accordo commerciale potrebbe, tuttavia, essere una risposta per poterci dirigere verso la parte giusta della globalizzazione. Dobbiamo stimolare la crescita sostenibile, ma allo stesso tempo proteggere i lavoratori, i consumatori e l’ambiente. Si potrebbe creare un quadro normativo rafforzando i regolamenti nel senso dei più elevati standard a livello globale, in modo tale da escludere il dumping sociale e ambientale».
«I negoziati TTIP consistono di 3 principali ambiti negoziali: accesso al mercato (per beni, servizi e appalti), barriere non tariffarie e cooperazione normativa e regole.
L’accesso al mercato del TTIP è molto importante, dato il grande volume di scambi tra l’Ue e gli Stati Uniti e la quantità limitata di tariffe elevate che continuano ad esistere. L’obiettivo dei negoziati dovrebbe essere l’eliminazione di tutte le tariffe doganali, pur rispettando i prodotti sensibili che potrebbero essere oggetto di tempistiche più lunghe ai fini dell’eliminazione dei dazi doganali o di contingenti tariffari.

La cooperazione normativa e l’eliminazione delle barriere non tariffarie costituiscono l’ambito negoziale in cui è possibile realizzare i maggiori benefici in termini di aumento dei flussi commerciali. Ma la cooperazione normativa non dovrebbe in alcun modo compromettere i livelli esistenti di tutela della legislazione relativa a salute e sicurezza, consumatori, lavoro, ambiente e la diversità culturale che esiste all’interno dell’Unione europea, come ribadito negli orientamenti politici del Presidente Juncker.
Le iniziative settoriali in materia di cooperazione normativa, prodotti chimici, farmaceutici e cosmetici possono offrire importanti opportunità aggiuntive ai fini dell’eliminazione delle barriere non tariffarie superflue e della creazione di nuove opportunità di accesso al mercato. Tuttavia, anche in questi settori, ci si dovrebbe occupare della cooperazione normativa con grande cura al fine di non pregiudicare il diritto sovrano di ciascuna delle parti di regolamentare (ad esempio, in materia di sperimentazione clinica, sicurezza alimentare, etichettatura dei prodotti chimici)».
«Per il Parlamento europeo taluni ambiti normativi non sono negoziabili. L’Ue ha una tradizione specifica quanto alla salvaguardia della diversità culturale e linguistica dell’Unione e dei suoi Stati membri. Le disposizioni e le politiche presenti e future a sostegno del settore culturale, in particolare nel mondo digitale, sono al di fuori del campo di applicazione dei negoziati. E l’Ue ha una tradizione specifica nell’organizzazione dei pubblici servizi. Nei negoziati, non vi è margine di manovra in materia. Qualsiasi elemento che impedisca alle autorità governative di poter regolamentare nell’interesse pubblico o per fornire servizi non è accettabile. Vogliamo garantire la protezione dei nostri servizi di interesse generale».
Angie Hughes
Foto © European Community 2015
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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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