Ue dà via libera allo “scudo” per le banche italiane

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Dopo il duro botta e risposta degli scorsi giorni fra Merkel e Renzi, ora la Commissione europea approva garanzie statali fino a 150 miliardi

Dopo le polemiche di questi giorni, alimentate soprattutto da Angela Merkel, Bruxelles dà il suo ok a un piano di sostegno che mira a mettere al riparo le banche italiane dall’instabilità dei mercati dovuta alla Brexit. Si tratta di un piano di garanzie statali (autorizzato fino alla fine del 2016) che potrà arrivare fino a 150 miliardi e ha lo scopo di coprire «misure di supporto alla liquidità in favore di banche solventi come misura precauzionale».

La decisione della Commissione europea arriva dopo il tagliente botta e risposta dei giorni scorsi fra la Merkel e Renzi proprio relativamente al salvataggio degli istituti di credito. In seguito alla Brexit le banche italiane hanno infatti mostrato tutta la loro fragilità. Secondo alcune indiscrezioni, il presidente del Consiglio italiano avrebbe così valutato la possibilità di trovare strumenti che possano rafforzare il capitale delle banche, prendendo anche in considerazione l’immissione di soldi pubblici.

Il presidente della Commissione Juncker, da parte sua, si è subito mostrato possibilista relativamente all’eventualità di trovare un’alternativa al “bail in”,  che prevede (secondo una normativa entrata in vigore nel 2016 per tutti gli Stati membri dell’Ue) che il salvataggio degli istituti di credito non avvenga più attraverso soldi pubblici, ma tramite le risorse dell’istituto stesso (partecipazione di azionisti e obbligazionisti). Il presidente dell’esecutivo aveva infatti dichiarato: «Faremo di tutto per evitare la corsa agli sportelli».

Per tutta risposta, la Merkel ha voluto subito precisare che non sono previste modifiche al regolamento Ue per stabilizzare il sistema bancario nel dopo Brexit. Le dichiarazioni della Cancelliera non lasciano grandi margini di contrattazione: «Abbiamo lavorato per darci regole comuni su risoluzione e ricapitalizzazione delle banche – ha affermato la Merkel –  e non possiamo cambiare le regole ogni due anni. Le basi attuali offrono spazio per rispondere alle necessita di specifici Stati membri».

Immediata è arrivata la replica di Matteo Renzi, altrettanto decisa: «Nessuno di noi vuole cambiare le regole, sono state cambiate nel 2003 per superare il tetto del 3% – puntualizza il premier italiano –  e Berlusconi accettò di violare le regole per fare un favore a Francia e Germania». In conclusione, non manca una stoccata alla Germania: «Noi – ha concluso Renzi –  abbiamo grande capacità di rispettare le regole e continueremo. Gli ultimi a non rispettare le regole sono stati i tedeschi, grazie alla generosità di Berlusconi».

Il presidente del Consiglio italiano ha inoltre sottolineato: «Noi abbiamo messo il sistema bancario in sicurezza, abbiamo fatto pulizia, abbiamo fatto l’operazione banche popolari che serve ad evitare gli scandali, mi auguro che le azioni di responsabilità si facciano».
Uno scambio di battute al vetriolo che di certo non contribuisce a calmare gli animi nel clima già piuttosto teso che si respira in Europa in questi giorni successivi al referendum britannico.

L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea cambierà inevitabilmente gli equilibri: un primo assaggio di quanto può accadere si è già avuto in questi giorni in cui ogni Stato membro ha reagito a suo modo alla notizia della vittoria del “Leave”. A questo proposito Renzi sembra avere idee molto chiare: «Da parte mia –ha spiegato – ho condiviso il principio per il quale l’Europa non deve essere dura ma molto chiara nei confronti del Regno Unito». Ha poi aggiunto che «nel medio periodo la Brexit sarà più un problema per loro che nostro».

Nell’ultima enews del presidente del Consiglio si legge: «In questi anni le istituzioni europee sono apparse molto attente all’austerity e alle questioni finanziarie (e non sempre nel modo giusto). Ma l’Europa è stata timida e distante quando dovevamo parlare di valori, di crescita, di immigrazione, di futuro. La posizione italiana non è cambiata […]: l’Europa comunità contro l’Europa della sola tecnocrazia. L’Italia lo dice da mesi. Spero che questo shock ci aiuti a procedere nella direzione giusta».

 

Valentina Ferraro
Foto © European Union

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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