Un “Antico” locale che si chiama desiderio

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Il Caffè Greco in Via Condotti a Roma dopo 260 anni rischia la chiusura. Il luogo culto caro a scrittori, pittori, poeti, ha attraversato la vita culturale della città

C’è una targa in marmo sulla facciata, prima di entrare, a testimoniare il valore storico-artistico-culturale del Caffè Greco in Via Condotti a Roma. Che recita: «Ministero della Pubblica Istruzione – Il Caffè Greco è dichiarato di interesse particolarmente importante ai sensi degli articoli N° 1 e N° 2 e seguenti della Legge 1° giugno 1939 N° 1089 – Decreto 27 luglio 1953».

Il locale fondato nel 1760 ha attraversato la storia della città per 260 anni; ritrovo del mondo artistico nazionale e internazionale di passaggio o trapiantato a Roma e luogo di culto per chi desidera entrare per un caffè o sedersi ai tavoli circondati da quadri. Per decenni ha rappresentato anche un punto di riferimento con il recapito della posta, dei vaglia e dei giornali dalla patria lontana a quell’indirizzo oramai internazionale.

Saggi sulla città, guide di viaggio o semplici curiosi non possono non parlare di questo locale che con quattro sale che hanno le sembianze di una galleria d’arte privata tra le più ricche di esposizioni al mondo ospitano sulle pareti oltre 400 opere tra quadri, sculture, arredi e foto d’epoca di artisti vincolati dal 1953 che hanno voluto donare le loro opere per testimoniare l’affetto che li ha legati per sempre a questo luogo. È una piccola storia dell’arte e della vita culturale a Roma.

A testimoniare il valore di questo antico caffè della capitale, piace riportare quanto scritto da Giuseppe Prezzolini: «Quando osservo le testine di artisti e di scrittori, che spuntan fuori dalle pareti di questo ritrovo secolare e internazionale, mi viene in mente che mi piacerebbe di più vedere la mia testa fra quelle, che sopra un solenne monumento in Santa Croce di Firenze».

Il Caffè Greco come i più celebri Cafè parigini, viennesi come il Café Central luogo di incontri e di discussioni «non un caffè come gli altri, bensì una visione del mondo, e cioè quella il cui nucleo più intimo è di non vedere il mondo» come ha scritto Alfred Polgar nella Theorie des Café Central.

Però questo storico, magico locale con vista sulla scalinata di Trinità dei Monti da circa due anni è oggetto di procedura di rilascio intimato dall’Ospedale Israelitico proprietario dell’immobile. In un comunicato l’Ospedale precisa che «il contratto d’affitto con l’attuale gestore del Caffè Greco si è concluso nel settembre del 2017 e, a malincuore, l’Ospedale Israelitico, ha avviato ormai due anni fa la procedura di rilascio del locale non avendo trovato con l’attuale gestore un accordo economico in linea con il valore di mercato».

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Con un’istanza al Tribunale, Flavia Iozzi che detiene il marchio Antico Caffè Greco e il marito Carlo Pellegrini amministratore delegato, si erano assicurati il rinvio dello sfratto che – stando alle ultime risultanze – dovrebbe avvenire alla fine di gennaio 2020.

Gli attuali 17mila euro al mese non sono sufficienti per la proprietà dell’immobile che chiede un aumento considerevole, mentre il gestore avrebbe avanzato una proposta per iscritto che raddoppia il canone mensile, non accettata dalla proprietà.

«L’Ospedale Israelitico di Roma conosce il valore storico dei luoghi e l’importanza della cultura e assicura che i beni dell’interno dell’immobile, e in particolare gli arredi di pregio, continueranno a essere tutelati, in linea con i principi che hanno finora guidato la tutela dei valori culturali del locale storico» puntualizza il proprietario.

Insomma tutto ruota intorno a un contratto di affitto scaduto e al rinnovo del canone mensile, considerato troppo oneroso. E l’Antico Caffè Greco, dove sono passati Andersen, Apollinaire, Buffalo Bill, Canova, Casanova, d’Annunzio, De Chirico, Goethe, Gogol, Guttuso (famoso un suo quadro che ritrae il Caffè Greco), Ibsen, Carlo Levi, Thomas Mann, Moravia, Pasolini, Prezzolini, Gioacchino Rossini, Shelley, Toscanini, Wagner, e numerosi altri personaggi storici nel corso dei decenni, dei secoli, rischia di chiudere per sempre la sua avventura nel cuore della capitale. Aumentando quel senso di impotenza di fronte alla desertificazione culturale in atto.

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Enzo Di Giacomo

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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