Un “Patto di Varsavia” in chiave anti-Mosca?

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Obama and Komorowski

Dalla Polonia Obama annuncia un rafforzamento della presenza militare Usa in Europa orientale: «Temiamo un’invasione russa»

A distanza di quasi sessant’anni dalla stipula del “Patto di Varsavia”, la capitale polacca ospita di nuovo la nascita di un blocco militare, voluto stavolta da quegli ex nemici contro i quali l’allenza tra i paesi satelliti dell’Urss venne costituita nel 1955. Dalla Polonia, dove si trova per le celebrazioni del 25°anniversario dalle prime elezioni libere, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha annunciato che chiederà al Congresso americano di approvare un piano da un miliardo dollari per aumentare la presenza militare statunitense in Europa orientale, e che gli Usa avvieranno a breve una revisione della loro presenza in Europa «alla luce delle nuove sfide della sicurezza nel continente». Frase che, letta tra le righe, suona come un categorico “attuare un roll-back contro l’espansionismo della Russia”: come sessant’anni fa, anche se sul Cremlino non sventola più la bandiera rossa.

Con una dichiarazione alla stampa, la Casa Bianca ha infatti sottolineato come gli Stati Uniti siano stati impegnati finora a garantire la sicurezza dell’Europa orientale, preoccupati di una possibile invasione russa alla luce della crisi ucraina. Un impegno destinato ad aumentare attraverso un incremento delle forze militari statunitensi, che però – viene sottolineato – avrà una durata temporanea. A far eco ad Obama il suo omologo polacco Bronislaw Komorowski, che ha promesso al presidente americano un incremento della spesa militare di Varsavia al 2% del PIL.

Con l’aggravarsi della crisi in Ucraina, ed in particolare dopo l’annessione russa della Crimea, l’Europa Orientale è entrata in un crescendo di tensioni internazionali che non si vedeva da anni: l’Alleanza Atlantica ha rafforzato la propria presenza militare al confine con la Russia e navale sul Mar Nero, mentre sono stati intensificati i pattugliamenti aerei sugli Stati baltici, e schierati gli Awacs in Polonia e Romania.

Ma se al di fuori dei confini ucraini Usa e Russia si limitano a muovere le reciproche macchine belliche facendo ben attenzione a non venire mai a contatto, all’interno la situazione cambia. E molto. L’Ucraina è il nuovo terreno di scontro tra Washington e Mosca, ormai sempre più coinvolte nel conflitto tra Kiev e gli indipendentisti russofoni. Un coinvolgimento indiretto, da un lato attraverso uomini della CIA impegnati nelle regioni sudorientali ucraine a fianco delle truppe regolari, in qualità di non ben definiti “consulenti per la sicurezza”, e dall’altro con l’arruolamento tra gli indipendentisti dei famigerati kadyrovtsy, i feroci miliziani ceceni a cui Mosca ha “subappaltato” le azioni di contrasto alla guerriglia islamica nel Caucaso, più volte oggetto di denuncia da parte delle organizzazioni umanitarie per le violenze perpetrate nei confronti della popolazione civile.

Siamo dinanzi ad una proxy war, una “guerra per procura” a tutti gli effetti, per nulla dissimile a quelle che, durante la Guerra Fredda, Usa e Urss orchestravano in Asia, Africa ed America Latina.

Alessandro Ronga

Foto © W. Grzedzinski – Kancelaria Prezydenta RP, 2014

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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