Un viaggio nel passato, alla ricerca del “Vicolo più stretto d’Italia”

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L’ambito primato è un pretesto per addentrarsi nella storia, tra miti, leggende, usi e costumi delle civiltà italiche insediate negli antichi agglomerati urbani

Termoli (La rejecelle), Ripatransone (Il Vicolo più stretto d’Italia) , San Giorgio Morgeto (Il Passetto del Re), Taormina (Vicolo Stretto), Città della Pieve (Vicolo Baciadonne), Civitella del Tronto (la Ruetta). Queste alcune tra le più note “rivendicazioni”, sulla scia dell’affermazione del primato del “Vicolo più stretto d’Italia”. Una competizione, giocata tutta sul campo del turismo e dell’attrattività dei territori, che coinvolge alcuni tra i più suggestivi e antichi borghi e agglomerati urbani italiani, contraddistinti per la tipica conformazione urbanistica e organizzazione architettonica, oltre che per una morfologia comune che presenta tratti ed elementi planimetrici ricorrenti, con una strutturazione perfettamente funzionale alle dinamiche dello sviluppo demografico e alle esigenze di nuclei civili e insediamenti sociali stanziati sul territorio.

La ristrettezza dei vicoli e delle vie di collegamento interno è uno di questi elementi caratterizzanti l’urbanistica degli antichi borghi italici, in specie di quelli di epoca medievale. La larghezza dei vicoletti italiani “in lizza” per il particolare primato spazia tra i 52 e i 36 centimetri e ciascuno di essi si caratterizza per tradizioni, storie e leggende che gravitano intorno ad essi; suggestioni legate spesso proprio all’utilità specifica di queste singolari vie di percorrenza.

Il Passetto del Re - San Giorgio Morgeto (RC)  Larghezza: cm 40
Il Passetto del Re – San Giorgio Morgeto (RC) fino a 36 cm

E’ il caso, ad esempio, del Vicolo Baciadonne di Città della Pieve, che come suggerisce il nome, era evidentemente utilizzato come punto d’incontro ed appuntamento, tra coppie di innamorati;  o del “Passetto del Re” (foto a destra), a San Giorgio Morgeto, in provincia di Reggio Calabria. Con soli 40 centimetri di larghezza, il vicoletto, secondo un’antica leggenda popolare, serviva da via di fuga per il Re Morgete, dimorante nell’antica e vicina fortezza Normanno-Sveva, posta sulla sommità dell’affascinante borgo, nei casi di invasioni o attacchi da parte dei nemici. Una credenza popolare vuole infatti che il Re si divincolasse attraverso il passetto, per poi far disperdere le proprie tracce nel crocevia di viuzze che si diramano e si incrociano tra loro, nel cuore del borgo. L’attraversamento del vicolo, pare inoltre sia un atto di buon auspicio, in specie per le vicende di natura sentimentale.

Una vivace e colorita competizione, senz’altro stuzzicante per la curiosità del visitatore e del turista alla ricerca di peculiarità locali e tradizionali, che offre l’occasione per immergersi in un contesto storico, mitico e leggendario tutto italiano, dal quale è possibile, con un’attenta osservazione, ricostruire abitudini, usi e costumi delle civiltà italiche, dal Medioevo in poi, e scorgere i tratti caratterizzanti le storie e tradizioni locali, a partire dall’osservazione della conformazione urbanistica delle città antiche, così lontana non solo nel tempo, ma anche nella concezione logica dello spazio e nell’attitudine ad uniformarsi ed integrarsi con l’ambiente ed il territorio circostante, grazie anche all’utilizzo per l’edificazione delle strutture interne, di materiali locali, provenienti da siti naturali contigui; con il frequente risultato di un autentico colpo d’occhio.

Ripatransone02
Il Vicolo più stretto d’Italia – Ripatransone (AP) fino a 38 cm

Tutte caratteristiche difficilmente rinvenibili nell’architettura ed urbanistica moderna, sempre più orientata all’innovazione anche nella ricerca della tecnologia di ultima generazione nelle materie prime e alla sperimentazione di nuove forme e concezioni dello spazio, scontando però, inevitabilmente, il prezzo della perdita di identità e dispersione delle caratteristiche tipiche – e della stessa essenza – dei territori.

Un itinerario affascinante, quello tracciato dalla “mappa delle più strette vie”, tutto da scoprire, che può riservare al viaggiatore piacevoli sorprese e piccole meraviglie, rispondendo al contempo alla sempre crescente domanda di cultura, che si riflette in misura progressivamente più estesa in tutti i settori ed anche e soprattutto in quello turistico, anche per effetto della sempre crescente interazione e della nuova velocità dell’informazione. Il “turista moderno” infatti sembra non accontentarsi più della semplice ricerca di luoghi di relax e riposo offerti dalle mete turistiche più note e gettonate, ma tende ad alimentare sempre più l’interesse per il “particolare”, dedicandosi alla scoperta e ri-scoperta delle tradizioni, origini, usi e costumi delle prescelte destinazioni. E l’Italia dei borghi, dei vicoli e delle leggende, con il proprio vasto e variegato patrimonio culturale, materiale e immateriale, può certamente soddisfare adeguatamente tale nuova emergente domanda, rispondendo al contempo agli emergenti orientamenti contenuti nella Comunicazione della Commissione Europea “L’Europa, prima destinazione turistica mondiale – un nuovo quadro politico per il turismo europeo”, secondo i quali l’Europa «deve proporre un’offerta turistica sostenibile e di qualità puntando sui propri vantaggi comparativi, in particolare sulla diversità dei suoi paesaggi e sul suo straordinario patrimonio culturale».

 

Francesca Agostino

Foto © Wikicommons

 

 

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Francesca Agostino
Esperto tecnico-legislativo, con pregressa e pluriennale esperienza maturata in ambito parlamentare a supporto dell’attività legislativa di commissioni e gruppi parlamentari di Camera e Senato. Esperienze pregresse in ambito legale maturate presso l’ufficio giuridico dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e la Direzione Affari legali di ENI SpA. Doppia laurea (Scienze Politiche e Giurisprudenza), collabora con enti territoriali a processi di innovazione turistica del Sud Italia. Critico d'arte e letterario, ha ideato e diretto per 6 anni il festival letterario "San Giorgio. Una rosa, un libro". Fondatrice di "Network Mediterraneo", comitato promotore della candidatura del Tramonto sullo Stromboli come patrimonio dell'Umanità, che ha raccolto l'adesione di 18 comuni calabresi e del Consiglio Regionale della Calabria.

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