Unesco, Italia sempre prima con 53 siti su 1072

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Nella lista del Patrimonio mondiale il Belpaese con il numero maggiore di iscrizioni. Senza rivali in Europa ma tallonato dalla Cina nel globo

Durante la riunione della 41esima Commissione Unesco in corso in questi giorni a Cracovia è stata approvata l’iscrizione della candidatura italiana con l’introduzione nella Lista del patrimonio dell’Umanità delle faggete secolari e delle opere difensive veneziane. Italia si conferma perciò sempre in testa come numero di siti riconosciuti al mondo, che con oggi salgono a 53. Ma se l’Europa rimane a distanza, con Spagna e Francia che sono lontani a seguire, ad insidiare lo storico primato del Belpaese in un prossimo futuro potrebbe essere la Cina, ora presente con 52 siti, ma fortemente motivata e dotata di grandi risorse economiche per sostenere i suoi dossier e pronta a dare battaglia con tante diverse candidature.

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Il Comitato Unesco è l’assemblea che esamina le candidature proposte dai vari Paesi e decide quali accogliere. Nella lista appena aggiornata sul sito online dell’organizzazione delle Nazioni Unite, si trova al terzo posto della top five c’è la Spagna con 46 siti, seguita dalla Francia con 42 e dalla Germania (a destra uno degli ultimi) con 41. A buona distanza l’India con 36 e il Messico con 34, la Russia con 27, gli Stati Uniti con 23, il Giappone e il Brasile con 20, la Grecia con 18. In tutto ad oggi i beni elencati sono 1072 ripartiti per 167 Paesi del mondo. L’Unesco li divide in siti culturali (831) naturali (206) misti (35) transfrontalieri (37) in pericolo (55). Due siti, la Valle dell’Elba a Dresda (Germania) e il santuario dell’Oryx arabo in Oman sono stati ritirati dalla lista, rispettivamente nel 2009 e nel 2007.

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I due nuovi siti italiani sono, dunque, le foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e altre regioni d’Europa, selve del Vecchio Continente sviluppatesi a partire dalla fine dell’era glaciale che si estendono dalle Alpi ai Carpazi e dai Pirenei al Mediterraneo mostrando di sapersi adattare a differenti condizioni climatiche, geografiche e fisiche. L’Italia si aggiunge a questo sito transnazionale che include ben 12 Stati. E il sito culturale transnazionale delle “Opere di difesa veneziane del XVI e XVII secolo“, che raggruppa Italia (come capofila), Croazia e Montenegro. I siti della penisola interessati sono Bergamo, Palmanova e Peschiera del Garda. La candidatura approvata riguarda il complesso sistema di difesa realizzato dalla Repubblica di Venezia tra il quindicesimo e il diciasettesimo secolo per controllare e difendere i suoi territori e le rotte commerciali che la legavano al Mediterraneo orientale.

Prima di questi due, gli ultimi siti italiani accettati dall’Unesco erano stati la Palermo arabo normanna con le cattedrali di Cefalù e Montereale e il Paesaggio viticolo del Piemonte con Langhe e Monferrato (un’immagine nella foto di apertura). Il prossimo anno sarà la volta di altre due candidature, Ivrea, città industriale del XX secolo e le colline del Prosecco. Dal 2019, invece, cambiano le regole: una sola candidatura all’anno per Paese e a livello mondiale non potranno essere più di 35. In caso di “overbooking” l’Italia sarebbe tra i Paesi svantaggiati: proprio a causa dei tanti siti già presenti nella lista, le sue richieste sarebbero esaminate per ultime.

 

Fiasha Van Dijk

Foto © Unesco

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Fiasha Van Dijk
Fondamentalmente apolide, proveniente solo "per caso" dai Paesi Bassi, figlia di immigrati di due continenti diversi da quello in cui vivo, spero di portare i resoconti dei pregi delle politiche dell'integrazione, della salute e della medicina dal resto d'Europa...

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