Il Presidente della Commissione chiede uno sforzo maggiore ai 28 per non «perdere credibilità». Renzi soddisfatto: «Vertice è un successo per il nostro Paese»
Il vertice Ue-Africa di Malta si è concluso. I leader di 60 Paesi (i 28 Stati membri dell’Ue, ma anche i partner dell’Unione) si sono confrontati sull’urgente questione della crisi immigrazione e hanno raggiunto all’unanimità un accordo su un piano d’azione sui migranti, come ha tempestivamente annunciato via twitter il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
I have concluded the #VallettaSummit on migration. Political Declaration and Action Plan unanimously adopted
— Donald Tusk (@eucopresident) 12 Novembre 2015
Il summit può dunque considerarsi un successo? Su questo punto non tutti sono concordi. Ottimismo arriva dal presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, che, pur non avendo rilasciato commenti a caldo, aveva invece voluto esprimere la propria soddisfazione in apertura del summit, rivendicando il ruolo dell’Italia: «Sei mesi fa – ha spiegato Renzi – della questione Ue-Africa non parlava nessuno o quasi. Noi abbiamo insistito a lungo per affrontare questo tema tra i prioritari, e per noi non è soltanto l’immigrazione, ma la relazione Italia-Africa. E questo vertice credo sia un successo per il nostro Paese, perché abbiamo messo questo tema al centro del nostro lavoro, e lo sarà fino al G7 del 2017 a presidenza italiana: pezzo dopo pezzo la rinnovata credibilità italiana e l’accresciuta solidità del nostro Paese possono portare anche a risultati significativi». Parlando invece del lavoro svolto dall’Unione europea, il premier italiano ha voluto sottolineare come l’Ue «oggi si prenda su di sé con un esborso significativo il tema di un rinnovato rapporto tra Europa e Africa» e come questo sia da considerarsi «un fatto positivo».
L’esborso significativo cui si riferisce Renzi è costituito dagli 1,8 miliardi di euro che la Commissione europea ha stanziato per il Trust Fund per l’Africa. Soldi destinati ad aiutare 23 Paesi nel Sahel, nel Corno d’Africa e nel Nord Africa, nel tentativo di combattere alla radice le problematiche di questi territori, dalle quali scaturisce poi il fenomeno migratorio che tutta l’Europa sta vivendo in prima persona. È tuttavia evidente che, per il momento, si tratta di una cifra più che insufficiente, tanto che l’esecutivo europeo ha chiesto ai 28 il loro contributo per arrivare all’obiettivo di 3,6 miliardi di euro. Al momento si è fermi a 81,2 milioni, dunque la strada da fare è ancora molta. Lo sa bene il presidente della Commissione europea Juncker che, a differenza di Renzi, si mostra tutt’altro che ottimista: «Non è abbastanza» ha dichiarato apertamente durante il vertice della Valletta. Aggiungendo poi: «Se si va avanti con questo ritmo con i ricollocamenti si finisce nel 2101».
Anche relativamente all’emergenza profughi in Turchia, Juncker ha dimostrato di avere le idee piuttosto chiare: «L’Ue – ha dichiarato – metterà a disposizione 500 milioni in due anni per la Turchia ma gli Stati membri dovranno mettere gli altri 2,5 miliardi. Riusciremo a raggiungere la cifra dei tre miliardi». Insomma, è finito il tempo delle parole, degli annunci e delle promesse, sembra voler dire il presidente della Commissione, è arrivato il momento di agire concretamente perché, come ebbe modo di ricordare qualche settimana fa al Parlamento europeo, il rischio è di «perdere la nostra credibilità».
Dunque ora la palla passa agli Stati membri: 2,5 miliardi del fondo di garanzia a sostegno della Turchia sono infatti a carico dei 28. Bisognerà ora vedere quanti Paesi Ue saranno disposti a fornire davvero il loro contributo e in quale misura, proprio per evitare che alle parole non facciano seguito azioni concrete.
Intanto, nell’ottica di una maggior cooperazione fra Ue e Turchia, è previsto un nuovo vertice a fine mese cui presenzieranno tutti gli Stati membri. È lo stesso presidente Tusk a confermarlo: «Sono sicuro al 99% – ha dichiarato – che a fine novembre avremo il vertice Ue-Turchia».
Valentina Ferraro
Foto © European Commission 2015