L’evento si è svolto nella Capitale lo scorso 29 gennaio, organizzato e diretto, presso l’Istituto Europeo di Design, dalla scrittrice romana Serena Maffia
Una serata dedicata alle donne, ospitata dal tradizionale “Premio Tredici”, quella dello scorso 29 gennaio svoltasi presso lo IED (Istituto Europeo di Design), con la partecipazione di numerose e affermate rappresentanti del gentil sesso distintesi per merito nel campo dell’amministrazione, della scienza, della società civile e della ricerca: Silvia D’Oro, Cristiana Lardo, Letizia Leone, Federica Maffia, Graziella Rivitti, Raffaella Salato, Michela Zanarella. Artisti invitati ad esprimersi, attraverso lo strumento della poesia, sul tema generale proposto dall’organizzazione del concorso: “Con i guanti e con i guantoni”. Un invito non semplice da accettare per qualsiasi poeta, invitato a mettere in versi una delle più drammatiche piaghe della società civile europea, quella della violenza sulle donne. Ma se è vero, come affermava Yosè Ortega Y Gasset, che «il poeta comincia dove finisce l’uomo», allora mai una denominazione fu più appropriata per un premio di poesia.
Numerosi gli elaborati pervenuti ad una giuria composta da sole donne, tutti densi di contenuto e semanticamente forti, realizzati da autori e autrici che, sia pur con diverse sensibilità, linguaggi e scelte stilistiche, hanno accettato l’avvincente sfida di declinare in forma lirica una delle manifestazioni più brutali, estreme e degradanti delle relazioni umane e sociali.
Perché questo è la violenza sulle donne. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, la violenza è un fenomeno ampio e diffuso, con ben 6 milioni e 788 mila donne vittime di violenza, fisica o sessuale, nel corso della propria vita. Con un dato evidente: i partner attuali, o ex partner, commettono le violenze più gravi. A riprova del fatto che la violenza spesso è una realtà afferente alla sfera privata e domestica, e che la difficoltà di prevenirla e contrastarla è spesso legata alla complessità delle relazioni interpersonali tra vittime e carnefici, legati da vincoli familiari o di parentela che impediscono alle donne di attivarsi per la modificazione delle circostanze nelle quali sono coinvolte. Una realtà ben presente, nelle due poesie vincitrici, a parità di merito, del concorso di poesia del Premio Italia Donna: “Ancora più forte” di Fabio Muccin, e “Ora so chi sei” di Elisabetta Bagli.
Due poesie che, pur nella loro diversità stilistica, riescono bene nel loro intento performativo, nel voler mettere in luce senza mezzi termini, le sensazioni più angoscianti, più dolorose, comuni a milioni di donne entro le mura domestiche.
Un linguaggio brutale, nel caso di Fabio Muccin, che comunque risulta conforme alla realtà che il poeta era invitato a descrivere: premiato dunque il realismo linguistico e la durezza dello stile, assolutamente adeguato alla descrizione di una realtà altrettanto dura e brutale. E’ invece il disvelamento della reale personalità del carnefice, nella poesia di Elisabetta Bagli, l’elemento centrale e il fulcro del processo di riappropriazione del comando della propria esistenza e affrancamento da un ideale rivelatosi falso e insensato.
Atti di liberazione, di presa di coscienza, di autenticità e realismo, per due elaborati capaci di comunicare al contempo messaggi di rabbia, disprezzo da una parte, e affrancamento e rivalsa, dall’altro.
Grande apprezzamento dunque per le opere premiate e in generale per le opere in concorso, che denotano una forte sensibilità sociale rispetto a temi cruciali per l’evoluzione e il progresso umano, oggetto dell’attenzione della vasta e folta platea intervenuta alla premiazione e che denota ancora una volta, l’encomiabile impegno della giovane e poliedrica artista, Serena Maffia per il progresso culturale e sociale e per la valorizzazione dell’universo femminile, attraverso il vasto e articolato set di strumenti di comunicazione, di cui dispone l’artista e che lei maneggia con la grande dimestichezza, abilità e che caratterizza il suo stile, al contempo dolce e provocante.
Francesca Agostino