Giornata mondiale dell’epatite virale. Occorrono azioni mirate contro una patologia sottovalutata che uccide 1,5 milioni di persone all’anno
Un nemico sempre più pericoloso, da combattere con tutte le armi a disposizioni. É l’epatite virale che oggi, 28 luglio, é al centro della Giornata mondiale che punta alla prevenzione e all’informazione per diffondere, per l’appunto, le armi ovvero le cure e le terapie utili ad arginare quella che sta diventando una vera e propria epidemia. Basti pensare all’ultima analisi condotta da The Lancet che evidenzia un’evoluzione positiva dell’impatto globale dell’HIV/AIDS, a partire dal 2000, ovvero dal momento in cui i governi di tutto il mondo hanno adottato il Millennium Development Goal. Va sottolineato che nonostante i tassi di mortalità elevati, l’epatite virale è stata inspiegabilmente lasciata fuori da questo programma, diventando la principale causa di morte tra le malattie infettive. Infatti i decessi causati dall’epatite virale sono aumentati del 50% tra il 1990 e il 2010 e attualmente l’epatite uccide 1,5 milioni di persone ogni anno.
Charles Gore, Presidente della World Hepatitis Alliance ha dichiarato: « La comunità mondiale ha lavorato molto duramente per affrontare l’HIV/AIDS. Il risultato è il calo di decessi. L’epatite virale invece è stata quasi completamente ignorata. Dobbiamo imparare la lezione dal lavoro svolto per contrastare l’HIV/AIDS e abbiamo bisogno dello stesso impegno per affrontare l’epatite virale ora».
Un nuovo dossier del World Hepatitis Alliance, pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Epatite, ha rivelato visioni diverse tra i governi e le associazioni di pazienti sull’esistenza e sull’efficacia delle attività per contrastare le epatiti virali.
Si è riscontrato che circa la metà delle organizzazioni della società civile e
associazioni di pazienti ritenevano che il loro governo avesse riferito informazioni inesatte al World Health Organization’s. Come dire, é necessaria una collaborazione più stretta ed efficace fra la società civile e gli amministratori dei diversi Paesi europei e del mondo per arrivare a un’azione di contrasto davvero forte nei confronti di questa patologia sottovalutata.
Luisa Mosello