Gli “Incontri con il Che” di Stefano Campetella anche a Madrid

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Nella capitale presentata la versione spagnola del testo dell’ingegnere maceratese, che racconta i rapporti con il ministro dell’industria Ernesto Guevara de la Sierna

Carismatico, idealista e utopista. Non parliamo del Mahatma Ghandi, ma di Ernesto Che Guevara! Lo ricorda cosi Stefano Campetella, ingegnere di Macerata, che fra la fine degli anni ’50 e i primi degli anni ’60 – a cavallo fra il regime di Batista e i primi passi della rivoluzione – lavorò a Cuba come responsabile di un’azienda italiana di istallazioni industriali. Grazie a questo incarico inizia ad avere contatti di lavoro con l’allora ministro dell’industria: Ernesto Guevara de la Sierna, quello che di lì a poco sarebbe stato il lider della rivoluzione cubana. Con lui l’ingegnere riesce a instaurare una relazione che va al di là dei classici colloqui e contatti di lavoro, trasformandosi in un rapporto amichevole dai tratti profondi. Ma mai il giovane Campetella avrebbe pensato che quel personaggio, seppur carismatico, si sarebbe trasformato anni dopo nel mito di milioni di generazioni e un simbolo della sinistra mondiale: il “Che”.
E’ l’otto gennaio del 1959 all’Avana. Attorniato dai “barbudos” – i guerriglieri della rivoluzione cubana scesi dai monti per scacciare il dittatore Batista – Fidel Castro sfila difronte a una moltitudine delirante di gente lungo il Malecón e la via 23 del Vedado, residenza della borghesia che si unisce festosa alle celebrazioni per il lieto evento. Castro, in piedi sulla sua jeep attorniato dai discepoli rivoluzionari con i fucili in braccio puntati verso il cielo, ricambia il saluto alle migliaia di persone accorse per acclamare l’uomo della provvidenza. Un momento indimenticabile nella memoria di Stefano Campetella che assiste all’evento storico mescolato alla moltitudine riversata per le strade della capitale.

copertina nuovaDi queste sensazioni e ricordi dopo l’uscita nel 2009 del libro “Incontri con il Che”, edito da Liberilibri (vedi link), lo scorso venerdi 20 novembre l’ingegnere Campetella ne ha parlato di nuovo a Madrid ma questa volta nella lingua in cui ha visse quei momenti indimenticabili. L’occasione è stata la presentazione della versione spagnola del testo, “Encuentros con el Che”, tradotta e rielaborata da Andrea Maresi e Bárbara Quílez Moreno e pubblicata da Eventi Culturali ed Editoria Valenziani. L’evento, tenutosi nel centro culturale del municipio madrileno di Fuencarral – El Pardo, ha riunito un pubblico interessato e incuriosito dall’eccezionalità della testimonianza di quegli anni unici. Sotto la direzione sapiente della giornalista spagnola Pilar Cernuda, che ha moderato il dibattito, Campetella ha ripercorso i suoi anni sull’isola con uno spagnolo ancora segnato dai tratti tipici dell’inflessione cubana. Dal colloquio, fatto di flash back, ricordi e aneddoti, sino a riflessioni sull’attualità, sono emerse tutte le sensazioni di quei primi anni della rivoluzione: le speranze del cambiamento, la vita all’Havana, i contatti con il Governo rivoluzionario e con Che Guevara, il clima politico di quegli anni. Ma anche affrontando gli scenari di allora sulla partita a scacchi fra i due blocchi Urss – Usa, che avevano reso Cuba l’ago della bilancia della guerra fredda mondiale. Un ruolo che Cuba non avrebbe più ricoperto una volta spezzata la cortina di ferro che aveva diviso per decenni Est e Ovest.
Un periodo unico, non solo per la giovane età di Campetella, che scopre un mondo nuovo, ma per le esperienze di lavoro e di vita che piovono sul maceratese come noci di cocco mature sulle spiagge dorate dell’isola caraibica.
salaAveva paura della morte, ricorda Campetella parlando di Ernesto de la Sierna Guevara. Quello che lo preoccupava, però,  era in verità un sentimento non egoista quanto la paura di lasciar soli i suoi familiari. Poi Campetella aggiunge: una volta che Che Guevara decise di partire per la Bolivia, dove avrebbe voluto iniziare la sua rivoluzione dell’intero continente latinoamericano, già immaginava che non sarebbe piu ritornato vivo da quella spedizione. Certo la sua colpa è stata anche quella di non essere stato capace di scegliere i muchachos all’altezza della situazione. Erano un gruppo di incapaci privi di esperienza, afferma Campetella. Guevara aveva un anno meno di me, ricorda, e subito nacque un buon feeling.

L’ingegnere (Macerata, 1927) si era recato a Cuba per realizzare una fabbrica di fertilizzanti ma, malgrado gli inizi promettenti, le relazioni di Cuba con il partito comunista italiano furono fatali alla realizzazione del suo business ma anche alle casse di Cuba. Ma tutto aveva poco peso di fronte al dogma della dottrina marxista-leninista. Era il 1961, Guevara era ministro dell’industria e nel suo Gabinetto organizzava riunioni tecniche alle quali Campetella partecipava regolarmente per informare il Che sugli sviluppi delle sue realizzazioni industriali. Da questi incontri e’ nata via via una relazione più intima e personale. Il vero volto del Che era quello politico, ricorda Stefano Campetella, di un vero statista, uno pero’ che non badava agli interessi personali per raggiungere posizioni di potere.
Che_Guevara_June_2,_1959Campetella ha atteso oltre cinquant’anni per far riemergere dai suoi ricordi le memorie di quel tempo. La scintilla gliel’ha data il viaggio di Papa Woytila a Cuba nel 1998. Erano troppi i racconti fuorvianti e le inesattezze che lo infastidirono su un’isola che non riconosceva, pur se nulla era cambiato dagli anni della presa del potere di Fidel Castro. Ecco perché decise di ripercorrere quegli anni intensi a cavallo fra la dittatura di Batista e la rivoluzione castrista.

Era molto simpatico Guevara, ricorda Campetella, era semplice, divertente ma soprattutto era un uomo molto umile. E diceva sempre quello che pensava, fino a dichiararsi ignorante quando non sapeva un tema, cosa unica nei lider che tutto sanno o dovrebbero sapere…
Quando sono arrivato a Cuba sembrava il Paese dei balocchi: benessere diffuso, corruzione, gioco d’azzardo, prostituzione… Quando Castro arrivò al potere le casse erano piene di dollari, i magazzini pieni di provviste. E infatti al principio tutto filò liscio per la rivoluzione…poi però le cose cambiarono. I dirigenti al potere prima del golpe scapparono negli Stati Uniti e lasciarono un’isola nelle mani dei barbudos.
25 anni fa Campetella è ritornato sull’isola per provare a costruire un’altra fabbrica per finestre di vetro ma i ministri di allora erano decaduti e versavano nella povertà più estrema. Tutto quello che aveva conosciuto a quel tempo era scomparso e il Paese era in ginocchio. Chissà cosa sarebbe successo se il Che fosse ritornato vittorioso dalla Bolivia…Ma questa è un’altra storia.

 

Nino Cingolani

Foto © Rocco La Gioia e Wiki Commons (ultima immagine)

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Nino Cingolani
Nino Cingolani, giornalista freelance principalmente per testate online. Esperto d'Europa, con uno sguardo balcanico e all'Est del vecchio continente, di media, di musica e di questioni di cuore.

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