Al vertice di Suzhou decisi progetti finanziati nel cuore dell’Europa centrale. La strategia proietta l’industria, a beneficiarne i Paesi della “Cooperazione 16+1”
Il progetto a lungo a termine è ambizioso: essere il partner privilegiato dell’Europa Centrale e Orientale e istituire una banca multilaterale fra Cee (Central and East Europe) e Cina, il cui fondo naturalmente sarebbe in yuan.
Per arrivare a questo obiettivo, la Cina inizia a muoversi nell’area Cee attraverso accordi soprattutto in ambito energetico e delle infrastrutture. La scelta degli ambiti, da parte della Cina, è stata dettata da una riflessione sui propri punti di forza: la tecnologia avanzata nei trasporti sta diventando uno dei settori di punti per Pechino, grazie ai prezzi non esorbitanti per la realizzazione di grandi opere, l’alta tecnologia impiegata e la competitività internazionale delle opere realizzate. Così, afferma il premier cinese Li Keqianq, la Cina vuole condividere il proprio know-how con i Paesi europei in difficoltà per rafforzarne la cooperazione.
Alta tecnologia, innovazione, attrezzature ultramoderne e talenti, sono questi i mezzi che Pechino vuole mettere a disposizione dell’Europa.
La prima opera che includerà la partecipazione cinese sarà l‘alta velocità tra Budapest e Belgrado. Il progetto, dal valore di almeno 2,5 miliardi di dollari, dimezzerà i tempi di percorrenza tra le due capitali. La realizzazione della linea durerà almeno due anni. Questo è il primo e non certamente ultimo frutto del vertice tenutosi a novembre a Suzhou tra i leader dell’Europa centrale e orientale e il premier cinese Li Keqianq.
Oltre alle parole, i fatti: l’accordo per la nuova linea ad alta velocità è stato siglato a bordo del fiore all’occhiello dei trasporti cinesi, ossia la linea che collega Shanghai a Suzhou, i cento chilometri tra le due città vengono percorsi in appena 25 minuti, grazie al potente treno in grado di raggiungere i 486 chilometri orari.
Quello di Suzhou è stato il quarto incontro della così detta “Cooperazione 16 +1”, partnership Cina-Cee che secondo i media cinesi sembra essere la linea preferenziale della politica estera cinese. Gli accordi certamente si inseriscono nel quadro della strategia “Belt and Road” con cui Pechino sta tentando di aprirsi a nuovi mercati, proiettando all’esterno settori di punta dell’economia nazionale che negli ultimi anni stanno rallentando. In effetti lo stesso premier cinese in occasione del vertice a Suzhou ha affermato che la Cina potrebbe fornire dei finanziamenti più flessibili ai Paesi Cee qualora essi nella realizzazione di nuove opere o nell’ammodernamento delle infrastrutture decidano di usare esclusivamente attrezzature cinesi.
Le zone privilegiate degli investimenti cinesi saranno il Mar Baltico, l ‘Adriatico e il Mar Nero.
Per capire le cifre di cui stiamo parlando basta far riferimento alle parole del vice ministro cinese per il Commercio Gao Yan: l’anno scorso il volume di affari tra le due regioni ha raggiunto i 60 miliardi di dollari, mentre solo quattro anni prima la cifra si attestava intorno ai 40 miliardi. Le compagnie private cinesi invece hanno investito finora più di 5 miliardi di dollari nei 16 Paesi Cee, mentre questi Paesi hanno complessivamente investito più di 1.2 miliardi di dollari in Cina.
La presenza della Cina nell’area centro europea e nell’Europa orientale è un elemento di sicuro interesse non soltanto dal punto di vista economico, ma anche politico. L‘Unione europea è molto presente nelle zone citate sia per la presenza di Paesi già membri dell’Unione sia negli Stati non membri (si pensi ai Paesi della ex Jugoslavia o ai Paesi del bacino del Mar Nero) attraverso i partenariati. Sarà interessante vedere se questa nuova ondata di investimenti cinesi, uniti agli aiuti europei, produrranno un qualche significativo cambiamento nello sviluppo di questi Stati e se una economia più forte potrà portare, nel lungo periodo, ad un allargamento dell’Unione.
Ilenia Maria Calafiore
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