Lo stato del mondo: biodiversità per l’alimentazione e l’agricoltura

0
588

Primo rapporto Fao sulla situazione che sta portando al collasso del sistema di produzione di cibo. Slow Food: «dovrebbe diventare una priorità nelle agende dei governi»

Il modello attuale di agricoltura, industriale ed estensivo, alla base dei nostri sistemi alimentari è al collasso, con gravi ripercussioni anche per la nostra salute. È questa la conclusione del rapporto Stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura che la Fao ha pubblicato oggi illustrando prove preoccupanti rispetto al danno irreversibile e catastrofico sulla biodiversità del nostro pianeta, in particolare quella legata al cibo. Il rapporto denuncia, tra le altre cose, la riduzione nella diversità delle coltivazioni e delle razze da cui dipende la nostra alimentazione, la distruzione di habitat e terre destinate alle coltivazione e la gestione insostenibile delle risorse naturali.

«Sono anni che Slow Food denuncia questi pericoli e ogni tanto abbiamo avuto la sensazione di predicare nel vuoto. Oggi la situazione sta cambiando, ci pare che la gente sia più sensibile, ma forse non ci si rende conto della gravità del problema: un conto è una perdita, un conto è un collasso catastrofico. Dobbiamo sperare di essere ancora in tempo evitare questa estinzione di massa ma abbiamo bisogno dell’impegno di tutti, non solo della Fao e di Slow Food, ma di tutta la gente di buona volontà» commenta Piero Sardo (nell’immagine a destra) presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Il rapporto presenta una ricerca approfondita ed è il primo nel suo genere, in cui sono enumerate prove crescenti e preoccupanti che la biodiversità che sta alla base dei nostri sistemi alimentari sta scomparendo, mettendo a rischio il futuro dei nostri alimenti, mezzi di sussistenza, salute e ambiente.

     Deforestazione dell’Amazzonia

Una volta persa non può essere recuperata: è composta da tutte le piante e gli animali – selvatici e domestici – che forniscono cibo, mangimi, carburante e fibre. È anche la miriade di organismi che sostengono la produzione di cibo attraverso i servizi ecosistemici – chiamati “biodiversità associata”. Questo include tutte le piante, animali e microrganismi (come insetti, pipistrelli, uccelli, mangrovie, coralli, fanerogame, lombrichi, funghi e batteri) che mantengono i terreni fertili, impollinano le piante, purificano l’acqua e l’aria, mantengono il pesce e alberi sani, combatte i parassiti, malattie del raccolto e del bestiame.

                        Carlo Petrini

Il soggetto trattato è il cuore della missione di Slow Food. Dal 1996 l’associazione internazionale si batte per la salvaguardia del nostro pianeta: con l’Arca del Gusto, un catalogo di cibi a rischio di estinzione che ha da poco raggiunto il traguardo del 5.000esimo prodotto censito; con i Presìdi Slow Food che promuovono e tutelano agricoltori e produttori che lavorano in armonia con l’ambiente e che promuovono tecniche favorevoli alla biodiversità locale; con numerose campagne che denunciano l’insostenibilità dell’attuale modello di produzione. Slow Food lavora insieme alla Fao da molto tempo per definire e sviluppare un modello migliore per i consumatori, per i produttori e per il pianeta. Inoltre, il presidente di Slow Food Carlo Petrini è da diversi anni ambasciatore speciale della Fao in Europa per Fame Zero, ulteriore prova di affinità tra le due organizzazioni.

Non resta più molto tempo. Abbiamo 10 anni per invertire lo stato attuale delle cose o si rischia un collasso totale e irreversibile. E questo cambio di rotta si può innescare rinforzando le conoscenze e le tecnologie moderne con i saperi tradizionali, ridefinendo il nostro approccio all’agricoltura e alla produzione di cibo, ponendo la tutela della biodiversità e l’ecologia al centro delle agende politiche. A ogni livello, dalle piccole produzioni fino ai governi, è necessario adottare regolamenti – come ad esempio le politiche agricole comunitarie in Europa – che proteggano la biodiversità alimentare e agricola.

 

Fiasha Van Dijk

Foto © FAO, Slow Food

Articolo precedenteRoberto Bolaño: le imprevedibili traiettorie del noir
Articolo successivoIl terrorista Battisti non vuole l’ergastolo. Ma chi è veramente?
Fiasha Van Dijk
Fondamentalmente apolide, proveniente solo "per caso" dai Paesi Bassi, figlia di immigrati di due continenti diversi da quello in cui vivo, spero di portare i resoconti dei pregi delle politiche dell'integrazione, della salute e della medicina dal resto d'Europa...

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui