Emilia Romagna, il maltempo non dà tregua

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Emilia Romagna

Posti lavoro a rischio nelle zone più colpite a causa della perdita di milioni di alberi da frutto e non solo

Nuova allerta rossa in Emilia Romagna per il 22 maggio. In particolare riguardanti le piene dei fiumi nelle province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. E frane e piene dei corsi minori nelle medesime province. Esclusa Ferrara.

Allerta arancione invece per piene dei fiumi nelle province di Reggio e Modena; allerta gialla nelle province di Ferrara, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, oltre frane e piene dei corsi minori nelle province di Parma, Reggio Modena, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

«Si continua a lavorare sul Canale emiliano romagnolo, il Cer, sia per invertire il corso così da far confluire le sue acque verso il Po, sia per utilizzarlo come cassa di accumulo», dichiara l’assessore comunale alla Protezione civile, Gianandrea Baroncini, spiegando le opere che l’amministrazione comunale di Ravenna sta mettendo da giorni in campo «nel tentativo di alleggerire i canali della bonifica presenti in Città».

Il canale emiliano-romagnolo è il corso d’acqua artificiale più lungo d’Italia. Parte dal Cavo napoleonico (che raccorda il Reno al Po) e arriva a Rimini e serve soprattutto per portare l’acqua del Po alle campagne emiliano-romagnole. In questi giorni lo si sta utilizzando al contrario per provare a portare l’acqua delle campagne al Po.

Alcuni trovano riparo

Scendono a 26mila, dai 36mila di ieri, gli sfollati in Emilia-Romagna. La maggior parte, 19.500, nel Ravennate, quasi 5mila in provincia di Forlì-Cesena e 1.900 nel bolognese. Sono 5.370 (di cui circa 4mila nel ravennate, 734 nel bolognese, 632 nel forlivese-cesenate e 4 nel riminese) le persone accolte in albergo e nelle strutture allestite dai Comuni: scuole, palazzetti e palestre; le altre hanno trovato sistemazioni alternative (seconde case, amici e parenti).

Coltivazioni

L’alluvione che da 6 giorni si abbatte sull’Emilia Romagna ha recato gravi danni anche agli alberi da frutto. Almeno 10 milioni di piante dovranno essere estirpate. In particolare si parla dei peschi e dei kiwi, che sono i più sensibili al ristagno idrico, degli albicocchi. Questi alberi si trovano in uno dei distretti agricoli che produce una grandissima parte della frutta che finisce nei mercati europei. Ma il bilancio potrebbe aggravarsi dato che nelle stime fatte da Confagricoltura Emilia Romagna non includono le colture arboree distrutte dalle frane o trascinate a valle dal fango. Il pericolo è che anche gli alberi da frutto più resistenti come il melo, il pero, il susino, il ciliegio, l’olivo e la vite potrebbero rischiare l’espianto. In questo caso il numero si aggirerebbe intorno ai 40 milioni. I danni maggiori riguardano l’arteria sommersa d’acqua che lega Bologna a Rimini, fino a giungere al territorio ferrarese.

“Si è aperta una voragine socioeconomica e ambientale” – commenta Confagricoltura Emilia Romagna – “occorrono non meno di 40-50 mila euro a ettaro per reimpiantare un frutteto o un vigneto e diversi anni per arrivare alla piena produzione. Fermo restando che è quasi impossibile reperire sul mercato un quantitativo così alto di piantine. Nel frattempo è già partita la gara di solidarietà tra agricoltori per portare soccorso e salvare il salvabile nei campi”.

Raccolto compromesso per almeno 4 o 5 anni

Secondo Confagricoltura Emilia Romagna ci sono danni fino a 6.000 euro a ettaro per i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, orticole e colture da seme) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi e costo dei reimpianti. “Il calcolo non comprende però le ripercussioni su scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità finalizzate a far ripartire l’attività. Le operazioni colturali sono sospese, in un momento cruciale dell’annata agraria, pure i trattamenti andando così ad aumentare il rischio di fitopatie future”.

Secondo la Coldiretti “il raccolto della frutta sarà compromesso per i prossimi quattro o cinque anni perché l’acqua rimasta nei frutteti ha soffocato le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare intere piantagioni”. In più “nelle aree colpite dall’alluvione sono a rischio almeno 50 mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione”.

“Ai danni sulla produzione agricola si aggiungono” – sottolinea la Coldiretti – “quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature Emilia Romagnaperse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali dove si moltiplicano frane e smottamenti”. Per questo “serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto. Gli strumenti ordinari di intervento vanno attivati quanto prima, ma non sono sufficienti a garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.

Fridays for future

Protesta, fuori dalla Prefettura – dove potrebbe arrivare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in Romagna per visitare le zone colpite dall’alluvione – da parte di un gruppo di attivisti per il clima di “Fridays for Future“. Innalzando alcuni cartelli a comporre la scritta “Non è maltempo è crisi climatica” hanno fatto sentire la loro voce. «Il Governo» – attacca davanti ai cronisti Agnese Casadei del coordinamento di “Fridays for Future Forlì” –  «si sta macchiando del sangue delle vittime, 14 accertate di questo disastro. In passato non hanno fatto altro che ignorare la comunità scientifica quindi tutti i Governi passati sono responsabili dei disastri che stanno avvenendo adesso».

Nel frattempo a Roma gli attivisti di Ultima Generazione imbrattano l’acqua della Fontana di Trevi con striscioni per la campagna “non paghiamo il fossile”.

La visita del premier

Giorgia Meloni, rientrata in anticipo dal G7 di Hiroshima, si è recata nelle zone alluvionate. Nel corso del suo sopralluogo, dopo aver incontrato il presidente regionale, Stefano Bonaccini, con una piccolissima delegazione ha visitato i paesi del forlivese e del ravennate e ha fatto tappa a Ghibullo, frazione di Ravenna. La premier non si è sottratta a selfie, strette di mano e abbracci con i cittadini incontrati in strada.

Siamo pronti a fare la nostra parte. Il compito del Governo e dello Stato, oltre all’incredibile lavoro della Protezione civile, delle forze dell’ordine, delle forze armate, dei vigili del fuoco e della guardia costiera, è garantire risposte immediate. Le prime risorse saranno per l’emergenza e per tutti i provvedimenti necessari a esentare le aziende e i cittadini dal pagamento delle imposte. Bisognerà poi lavorare sugli indennizzi e sulla ricostruzione: per questo saranno prima necessarie una stima completa e una semplificazione per quando riguarda le procedure”, scrive il premier su Facebook.

 

Ginevra Larosa

Foto © Wanted in Rome, Fresh Plaza, The Local Italy, Verona sera

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