Le banche etiche come strumento di pace

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Banche etiche

Presentato il Manifesto per una finanza di pace. 70 istituti di credito di 45 diversi Paesi hanno lanciato un appello per porre fine agli investimenti nelle guerre

 

Gli istituti di credito internazionali possono svolgere un ruolo fondamentale nel finanziamento dello sviluppo sostenibile. Ma questo obiettivo che comporta in particolare l’eliminazione della povertà, la riduzione delle disuguaglianze e la lotta ai cambiamenti climatici, richiede una prospettiva a lungo termine, con i Governi, il settore privato e la società civile che devono lavorare insieme. Tuttavia, un Mondo più incerto favorisce comportamenti più a breve termine. Pertanto, le imprese private esitano a impegnare fondi in progetti di investimento pluriennali. Durante i periodi di insicurezza finanziaria, le famiglie spesso si concentrano sui propri bisogni immediati. E la politica è a volte guidata da cicli sempre più ristretti. È necessario, quindi, uno sforzo a tutti i livelli per garantire un’azione collettiva rafforzata che possa aiutare a ridurre l’incertezza sul futuro che stiamo vivendo.

I principi della responsabilità bancaria

Per questo è fondamentale concentrarsi sull’innovazione finanziaria attraverso i piani introdotti dall’Agenda 2030 e dall’Agenda d’Azione di Addis Abeba che ha previsto una serie di misure volte a generare investimenti per affrontare concretamente le grandi sfide economiche, sociali e ambientali. Perché, come sostiene con forza il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: «La globalizzazione e il cambiamento tecnologico hanno contribuito a ridurre la povertà estrema a livello globale, ma la distribuzione ineguale dei benefici ha lasciato molti indietro».

E proprio per favorire una maggiore equità sociale le Nazioni Unite hanno approvato nel 2019 “I principi per un’attività bancaria responsabile” che forniscono la struttura per un sistema bancario sostenibile a livello strategico, di portafoglio e transazionale e in tutte le aree di business. I firmatari dei Principles for Responsible Banking sono passati da 130 agli attuali 338 Istituti bancari in 80 Paesi del Mondo che rappresentano il 53% del settore bancario globale.

I dati sull’economia mondiale

Purtroppo i rischi per lo sviluppo sostenibile sono ancora troppo alti. Gli ultimi dati pubblicati dall’Onu lo dimostrano chiaramente. La crescita economica mondiale rimane stabile intorno al 3%, ma probabilmente ha raggiunto il picco. I rischi del debito sono in aumento: un certo numero di Paesi, tra cui circa 30 tra quelli meno sviluppati e altri vulnerabili, sono già ad alto rischio di sofferenza del debito, ostacolando la loro capacità di investimento. La disuguaglianza è aumentata nelle Nazioni in cui vive la maggior parte delle persone nel Mondo e la crescita globale dei salari reali nell’ultimo anno è solo dell’1,8 per cento, la più bassa dal 2008.

Di fronte a questi dati allarmanti anche le Nazioni Unite sostengono che non è più rinviabile una radicale riforma dell’architettura finanziaria globale. La crisi che colpisce il sistema commerciale multilaterale può essere un’opportunità per rinnovarlo e renderlo idoneo allo sviluppo sostenibile. Le sfide nella ristrutturazione del debito sovrano hanno sensibilizzato la comunità internazionale nei confronti dell’inadeguatezza dell’architettura esistente e le crescenti vulnerabilità hanno sottolineato l’importanza di rafforzare la rete di sicurezza finanziaria globale mentre la digitalizzazione dell’economia ha alimentato il dibattito sul nuovo disegno del sistema fiscale internazionale.

Le banche etiche

Ma ora dalle parole bisogna passare ai fatti! Non basta prendere coscienza delle gravi emergenze che stiamo affrontando ma bisogna avere il coraggio di indicare con chiarezza le possibili vie di uscita. Sotto questo aspetto una prima proposta operativa per attuare una vera riforma dell’attuale sistema finanziario e bancario consiste nell’introdurre la netta divisione tra banche d’investimento o d’affari e banche commerciali o di deposito e la riduzione delle dimensioni massime delle grandi banche, ritenute troppo grandi per fallire. In questo nuovo contesto un ruolo essenziale potrebbe efficacemente essere svolto dalle banche etiche che in questi ultimi anni sono nate, sotto l’impulso e con il sostegno di parte della società civile.

Nell’ambito del mondo finanziario attuale hanno, per ora, un peso ancora limitato ma costituiscono un modello che potrebbe rivelarsi quanto mai utile per future evoluzioni. Banche eticheAccanto al modello finanziario dominante esiste quindi un’alternativa che funziona e che interroga il Mondo sull’urgenza di un cambiamento reale. Le banche etiche o quelle eticamente impegnate si attengono il più possibile a principi ancora più rigorosi rispetto a quelli della Responsabilità bancaria delle Nazioni Unite, basando la loro attività sull’“Ethical screening degli investimenti”. Sono oggi 70 e operano in 45 Paesi di Asia, Africa, Australia, America Latina, Nord America ed Europa. Sono riunite nel network Global Alliance for Banking on Values” (GABV).

Insieme gestiscono assets (patrimoni) che superano i 200 miliardi di dollari. Questi istituti di credito dediti alla sostenibilità servono più di 60 milioni di clienti in tutto il Mondo. L’obiettivo è quello di cambiare il sistema bancario in modo che sia più trasparente, sostenga la sostenibilità economica, sociale e ambientale e sia composto da una gamma diversificata di istituti bancari al servizio dell’economia reale.

Basta investire nelle guerre

Le banche etiche stanno lanciando un chiaro messaggio al mondo della finanza: è giunto il momento di porre fine agli investimenti nelle guerre. Durante il recente Summit mondiale della finanza etica, è stato presentato il rapporto Finanza di pace. Finanza di guerra“ commissionato dalla Fondazione finanza etica e dal GABV, che ha evidenziato l’enorme cifra di oltre 959 miliardi di dollari destinati dalle istituzioni finanziarie a supportare la produzione e il commercio di armi e hanno lanciato il Manifesto per una finanza di pace, condannando ogni tipo di conflitto perché sostengono che è arrivato il momento di trarre profitto dalla pace e non dalla guerra.

Nello specifico, le banche etiche intendono focalizzarsi principalmente sul far migliorare una cultura del risparmio in cui la crescita economica deve essere accompagnata da una umana e sociale, operando anche nell’ambito del microcredito per fornire a una clientela normalmente non assistita dalle normali banche (clienti non bancabili) prestiti a interesse relativamente basso.

Il microcredito

In questo senso sono da segnalare anche le Mag (Mutue di Autogestione), cooperative finanziarie che attraverso lo strumento della micro finanza si rivolgono alle fasce più povere della popolazione ispirandosi alle idee dell’economista bengalese Muhammad Yunus insignito del premio Nobel per la pace nel 2006 proprio per essere il “padre del Banche etichemicrocredito”, per aver cioè favorito lo sviluppo economico-sociale dal basso fin dal 1983 per mezzo del microcredito gestito attraverso la banca etica Grameen Bank”. Secondo Yunus «il sistema bancario deve diventare inclusivo, comprendere cioè la possibilità di concedere servizi ai vasti strati della popolazione. L’attuale invece è esclusivo: estromette dalla propria sfera chi ha pochi mezzi. È un sistema bancario errato che condanna la maggioranza della popolazione alla povertà. Le banche sono protettive e attente soltanto verso chi guadagna tanti soldi. Per questo motivo bisogna cambiare lo stato di cose esistente».

È arrivato infatti il tempo in cui ognuno, come cittadino, risparmiatore, lavoratore o pensionato e consumatore, debba fare la propria parte e debba prendere coscienza che l’utilizzo del proprio denaro ha conseguenze dirette sul futuro suo, su quello dei suoi simili, dei suoi figli e nipoti. A questo proposito quando sottoscriviamo in banca un fondo pensione o di investimento o anche un semplice conto corrente abbiamo il diritto e il dovere di chiedere al gestore: Come sono impiegati i miei risparmi? Che cosa fa la mia banca con i miei soldi? I miei risparmi che tipo di fondi vanno a incrementare? Se saremo sempre di più a porre queste domande alle banche e ai loro intermediari, le risposte dovranno arrivare e il sistema finanziario diventerà così più trasparente.

 

Orazio Parisotto

Foto © Italia che cambia, Fondazione Grameen Italia, ONU/Eskinder Debebe, Banca etica Tyler Nix su Unsplash, GABV

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Orazio Parisotto
Studioso di scienze umane e dei diritti fondamentali, è fondatore e presidente di Unipax, Ngo associata all’UN/Dgc Department of Global Communications delle Nazioni Unite e all’ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile - Agenda 2030 dell’Onu. Già consigliere-administrateur al Parlamento europeo è autore di numerosi saggi e pubblicazioni sull’Ue, i diritti dell’uomo e la pace. Su questi temi ha realizzato progetti educativi multimediali su piattaforme digitali (web giornali radio, web tv e strumenti didattici in e-learning), in collaborazione con l’Unione europea e ha promosso il “Progetto pilota di Educazione Civica per un Nuovo Umanesimo” per le scuole superiori. Scrive come editorialista su varie testate specializzate in relazioni internazionali e ha un Blog su geopolitica e diritti umani. È coordinatore del Comitato Promotore del Progetto United Peacers - The World Community for a New Humanism ed è membro del Comitato Scientifico dell'Università Internazionale per la Pace

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