Sicurezza dei prodotti: primo round al Parlamento per “Made in” obbligatorio

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L’assemblea di Strasburgo ha chiesto a forte maggioranza misure obbligatorie per i beni non alimentari venduti nel mercato unico

I deputati del Parlamento europeo in occasione dell’ultima sessione plenaria prima delle elezioni europee del prossimo 25 maggio hanno adottato con un’importante maggioranza il provvedimento per rafforzare la sicurezza dei prodotti e la loro tracciabilita richiedendo l’introduzione obbligatoria del marchio di origine sui prodotti di consumo, meglio conosciuto come “made in”.

L’assemblea di Strasburgo, forte dei due terzi della plenaria con 485 voti favorevoli, ha chiesto misure obbligatorie per i prodotti non alimentari venduti nel mercato europeo grazie a una rafforzata sorveglianza e a criteri di sicurezza dei prodotti. I deputati, guidati dalla pattuglia stavolta coesa dei 73 italiani, hanno chiesto pene più severe per le imprese che non rispettano le norme di sicurezza e vendono prodotti potenzialmente pericolosi, redendo giustizia al sistema industriale europeo e alle sue PMI.

In linea con la proposta della Commissione europea di rendere obbligatorio il marchio del Paese d’origine, sostituendo così l’attuale sistema volontario, il Parlamento europeo ha ribadito l’importanza delle etichette “Made in” in quanto permetterebbero maggiore tracciabilità delle merci oltre a rafforzare la tutela dei consumatori. «Questo è un grande passo in avanti per la trasparenza della catena di fornitura dei prodotti», ha affermato una delle due relatrici, la socialista danese Christel Schaldemose. La collega finlandese Sirpa Pietikãinen dello schieramento popolare ha dal canto suo sottolineato come questo voto costituisca un avanzamento decisivo per una più forte e coordinata sorveglianza a livello europeo a beneficio dei consumatori.

 

In base ai dati elaborati dal sistema di allerta rapida dell’UE per i prodotti non alimentari pericolosi RAPEX a oggi circa il 10% dei beni presi in esame non è riconducibile al produttore.

Secondo la proposta approvata, i produttori europei potrebbero scegliere se mettere sull’etichetta la dicitura “Made in EU” oppure il nome del loro Paese.

Per le merci prodotte invece in luoghi differenti, il “Paese di origine” sarebbe quello in cui il bene ha subito “l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale, economicamente giustificata”, che si sia conclusa con la produzione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione.

Il Parlamento chiede inoltre alla Commissione di elaborare una lista nera a livello UE delle imprese che hanno violato intenzionalmente e ripetutamente le norme di sicurezza dei prodotti prevedendo sanzioni proporzionate

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e dissuasive. Suggeriscono, inoltre, la creazione di una banca dati paneuropea delle lesioni legate a un prodotto difettoso o pericoloso.

Tocchera ora al Consiglio a guida italiana dal prossimo 1 luglio a chiudere la partita e trovare l’accordo finale con il Parlamento europeo per rendere operativo il provvedimento.

 

Foto © European Community, 2014

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Andriko Mouapesi
Economista di formazione e giornalista iscritto dal 2005 all'elenco pubblicisti. Freelance per diversi media collabora attualmente con diverse testate online in particolare su EU affairs.

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