Varsavia sotto esame Ue, minaccia lo stato di diritto

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La Polonia rischia nonostante il cambio di premiership. Fra le sanzioni più gravi anche la sospensione del diritto di voto al Consiglio europeo

È attesa per mercoledì la decisione della Commissione europea sull’autoritarismo polacco. Da Bruxelles è stato già dato il segnale con la proposta, da parte dell’esecutivo Ue, di far scattare contro Varsavia – per la prima volta nella storia dell’istituzione sovranazionale – la procedura per avviare le sanzioni dell’articolo sette, per le violazioni allo stato di diritto in Polonia. Una mossa che nei giorni scorsi è stata appoggiata dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, alla fine del summit nella capitale europea per l’incontro fra capi di Stato e di governo.

Nel mirino c’è la riforma della giustizia del Paese centro-orientale che limita l’autonomia della magistratura. I commissari europei in riunione il 20, salvo sorprese, dovrebbero far partire l’ultima fase di quel meccanismo di allerta e sorveglianza pensato nel 2000, per evitare il ripetersi di un nuovo caso Austria, quando il Fpoe di Joerg Haider entrò a far parte della coalizione di governo. Una strada usata tra l’altro da Bruxelles, anche per far pressione sul governo del leader ungherese Viktor Orban, da tempo in rotta di collisione con l’Ue, ma mai percorsa fino infondo.

Sembra che niente sia cambiato nonostante a rappresentare il Paese, che in assoluto riceve più fondi strutturali (e utilizza) in assoluto, non ci sia più l’ex premier Beata Szydlo sostituita al vertice del governo polacco da Mateusz Morawiecki (insieme nella foto d’apertura), personaggio ritenuto ben introdotto in ambienti europei e già all’opera nei giorni scorsi con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e con lo stesso Macron. Ma il via libera a due leggi, una sul Consiglio della magistratura e una sulla Corte suprema, che affidano i poteri di nomina dei nuovi membri a guardasigilli e presidente, privando la magistratura della propria autonomia, hanno reso tutto più difficile.

Del resto, nei suoi avvertimenti iniziati nel luglio 2016, l’istituzione aveva messo in guardia il governo di Varsavia: se avesse legiferato per acquisire il potere di allontanare i giudici dell’Alta Corte, sarebbe partita la procedura per attivare le sanzioni più gravi, previste dall’articolo 7 (comma 1) dei Trattati, che nella sua forma più pesante prevede anche la sospensione del diritto di voto al Consiglio. Un’arma scarica in partenza, visto che è necessaria l’unanimità degli Stati membri (quattro quinti per partire, previa approvazione del Parlamento europeo) ed è già stato annunciato il voto contrario del leder magiaro Viktor Orban.

 

Izydor Kozłowski

Foto © CNN

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