“Fondare un’associazione e svilupparla in Europa” spiegato da TIA Formazione

0
1304

L’omonimo seminario teorico pratico si è svolto a Roma presso la sala congressi “Mais Onlus”, sabato scorso, a cura di Ines Caloisi e Francesco Lucà

Esperienza concreta di come realizzare un associazione e costruirla passo passo fino a operare nell’Unione europea. Sabato 3 ottobre, presso la sala congressi “Mais Onlus” a Roma, la dottoressa Ines Caloisi ha tenuto il seminario teorico pratico “Fondare un’associazione e svilupparla in Europa” promosso da TIA Formazione, media partner di Eurocomunicazione. Presente in sala un pubblico eterogeneo nelle sue ambizioni: chi già membro o presidente di un’associazione avviata e chi cercava gli strumenti necessari per intraprenderne una. Obiettivo comune: puntare a una associazione funzionale in ambito europeo. Base indispensabile, così come spiegato dalla relatrice, è quella di avere un’idea valida e perseguirla tenacemente. Ma forse, anche prima dell’idea in sé, è necessario lavorare sulla propria concezione di “spirito europeo”: comprenderlo, diffonderlo e crearne il nucleo della propria programmazione.

E’ cruciale soffermarsi su questa nuova concezione, perché essendo, l’Ue una realtà relativamente giovane, i suoi principi sfuggono alla maggior parte dei cittadini europei. E’ certo che per iniziare una qualsiasi attività c’è bisogno di una squadra, e, a tal proposito, è giusto sottolineare che fondamentali sono le persone di cui ci si circonda e a cui ci si affida nel momento in cui si fonda un consiglio direttivo e un comitato scientifico, il quale può avvalorare la credibilità della vostra immagine. L’efficienza dello staff è direttamente proporzionale al successo di un’associazione: è determinante, dunque, condividere idee e obiettivi con le persone che gestiscono l’associazione (o più in generale un’azienda) e far in modo che possa esserci una crescita professionale e personale da ambo le parti.

image2Sarebbe bene che la “Human Resource” fosse orientata verso una spinta europea, e avesse quindi conoscenze accademiche rispetto alle istituzioni comunitarie e ai suoi meccanismi, strumenti necessari per sapersi muovere in modo ragionato. Passando a un settore più tecnico, determinante è stato l’intervento del dottore commercialista Francesco Lucà, il quale ha sottolineato come gestire un’associazione sia quasi come gestire un’impresa, dove quindi è necessario monitorarne meticolosamente l’economia. E’, infatti, abbastanza comune sottovalutare la gestione fiscale e amministrativa e ritrovarsi, talvolta, a pagare sanzioni per diverse mancanze. Il consiglio, anche qui, è quello di affidarsi a un consulente qualificato che sappia “empatizzare” con i vostri bisogni.

Dal momenti in cui l’associazione è partita e può dirsi in regola è necessario lavorare sulla comunicazione e promozione, iniziando a creare un sito accessibile (questo può prevedere anche la presenza di banner pubblicitari) e un logo (anche se non obbligatorio), affinché i vostri propositi siano facilmente reperibili. Creare un messaggio efficace è sicuramente molto utile, perché consente al lettore di percepire i valori di cui ci si fa portatori. Inutile negare come in questi anni i social networks si siano resi indispensabili se si vuole coinvolgere un bacino ingente di persone. Si consiglia, quindi, la presenza sulle maggiori piattaforme, quali Facebook e Twitter.

StampaSe è vero che stiamo vivendo un’era digitale, è altrettanto vero che il rapporto umano rimane comunque la strada maestra: consigliabile dotarsi di un ufficio stampa, il quale curerà e svilupperà rapporti con i media, reti e istituzioni. E’, inoltre, considerato professionale creare una mailing list a seconda delle mansioni di chi deve ricevere le informazioni, e realizzare una newsletter che catturi l’attenzione anche a livello visivo (si ribadisce l’importanza di un buon grafico). Comunicazione destinata anche ad acquisire partnership, instaurare un’attività di networking e lobbying a fronte della creazione di “reti” per sostenere interessi comuni. Tutto questo per porre le basi per avere credibilità a livello nazionale e non, oltre a instaurare relazioni che siano all’insegna di un reciproco vantaggio.

Se ci si muove a livello extra-nazionale, va da sé che ci si deve adeguare agli usi di una determinata cultura. In prima linea la lingua inglese, da cui non si può prescindere, utilizzata in ogni ambito, anche tra due persone che possiedono la stessa madrelingua. Certo è che la conoscenza del francese sarebbe un fiore all’occhiello, se si vuole essere assorbiti dalla capitale che ospita tutte le istituzioni europee: Bruxelles. E’ da lì che è consigliabile partire, perché essa costituisce l’anima dello spirito europeo, essendo crocevia di numerose culture. Tenete in conto, pertanto, che sarete coinvolti in sistemi complessi e di molteplice natura. Scoprirete quanto è stimolante confrontarvi con altre realtà che vi forniranno non pochi stimoli, i quali costituiscono una fonte di continuo rinnovamento, necessario per rimanere sul mercato e fronteggiare una potenziale competizione.

Questi sono, in parte, gli strumenti che si dovranno utilizzare e i contesti con cui ci si dovrà confrontare. Ma niente può evitare eventuali circostanze negative. E’ molto frequente, infatti, che un’associazione all’inizio sia in perdita o che, addirittura, continui a esserlo una volta avviata. Gli alti e i bassi sono superabili se quello che vi spinge è valido e ben consolidato: con caparbietà, scaltrezza e buona volontà troverete vie d’uscita adeguate. Essere sempre al passo coi tempi e fornire prodotti utili alla società è, quasi sempre, la chiave vincente per favorire la navigazione spedita del vostro lavoro e il conseguimento di soddisfazioni solide arriverà ben presto.

«Abbandonate ogni rigidità di pensiero, e spogliatevi delle concezioni locali di cui molto spesso, noi italiani, siamo intrisi. Partite e cercate di “respirare l’Europa” perché basilare per la nascita di ogni organizzazione consapevole è la presenza in loco per testarne i funzionamenti; solo così potrete trarre vantaggio dall’enormità di possibilità che il nostro continente ci offre. Aprite ai giovani e alle università, guardate agli sbagli come una lezione e al cambiamento come possibilità».

 

Giada Bernile

Articolo precedente“Una vignetta per l’Europa”: è Marilena Nardi la vincitrice del concorso
Articolo successivoAbruzzo, polmone verde d’Italia e d’Europa

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui