Dietro il pronao del monumento, sono visibili ancora oggi le tracce di un altro frontone, che sovrasta l’attuale, forse un clamoroso errore degli architetti antichi?
Sappiamo che gli antichi romani sono stati in assoluto i più grandi costruttori dell’antichità: acquedotti, strade, templi, palazzi, fognature, insomma tutto quello che oggi è la ricchezza di una moderna città a Roma già esisteva più di duemila anni fa.
Purtroppo, come tutte le cose sottoposte al trascorrere del tempo, di tutto questo ingegno rimangono solo tante rovine. Solo un monumento si è salvato, praticamente intatto, simbolo del potere politico-religioso di Roma: il Pantheon.
La sua edificazione in questo luogo non è causale, è dovuta alla tradizione che vuole che proprio in quest’area Romolo, durante una furiosa tempesta, fu portato da un aquila nell’Olimpo degli dei e glorificato, una tesi riportata anche dallo storico Svetonio.
In origine il Pantheon (dal greco pan, “tutto” e theon “divino”) era un tempio di piccole proporzioni dedicato fin d’allora a tutte le divinità romane.
Eretto tra il 27 e il 25 a.C. dal console Agrippa, prefetto dell’imperatore Augusto, ebbe nei secoli importanti e imponenti ristrutturazioni.
Dopo meno di 120 anni, l’imperatore Domiziano lo riedificò nell’80 d.C., dopo un violento incendio, ma il tempio non aveva pace e dopo appena trent’anni fu colpito da un fulmine andando nuovamente a fuoco.
Dobbiamo la sua forma attuale all’imperatore Adriano che seguì i lavori personalmente, dando anche un tocco di eclettismo unendo la caratteristica struttura cilindrica romana al pronao di stampo prettamente greco.
L’intenzione dell’imperatore era di edificare il nuovo Pantheon come un tempio per tutti gli Dei, un gesto che oggi potremo definire ecumenico anche per quei cittadini dell’Impero romano che non adoravano le divinità di Roma.
Per questo progetto scelse come architetto, anzi lo “ereditò“ da Traiano, Apollodoro di Damasco che aveva lavorato a Roma fin dal 91 d.C, ed era certamente tra i più grandi della sua epoca.
Con grande generosità, Adriano sul timpano del pronao non mise il suo nome, ma quello del suo primo costruttore Agrippa, come si legge ancora la dicitura latina: “Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta”.
Il Pantheon, ancora oggi, è il monumento romano che ostenta i primati più numerosi: intanto è l’unico che si è conservato in ottimo stato, ha la cupola in muratura più imponente nella storia dell’architettura, considerato anche l’antesignano dei moderni luoghi di culto ed è stata l’opera dell’antichità in assoluto più copiata e imitata.
Michelangelo la considerava addirittura opera di angeli e non di uomini. Eppure in questa magnifica costruzione c’è qualcosa che non torna, anzi, mette in dubbio la grandezza degli architetti e degli ingegneri romani.
Il noto studioso di Roma, Armando Ravaioli, si chiedeva «Quanti in piazza del Pantheon, oltre che al più grandioso, più significativo e meglio conservato dei monumenti romani antichi, dedicano un’occhiata ai muri degli edifici, o alla sua sommità?» e aveva ragione. Con non poca fatica, essendo molto in alto, quasi occultato dal frontone sulla piazza, si può rilevare l’errore degli antichi architetti.
Proprio dietro al pronao, ci sono le tracce visibili di un altro frontone, più sollevato di quello attuale di circa tre metri e il suo vertice sfiora la cornice superiore del tamburo.
Una differenza non da poco, ma perché due frontoni?, forse ci sono stati dei ripensamenti nella costruzione o un errore madornale?
Non abbiamo ovviamente prove, perciò anche gli studiosi sono aperti a varie ipotesi.
Certamente, un pronao più alto e imponente avrebbe avuto un effetto prospettico più equilibrato e piacevole con colonne molto più alte di quelle attuali, ma allora perché non costruirlo? Vediamo le ipotesi di questo eventuale errore.
Le cave egiziane di Assuan, erano famose per il loro granito da cui si ricavavano le colonne dei templi, ma non era sufficientemente robusto per sostenere fusti monolitici di dimensioni eccezionali. Una ipotesi assurda pensare che attenti ingegneri romani non sapessero valutare il peso specifico di portata di questo granito.
Un altra ipotesi teorizza la possibilità di un errore: dall’Egitto arrivarono colonne più basse del previsto e per l’impossibilità di procurarsi quelle adatte, i costruttori risolsero il problema abbassando semplicemente, si fa per dire, l’altezza del pronao, infine tra le tante, che il finto frontone serviva a reggere la spinta della cupola, ma non sembra possibile secondo dei calcoli ingegneristici.
Sono state fatte tante congettura, ma stupisce che se fosse stato un errore come mai nessuno storico, anche posteriore, non ne abbia mai fatto accenno, e si che raccontavano proprio tutto, oggi potremmo definirli dei veri amanti dello scoop, non solo, ma se così non fosse perché nessuno lo ha mai spiegato il secondo frontone?
Un vero mistero senza soluzione.
Antonello Cannarozzo
Foto © Wiki e Creative Commons
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Per saperne di più:
Il Pantheon, le espropriazioni e le demolizioni alle terme di Agrippa
di Costantino Maes;
Ed. Del Popolo Romano, 1881
La forma e la costruzione delle cupole nell’architettura romana
di Guglielmo De Angelis D’Ossat; 1941,
ristampato 1982
ed. Marcucci
Il Pantheon e i monumenti adiacenti
di Giuseppe Lugli ;
ristampa ed. Scienze e lettere 1989
La rotonda di Roma. Uno studio di Pantheon di Adriano
di Kjeld De Fine Licht
ed Copenhagen, Gyldendal
Architettura Romana
di Gilbert Picard
ed Milano, Il Parnaso
Ci sono informazioni a riguardo i bassirilievi sul frontone, che fine hanno fatto? Dove sono ora?
mario.