Ombudsman: deve finire il sistema dei tirocinanti non retribuiti

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La mediatrice europea Emily O’Reilly si riferisce allo sfruttamento delle collaborazioni gratuite da parte delle delegazioni all’estero dell’Ue

A seguito di una denuncia presentata da un giovane tirocinante Ue – un cittadino austriaco che ha lavorato come stagista non retribuito in una delegazione dell’Unione europea in Asia – la mediatrice europea (Ombudsman) Emily O’Reilly ha raccomandato che il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae, o EEAS, dall’acronimo inglese European External Action Service’s) retribuisca tutti i suoi collaboratori con un’indennità adeguata per consentire un maggiore accesso per i giovani di tutte le provenienze.
Il Seae ha avuto quasi 800 apprendisti (su 6.000 persone impiegate) nelle sue 139 delegazioni di tutto il mondo nel 2016, il cui tempo a pieno servizio non è stato remunerato. I collaboratori devono coprire tutti i costi compreso l’alloggio, il viaggio e l’assicurazione sanitaria, un sistema che discrimina chiaramente quei giovani che abbiano mezzi limitati. Ad eccezione del Seae, nelle altre istituzioni dell’Unione europea i tirocini retribuiti sono la norma. Anche i tirocinanti Seae con sede a Bruxelles sono comunque retribuiti.

La Mediatrice europea spiega come l’eventuale indennità garantirebbe più giovani possibili, che saranno incoraggiati a fare domanda per un tirocinio a prescindere dalla propria situazione finanziaria. «Tirocini in quello che è, a tutti gli effetti, il ministero degli Esteri dell’Ue può essere un significativo trampolino di lancio per le carriere dei giovani e dovrebbero essere disponibile per la più ampia base di persone possibili».

«Tirocini non retribuiti possono perpetuare l’esclusione sociale, di fatto impedendo ad alcuni ragazzi di migliorare le proprie competenze e qualifiche, che possono avere un effetto a catena sulle ulteriori possibilità di carriera». «Il servizio diplomatico Ue» – continua la mediatrice O’Reilly – «dovrebbe dare l’esempio in tutto il mondo, garantendo che tutti abbiano la possibilità equa e giusta per garantire che tali tirocini siano valutati. Ciò andrà a beneficio sia dei tirocinanti che delle delegazioni».

La mediatrice ha proposto che un’indennità adeguata potrebbe essere basata sul costo della vita nel Paese in cui si trova la delegazione. L’Ombudsman europeo è consapevole del fatto che pagare per i tirocinanti presso le delegazioni solleva questioni di bilancio, ma sa che questo problema sarà eventualmente risolto con l’autorità di bilancio dell’Unione europea (Europarlamento e Stati membri).

 

Nicola Del Vecchio

Foto © European Ombudsman

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