Blockchain e le possibilità di investimento nella fintech

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A Londra il Business Club Italia organizza l’evento per raccontare le opportunità di sviluppo intorno alla piattaforma di nuova tecnologia

Era il 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria, quando Satoshi Nakamoto, pseudonimo dell’anonimo inventore (o gruppo di inventori) dei Bitcoin, propose un sistema di trasferimento della moneta virtuale che permettesse pagamenti online diretti da pari a pari, senza bisogno di intermediazioni da parte di istituti finanziari. Un anno dopo, il primo blocco di Bitcoin è stato “minato” (ottenuto, secondo il gergo tecnico) sulla piattaforma di dati Bitcoin blockchain.

Business Club Italia Per informare gli imprenditori italiani nel Regno Unito sulle possibilità offerte dalla tecnologia blockchain, il Business Club Italia di Londra ha organizzato un incontro presso l’Armourer’s Hall con ospiti d’onore Guido Branca, capo dipartimento della finanza tecnologica della società di consulenza Ploutos International, e Massimo Catizone, fondatore e amministratore delegato della Ploutos.

Business Club Italia Ad oggi il mercato di capitalizzazione delle criptovalute gira intorno ai 300 miliardi di dollari, una singola transazione di Bitcoin è valutata sopra i 14mila dollari (alla data della pubblicazione, ndr). In meno di dieci anni una crescita superiore a quella della Microsoft. Un altro fenomeno legato alle cryptovalute sono gli ICO, Initial Coin Offering. Nel solo ottobre di quest’anno sono state finanziate un centinaio di start up grazie a questo mezzo.

Parte integrante di questo sviluppo rapidissimo è dunque la tecnologia blockchain, utilizzabile per documentare ogni aspetto delle transazioni, finanziarie o di altro tipo, fondamentale soprattutto quando non c’è una piena fiducia tra le parti contraenti. Ad essa si sono rivolte aziende come Walmart, il colosso statunitense della vendita al dettaglio, per tracciare le merci; quasi tutti gli istituti bancari e finanziari hanno iniziato a testare la tecnologia e persino alcuni Stati, come l’Estonia, che ha adottato blockchain per uno schema di identità digitale che aiuti i cittadini verso una più facile interazione con l’amministrazione pubblica.

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Guido Branca

La blockchain, come suggerisce il nome, è strutturata in blocchi, che contengono un certo numero di Bitcoin e immagazzinano i dati di tutte le transazioni e degli utenti che li effettuano. La sicurezza è garantita dalla sincronizzazione crittografica che questa piattaforma svolge con il sistema Bitcoin o con le altre tipologie di criptovalute – per quanto Bitcoin sia la più famosa e diffusa.

Queste tecnologie sono ancora, in parte, in via di definizione e per questo è importante capire come potranno influenzare la società del futuro, anche in termini di diritti civili individuali e collettivi.

Guido BrancaBlockchain ha favorito una riesamina della questione tra centralizzazione e decentralizzazione del web, così come ha riacceso il dibattito su valori e valute, su democrazia e governance digitale, sulla struttura fondante di internet, obbligando a un confronto sulle controversie morali e politiche che indirizzano le scelte che da una parte definiscono la privacy e l’anonimato e dall’altra stabiliscono e rafforzano la fiducia.

Il risultato sarà una riformulazione del concetto di pubblico e privato, personale e sociale, ridefinendo la società secondo le linee di quello che viene chiamato capitalismo 2.0. La Bitcoin è lo sviluppo della piattaforma blockchain più famoso, ma ci sono molti altri aspetti e tecnologie che influenzeranno il modo in cui pensiamo alla costruzione del futuro.

Business Club Italia Guido Branca«Non si tratta di implementare la tecnologia blockchain di per sé», spiega Branca, «ma di capire se le pratiche di business abbiano una distribuzione di dati che la blockchain può migliorare o se questi stessi affari abbiano bisogno di sicurezza per la protezione dei dati dei clienti e la loro identificazione, o ancora se ci siano progetti che possano usare le criptotecnologie come risorsa».

Si arriverà un giorno a una diffusione capillare delle criptovalute? Al momento questo sembra un settore ancora altamente specializzato, di nicchia, «non pronto per il grande pubblico», l’opinione di Branca. Vantaggi più tangibili possono esserci invece per «perfezionare l’efficienza degli affari, abbattendo i costi e migliorando l’interfaccia con i clienti e i servizi a loro dedicati. Dal punto di vista degli utenti, la richiesta era preesistente la domanda, dal lato dei fornitori incrementa invece la catena dei servizi di approvvigionamento e accresce l’offerta in maniera significativa, con bassi costi marginali».

Non tutto il potenziale di blockchain è stato ancora sfruttato, le possibilità di investimento fuori dal perimetro della finanza tradizionale sono significative e alcuni numeri li abbiamo già anticipati. 300 miliardi di capitalizzazione delle criptovalute, 2 miliardi raccolti dal 2013 attraverso gli ICO a supporto delle start up – di questi addirittura 1,3 miliardi solo nel 2017 – quasi 1500 start up ancora da incontrare attraverso il progetto ICO, le cifre che fanno affermare come blockchain sia uno «stadio di incubazione dello sviluppo».

Business Club Italia Guido BrancaUn certo numero di segmenti chiave della finanza tecnologica sono scarsamente regolamentati o non lo sono del tutto, per cui è facile aspettarsi che nel prossimo futuro ci possano essere cornici legislative in cui inserire il volume d’affari e la diversificazione di prodotti che la fintech, la finanza tecnologica, può fornire. Per Guido Branca nel futuro «ci saranno tante blockchain e l’obiettivo da raggiungere sarà l’interoperabilità – questo e il Santo Graal».

Tutto questo potrà creare nuove barriere e rimodellare il mercato, la mancanza di una visione di insieme potrebbe perciò erodere valore per gli investitori. In questa branca si inserisce la Ploutos, protagonista dell’incontro londinese. Come società di consulenza, deve muoversi con la necessità di saper interpretare in maniera anticipata come si andrà a sviluppare il settore, in modo da capire in quali aree sarà più agevole creare un valore aggiunto.

Tutto sta nell’individuare il punto di equilibrio tra normazione, libertà della rete, sviluppo, sicurezza e trasparenza, non solo a livello dei singoli ordinamenti ma soprattutto in un’ottica di respiro internazionale. «Vedo un futuro dove queste tecnologie ci aiuteranno a creare un mondo dove la privacy personale e l’anonimato possano coesistere con la protezione e la sicurezza pubblica», chiude Guido Branca.

Raisa Ambros

Foto © Matt Pople; Business Club Italia

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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