Rivoluzione digitale e Big data, confronto alla Camera dei deputati

0
713

La sfida etica e tecnologica della Pubblica amministrazione e del privato nel ridare ai cittadini i dati che producono, il confronto tra attori dell’innovazione 4.0

Come gestire i Big data e fare in modo che la collettività si riappropri dei dati che produce?

Questa è la sfida che si è posta ai relatori al convegno Data to Change, Human Digital Trasformation, organizzato dal Dipartimento delle politiche Europee e l’associazione InnovaFiducia, svoltosi il 15 Gennaio a Roma alla Camera dei deputati.

L’obiettivo del convegno è quello di riflettere sui Big data, ovvero su tutti i dati che oggi produciamo consapevolmente o no attraverso la crescente tecnologia che ci circonda. Dati che non possono essere più un monopolio di poche aziende, che usano tali informazioni per una profilazione dell’utente volta a comprendere i consumi e a vendere prodotti mirati. I dati devono essere invece utilizzati per migliorare la collettività e dare alle politiche la possibilità di azioni sempre più efficaci, con maggior trasparenza e partecipazione del cittadino.

I temi del convegno sono stati: i Big data, l’innovazione digitale, l’IA, l’Unione europea e la società digitale. Il tutto affrontato in diversi panel. Hanno moderato Federico Ferrazza (Wired) Massimo Sideri (Corriere della sera) e Barbara Carfagna (Rai).

Ad aprire il dibattito è stato Sandro Gozi, sottosegretario per le Politiche e gli Affari europei. Gozi ha ricordato come l’obiettivo del dipartimento è sempre stato la trasformazione e l’innovazione, non solo in Italia ma soprattutto per una Europa digitale. Sforzo iniziato a partire dal semestre a guida italiana nel 2014 con gli eventi Digital Venice e Digital day a Bruxelles. Il sottosegretario ricorda, come una società digitale può essere uno strumento per una politica e una democrazia transnazionale europea. “Data to change” è come i dati possono indebolire le istituzioni oppure con innovazione essere lo strumento con cui rafforzare le stesse, con più trasparenza e partecipazione per i cittadini. Per questo motivo dice Gozi, la scienza e la conoscenza saranno sempre più importanti nel contesto istituzionale politico e soprattutto la crucialità dei dati, anche per contrastare il fenomeno delle fake news. Il contesto della legislazione in questo ambito ribadisce il sottosegretario deve essere europeo, poiché se si lascia alle singole e miopi realtà nazionali rischiamo di perdere la scommessa del digitale. Egli ricorda come là dove c’è stata l’azione europea i vantaggi sono stati per tutti, ricordando l’abbattimento del Roaming il 15/06/2017 e la nuova manovra della Commissione europea sulla portabilità digitale , in vigore il 1 Aprile 2018. Tuttavia, secondo Gozi molti rimangono i punti da migliorare, accesso al credito nel mercato unico digitale europeo per le PMI, la necessità di introdurre la libera circolazione dei dati come 5 libertà fondamentale dell’Ue, accompagnata tuttavia, da politiche dei dati in tema di privacy, accesso e utilizzo.

Sulla crucialità dei dati, si sofferma anche Felicia Pelagalli, presidente di Innovafiducia che ribadisce come i data, abbiano cambiato le nostre società. Infatti la presidente afferma, che se negli anni 80 eravamo consumatori, adesso siamo produttori di dati, poiché qualunque azione che noi compiamo con l’aiuto tecnologico ne genera di nuovi. Tuttavia la dottoressa si è soffermata sulle potenzialità positive di questi dati. Infatti, tutte queste informazioni detenute non solo dalle aziende private, ma soprattutto dalla pubblica amministrazione possono essere uno strumento poderoso. La necessità di fare Open Data, che può portare al benessere delle comunità e permettere una maggiore esplorazione di internet, che negli ultimi tempi rischia di sovrapporsi ai social networks e ai loro contenuti indicizzati (col rischio di Gabbie dorate) che ne rappresentano solo una parte.

Sul tema della digitalizzazione e data for policy della pubblica amministrazione, questa è la sfida di Diego Piacentini il capo del Team per la trasformazione digitale, che illustra il DAF (Data & Analytics Framework). Secondo Piacentini il problema della pubblica amministrazione non è possedere i dati o le loro pubblicazioni che sono numerose. Il problema è la fruibilità dei contenuti e la loro organizzazione, problema che una volta risolto sarà una svolta epocale negli enti pubblici, che raccolgono tanti dati che non sfruttano o non scambiano con altre istituzioni. Per Piacentini il DAF, può essere lo strumento utile a chi costruisce o analizza i servizi dentro e fuori dagli enti pubblici. Ovvero quell’insieme di linee guida, tecniche, che consentirà a tutte le varie anime della P.A di immettere i dati un unico sistema coerente e più efficace per cittadini e imprese.

Nella stessa linea, abbiamo avuto i pareri di Giorgio Alleva presidente Istat ed Emanuele Baldacci CIO Eurostat. Alleva ha affermato come una maggior integrazione delle diverse fonti disponibili, favorirà una rappresentazione della conoscenza più trasparente con maggior interoperabilità, tuttavia tutelando la privacy in questi processi. Mentre Baldacci ricorda la necessità di standardizazzione dei metodi di ricerca statistici, al fine di favorire un maggior confronto transnazionale e inoltre ricorda la necessità di avere un’alta qualità del dato raccolto, in modo che le politiche basate su di essi siano sempre più efficaci.

Sul ruolo dell’intelligenza artificiale e i Big data, l’argomento è trattato da Roberto Cingolani, direttore dell’istituto italiano di tecnologia e Dino Pedreschi, professore ordinario di Informatica all’Università di Pisa. Secondo Cingolani l’approccio verso i big data e le nuove tecnologie non deve essere timoroso, ma consapevole del fatto che le azioni hanno delle conseguenze. Riguardo alla società, egli ritiene che ci troviamo ad affrontare un fatto epocale. In passato il cambiamento tecnologico era intergenerazionale e dava alla società il tempo di adattarsi, ora invece e cosi rapido che in tra una generazione e quella successiva la differenza è marcata. Quindi per Cingolani la chiave è la formazione, in una società che va verso l’integrazione dell’uso dei robot nelle mansioni, questo sarà possibile solo grazie a sistemi di cloud computing in rete 5G, che permetteranno alle intelligenze artificiali di attingere in frazioni di secondo ai dati necessari alle loro mansioni. Per Dino Pedreschi la necessità di formazione, non si limita solo ad adattare la società ai cambiamenti della tecnologia, ma fare in modo che diventi una vera e propria intelligenza collettiva dei singoli individui, che agiscono in maniera coordinata tale da creare un ecosistema aperto di scambio di dati collettivo. Il tutto da conseguire tutelando la privacy, che sarà garantito dal nuovo regolamento generale per la protezione dei dati europeo in vigore nel maggio 2018 che farà in modo che i futuri algoritmi che potranno avere un impatto sulle decisioni delle persone, abbiano un sistema trasparente sul perché delle loro scelte in certi comportamenti.

Sul lato umano della società il contesto viene delineato da Luciano Floridi, professore ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford. Flordi ricorda come il digitale ha avuto la capacità di scollegare e unire concetti che si ritenevamo inseparabili/inconciliabili. Laddove concetti come online e offline alla luce del fatto che viviamo in una infosfera, ovvero in un mondo pervaso da informazioni che si ricevono e vengono emesse, rendono ormai necessario parlare di onlife. Tuttavia, secondo Floridi il vero obiettivo non è l’innovazione ormai raggiunta, ma disegnare il modello con cui vogliamo governare questo cambiamento, un modello di opportunità e necessità. Tuttavia, il modello attuale è un meta-progetto poiché la politica che dovrebbe gestire il cambiamento si limita solo a favorire la libera progettazione individuale emergentista senza favorire una vera idea innovazione che favorisca, la collettività degli individui, il pianeta e la felicità.

A concludere il dibattito Ernesto Ciorra, Head Innovability at ENEL Group, Tina Martino di OCTO Telematics e Monica Pratesi presidente società italiana di Statistica che sull’innovazione portata dai dati concordano su 3 punti. La necessità di diffondere cultura statistica per dare ai cittadini strumenti concreti per comprendere i dati, rivalorizzare la creatività e il sogno perché la nostra società ragiona troppo in termini di razionalità che è il ragionamento che possono fare le macchine a differenza del sogno, cioè la capacità di vedere le cose con innovazione che si può tradurre in sostenibilità. Infine, la visione di un futuro in cui casi d’uso dei Data permetteranno di dare risposte alle necessità quotidiane dei cittadini.

 

James Sekitoleko

Foto © James Sekitoleko

Articolo precedenteCon il restauro della Fontana dei Tritoni Malta risorge
Articolo successivoTravels: il jazz multiforme di Giampaolo Scatozza
James Sekitoleko
Cittadino italo-ugandese nato a Roma, Da sempre interessato ai temi della politica, dell’ambiente e soprattutto dell’innovazione digitale che sta cambiando profondamente i modi di vivere nella nostra società. Osservatore attento di Europa ed Unione europea. Persona curiosa a 360 gradi, coinvolto in varie realtà associative.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui