La Francia pone fine al Franco CFA in Africa solo a metà

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La valuta, criticata da molti, termina solo nella zona del continente occidentale. Nulla cambia per quella centrale, mentre all’orizzonte si staglia l’ECO

Mercoledì 20 Maggio, il consiglio dei ministri del governo francese guidato da Emmanuel Macron, ha adottato un disegno di legge che pone fine al Franco CFA (la moneta unica in vigore per lo più in ex colonie francesi) a partire da Luglio, con l’avvio di una riforma che porterà alla nascita di una nuova moneta, l’ECO. Tuttavia i Paesi coinvolti dal cambiamento sono solo gli otto membri dell’Unione economica dell’Africa occidentale (UEMOA) ovvero Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Mentre per quanto riguarda i 6 Paesi della Comunità economica dell’Africa centrale (CEMAC) vale a dire Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Rep. Centrafricana, Rep. del Congo, allo stato attuale la situazione resta invariata. Per questo motivo parlare di fine o pensione definitiva come invece riportato da fonti come Ansa, Repubblica, AdnKronos, risulta fuori luogo alla luce di processo ancora lunghi dall’essere conclusi.

Il progetto di legge che ha posto fine al Franco CFA secondo il portavoce del governo francese Sibeth Ndiaye, era un provvedimento “molto atteso” dai Paesi dell’Unione monetaria dell’Africa occidentale (UEMOA), poiché è il risultato del loro negoziato con la Francia durato tutto il secondo semestre del 2019. L’intesa finale è stata raggiunta 21 dicembre, in una conferenza stampa congiunta tenuta ad Abidjan (Costa D’Avorio) tra il presidente della Repubblica francese Macron e l’omologo ivoriano Alassane Ouattara, in cui era stata annunciata l’abolizione del franco CFA e l’intenzione di “aprire una nuova pagina”. Macron in tale circostanza aveva sottolineato che il «colonialismo fu un errore profondo, una colpa della Repubblica francese». Infatti la fine del franco CFA, vuole anche rappresentare la fine di un lascito dello sfruttamento coloniale del secolo scorso.

Cos’è il Franco CFA?

Il franco CFA è la valuta utilizzata da 14 Paesi africani, la maggior parte dei quali faceva parte dell’Impero coloniale francese con le uniche eccezioni della Guinea Equatoriale e Guinea Bissau. La valuta fu creata insieme al franco comorano (Isole Comore) e al Franco FCP in vigore nei territori della Polinesia Francese e della Nuova Caledonia. Le valute entrarono in vigore il 26 dicembre 1945, al momento della ratifica, da parte della Francia, degli accordi di Bretton Woods. In quel periodo storico la sigla indicava il franco delle colonie francesi in Africa (Colonies françaises d’Afrique). Con i processi d’indipendenza a partire dagli anni ’50 ha cambiato dicitura in “Franco della Comunità francese dell’Africa” nel 1958.

Il Franco CFA è il nome di due valute comuni che circolano in due zone, ognuna delle quali risponde a una rispettiva Banca centrale.

  • Il Franco della Comunità finanziaria dell’Africa (XOF) che accomuna tutti membri della dell’UEMOA ovvero Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo che hanno come istituto di emissione la BCEAO (Banque centrale des États de l’Afrique de l’Ouest).
  • Il Franco della Cooperazione finanziaria dell’Africa centrale (XAF) che accomuna tutti membri della CEMAC vale a dire Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Rep. Centrafricana, Rep. del Congo che hanno come banca centrale la BEAC (Banque des États de l’Afrique centrale).
  • Le rispettive valute non sono intercambiabili.

I due istituti centrali sono vincolati con le autorità francesi con accordi identici che prevedono le seguenti clausole:

  • Un tipo di cambio fissato alla divisa europea.
  • Piena convertibilità delle valute con l’Euro garantita dal Tesoro francese, a tal proposito dopo l’introduzione dell’Euro il valore del Franco CFA è stato agganciato alla nuova valuta ed è la Banca di Francia e non la BCE europea che continua a garantirne la convertibilità.
  • Un fondo comune di riserva di moneta estera a cui partecipano tutti i Paesi del CFA con almeno il 50% delle posizioni in riserva depositate presso il Tesoro francese, a garanzia del cambio monetario.
  • In contropartita alla convertibilità è prevista la partecipazione delle autorità francesi nella politica monetaria della zona CFA.

Il passaggio dal Franco CFA all’ECO cosa cambia?

I cambiamenti della riforma riguardano principalmente due aspetti in particolare: il governo politico (Governance) e il sistema economico.

Dal punto di vista economico:

  • Viene sancita la fine della centralizzazione delle riserve di cambio degli Stati dell’Unione economica dell’Africa occidentale (UEMOA) presso la Banca di Francia. Di conseguenza la Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale (BCEAO) d’ora in poi non avrà più l’obbligo di depositare la metà (50%) delle sue riserve di cambio presso la Banca di Francia e potrà disporne liberamente.

Dal punto di vista politico:

  • La Francia si ritira dagli organi di governo dell’Uemoa e della Bceao in cui era presente. Questo significa che dovranno essere redistribuiti gli incarichi vacanti da lei lasciati. La Francia rimarrà soltanto “un garante” per quanto riguarda alcune questioni.

Alcuni aspetti restano invariati, la nuova valuta ECO manterrà invariata la parità fissa con l’Euro attualmente stabilita a quota 655,96 Franchi CFA.

Critiche e perplessità

La nuova valuta ECO, ancor prima della sua messa in circolo, ha già sollevato dubbi e attenzioni. In primo luogo, la scelta per la nuova moneta di continuare a mantenere il cambio fisso con l’Euro con il monitoraggio della Francia che continua a fare da garante (ovvero garantirne la convertibilità), dinamica che pone il rischio concreto di rendere poco efficace la sovranità sulla moneta. Questa scelta già vista con il Franco CFA, se da un lato garantisce la stabilità della moneta e fa in modo che livello di indicizzazione sia forte, dall’altro facilita solo le importazioni dei prodotti e al contrario penalizza le esportazioni dei prodotti locali delle nazioni che la utilizzano. Un ulteriore dettaglio da non trascurare è il fatto che la nuova moneta come quella vecchia continuerà a essere stampata nelle tipografie parigine.

Dal punto di vista internazionale, già a gennaio 2020 i Paesi anglofoni (Nigeria, Guinea, Sierra Leone, Ghana, Gambia e Liberia) dell’ECOWAS, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale – organizzazione nella quale sono inclusi anche i Paesi appartenenti all’UEMOA – hanno espresso preoccupazione per la decisione unilaterale di cambio del nome. Questo perché la stessa ECOWAS stava lavorando per un programma di moneta unica per 15 Paesi membri da chiamare anch’essa ECO. Di conseguenza i Paesi anglofoni non vedono in linea con il progetto di moneta unica la ECO di natura Francofona, della quale non hanno risparmiato dubbi in merito ad alcune similitudini con il Franco CFA in particolare l’agganciamento all’euro.

James Sekitoleko

Foto © Il Post, Afrocentricity.info, Deutsche Welle, Blackpost

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James Sekitoleko
Cittadino italo-ugandese nato a Roma, Da sempre interessato ai temi della politica, dell’ambiente e soprattutto dell’innovazione digitale che sta cambiando profondamente i modi di vivere nella nostra società. Osservatore attento di Europa ed Unione europea. Persona curiosa a 360 gradi, coinvolto in varie realtà associative.

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