Il racconto in una città cinese apre le Giornate degli Autori alla 78esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia
La storia d’amore in pieno lockdown in una città cinese Shen Kong apre le Giornate degli Autori alla 78esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Gennaio 2020, inizia la pandemia e tutto si ferma
I protagonisti Li You (Wei Ruguang) e Xiao Xiao (Deng Keyu) rimangono intrappolati in una città sconosciuta. L’uno ottiene una lunga vacanza da lavoro e l’altra non può rientrare nel villaggio natale perché posto sotto stretto isolamento. I due fanno della città un grande parco giochi per combattere l’immobilità trascendente del paesaggio urbano cinese.
Profondo vuoto
Shen Kong 深空, che letteralmente significa “profondo vuoto”, è il primo lungometraggio di Chen Guan e riesce a fondere la paura per il virus, la noia della quotidianità e la voglia di fare qualsiasi cosa pur di far passare il tempo, che un per po’ hanno caratterizzato la vita di tutti in tutto il Mondo. Il film presenta una favola romantica, con forte carica sessuale, in una città fantasma. Li You e Xiao Xiao sono liberi e vagano per la città indisturbati. Si perdono tra un luogo e l’altro, attraversando un parco giochi, tunnel sotterranei, il fiume, una stazione di treni.
«Dove andiamo? Ovunque!»
«WǑMEN QÙ NǍ’ER? SUÍBIÀN! 我们去哪儿? 随便! Dove andiamo? Ovunque!» è il mantra della loro avventura, che per sopravvivere alla monotonia iniziano a fantasticare, immaginando luoghi e personaggi mitici, come una tana del drago. Il film alterna primi piani dei due protagonisti con riprese delle strade deserte e palazzi chiusi, offrendoci così un quadro del blocco causato dalla pandemia.
Sullo sfondo, il regista, ci fa intravedere l’organizzazione della città con i suoi stretti protocolli anti-Covid, la paura spasmodica di un virus ancora sconosciuto, il mercato nero delle mascherine introvabili in negozi o ospedali. Un altro aspetto molto interessante è il riferimento alla famiglia e ai valori morali cinesi.
“la madre di Mencio cambia casa tre volte”
Durante l’incontro con gli zii di Li You, questi fanno riferimento agli insegnamenti dei classici cinesi su come un giovane dovrebbe condurre la propria vita, citando, per esempio, l’antico proverbio “la madre di Mencio cambia casa tre volte”, per insegnare che si deve stare vicino a persone e cose buone e formare buone abitudini. Prediche che hanno il sapore della pressione sociale posta sulle nuove generazioni e di fatto non molto apprezzata da Li You che medita una simpatica rivincita sui congiunti.
Un amore quasi impossibile
Tutto sembra svilupparsi verso l’appagamento dei loro desideri sessuali senza raggiungere un’intimità profonda. Un amore quasi impossibile, come quando si baciano indossando le mascherine, che ricorda molto molto Gli Amanti di Magritte. Conosciamo poco o nulla dei personaggi, una non-immedesimazione voluta dal regista che predilige i dettagli e i “vuoti”, così come indica il titolo del film, anziché un’analisi psicologica. Tutto sembra surreale, addirittura ci poniamo il dubbio se la relazione sia reale oppure frutto dell’immaginazione di Li You.
Cecilia Sandroni & Bianca Chellini
Foto © Giornate degli Autori