Draghi: «Vogliamo l’Ucraina nell’Unione europea»

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Intervenendo alla sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il premier italiano chiede un’Europa capace di scegliere

Strasburgo, sessione plenaria del Parlamento europeo. Fermi tutti, interviene Draghi. L’Unione deve modificare i propri Trattati, abolire il diritto di veto in politica estera e accelerare il processo d’integrazione in diversi settori. È la visione del presidente del Consiglio italiano sul futuro dell’Unione europea, esposta nel suo intervento di oggi nella sede dell’Europarlamento per le sessioni plenarie (e, appunto, ufficiale secondo i Trattati per prendere le decisioni, ndr).

La posizione del Belpaese

Come ha imparato nelle sue esperienze precedenti, al premier – e sicuramente ai partner – piace la posizione netta. E dunque: l’Italia è a fianco dell’Ucraina senza se e senza ma, perché tra «chi invade e chi resiste non può esserci nessuna equivalenza». Come fondatore dell’Unione europea, come Paese che crede profondamente nella pace, «è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica» al conflitto.

La pace è l’obiettivo principale dell’Ue

La parola “pace” viene da Draghi pronunciata numerose volte insieme a “cessate il fuoco”. È una «nuova Europa» quella a cui guarda il premier, più integrata, accogliente, capace di dare risposte alla crisi epocale portata dal conflitto, sul modello di quel Recovery Plan varato durante l’emergenza Covid. Perché nessuno da solo ce la fa.

«La nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco, per salvare vite e consentire quegli interventi umanitari a favore dei civili che oggi sono molto difficili. Una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati, che finora non hanno raggiunto i risultati sperati. L’Europa può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo».

Superare il principio dell’unanimità e dei veti

«Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti», spiega il presidente del Consiglio senza troppi giri di parole. E se ciò richiede una revisione dei Trattati, «lo si abbracci con coraggio», esorta.

DraghiAndare verso decisioni a maggioranza qualificata. Non solo, Draghi ha proposto di creare un’Unione della Difesa che ottimizzi e coordini gli investimenti degli Stati membri nel settore, di allargare ulteriormente l’Ue accogliendo i Paesi dei Balcani occidentali e, al più presto, anche l’Ucraina. Anche se non fosse all’unanimità o se qualche Stato ponesse dei veti.

«L’integrazione europea è l’alleato migliore che abbiamo per affrontare le sfide che la storia ci pone davanti. Oggi, come in tutti gli snodi decisivi dal dopoguerra in poi, servono determinazione, visione, unità. Sono sicuro che sapremo trovarle ancora una volta, insieme».

Le ricette dell’ex presidente della Bce

«Per investimenti di lungo periodo in aree come la difesa, l’energia, la sicurezza alimentare e industriale prendiamo a modello il Next Generation Eu». Per fornire ai Paesi che ne hanno bisogno nuovi finanziamenti per attenuare i rincari energetici bisogna ampliare il programma Sure. Partire da un tetto al prezzo del gas: «consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie» e, al contempo, di «diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin».

I costi della guerra vanno «affrontati subito per evitare che il nostro continente sprofondi in una recessione», ha affermato Draghi a Strasburgo. Ma «nessun bilancio nazionale è in grado di sostenere questi sforzi da solo. Nessun Paese può essere lasciato indietro. Ne va della pace sociale nel nostro continente, della nostra capacità di sostenere le sanzioni, soprattutto in quei Paesi che per ragioni storiche sono maggiormente dipendenti dalla Russia».

Posizioni comuni col presidente francese

Al Vertice di Versailles Draghi aveva sposato in pieno la proposta di Macron di mettere sul tavolo una sorta di Recovery di guerra per affrontare la crisi legata al conflitto così come l’Ue aveva fatto in risposta alla crisi pandemica. La proposta era stata fermata dai Paesi del nord Europa, Paesi Bassi in testa. Dall’Eliseo un Macron rafforzato dal voto alle presidenziali, pur con la partita delle legislative ancora aperta, potrebbe riprendere in mano l’iniziativa e rimettere il dossier sul tavolo nel corso dei prossimi vertici europei, visto che la Francia è oltretutto presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea. Rinsaldando così la posizione comune con il premier italiano.

 

Nicola Del Vecchio

Foto © Governo.it

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