Gli italiani hanno bocciato il referendum

0
629
Referendum

Lo strumento, così com’è previsto dal nostro ordinamento, non è ben visto soprattutto per quest’ultimo data l’abolizione dei quesiti per i quali i cittadini avevano raccolto le firme

Inutile cercare alibi. I quesiti proposti al referendum non sono stati ritenuti importanti. Del resto erano scritti male, riguardavano tematiche lontanissime dai problemi reali delle persone. In più non sono stati ammessi quelli che avevano raccolto il maggior numero di firme: eutanasia e liberalizzazione delle droghe leggere.

È quindi lo strumento, così come è previsto dal nostro ordinamento, che è stato sonoramente bocciato. Non solo i quesiti. E non solo chi li ha scritti, li ha pensati.

Non riesco nemmeno a ricordare da quando si discute di alzare il numero di firme necessarie per presentare un referendum. Sono ancora 500mila firme che rappresentano circa l’1% della popolazione del 1974, primo anno in cui si è svolto un referendum. Oggi, siamo circa 60milioni di italiani, e 500mila firma sono meno dell’1%.

Per la prima volta, l’anno scorso, è stato possibile firmare la richiesta di un referendum con lo Spid, l’identità digitale. Usata però solo per i referendum sull’eutanasia e sulla cannabis, che infatti hanno raggiunto sottoscrizioni di molto superiore al limite.

Non sono stati ammessi perché c’era il rischio di un vuoto normativo. Del resto un vuoto si crea ogni volta che si abroga, toglie, qualcosa. Ma in Italia è possibile solo il referendum abrogativo, e questo impone che il quesito deve essere scritto bene per evitare che la Consulta lo bocci.

Resta comunque il fatto che ci sia un giudizio di un gruppo di giudici sul fatto se sia costituzionale o no un referendum. Ci sono argomenti che interessano di più, ma che non possono essere oggetto di quesito referendario.

Una scelta opinabile

C’è poi il fatto che alcuni referendum approvati siano stati disattesi, come quello sul finanziamento dei partiti. Anche perché alcuni quesiti sono talmente populisti che ci portano a votare con la pancia.

Chi non è contrario ad abolire il finanziamento dei partiti quando vedi i partiti coinvolti in tangenti, i politici che prendono cifre ritenute troppe alte, e gli stipendi degli italiani restano fermi? E soprattutto vedi i partiti lontani dai tuoi problemi? Chi nel 1987 non era contrario alla produzione di energie nucleare in Italia, a un solo anno di distanza dalla catastrofe di Chernobyl? Oggi abbiamo un problema di efficientamento energetico anche a causa di quel referendum al quale si votò con poca conoscenza e molta paura.

Resta il fatto che oggi nessuno si è dimostrato interessato ai quesiti ammessi.

Questo significa che non interessa il problema della giustizia e di come è organizzata la magistratura? No.

Significa che non si ritiene il referendum lo strumento adeguato.

Sarebbe opportuno che i partiti portassero avanti, in Parlamento, le loro posizioni, senza bisogno di chiedere un permesso, o farlo fare ai cittadini. Sulla riforma dei giudici si chiede il voto per un partito, non si chiede il si o il no a un referendum.

Etica

Altra cosa sono problemi etici come l’eutanasia. Se sulla cannabis potremmo discutere se il suo uso ha effetti negati sulla salute di chi la consuma, sull’eutanasia no.

È il tipico problema etico, come il divorzio o l’aborto. Sono in gioco i valori personali, individuali. Su questi argomenti è giusto che ci si esprima tutti. Ed è giusto che un referendum dia un indirizzo. Ora, in Italia, l’indirizzo lo puoi dare solo abrogando una legge.

Quante leggi sono state cambiate per evitare referendum?

Invece la Consulta ha ritenuto inammissibile quel quesito, lasciando, di fatto, un problema legislativo, in quanto, i giudici di Cassazione hanno già evidenziato come non sia sufficiente l’attuale normativa sul fine vita.

Non è quindi solo la classe politica distante dalle persone comuni, ma anche la classe dirigente della magistratura che sembra non interessata alla vita quotidiana, ma solo a una rigida applicazione delle regole.

Rispetto delle regole

ReferendumOppure, potrei pensare male. Che i giudici abbiano voluto l’affossamento dei referendum? Siccome molte di quei referendum avrebbero inciso sulla loro organizzazione (valutazione, suddivisione delle carriere, strumenti coercitivi come il carcere preventivo, elezioni del Csm) hanno lasciato quelli che infastidivano di più i cittadini (carcere preventivo e Severino) e hanno tolto quelli che invece interessavano di più (eutanasia, cannabis, responsabilità civile dei giudici).

Si sapeva già dal momento dopo il giudizio della Consulta sull’ammissibilità dei quesiti che il referendum sarebbe stato un fiasco.

Ma a pensar male si fa peccato. E poi non vorrei passare per un complottista. E quindi sicuramente la Consulta ha agito nel rispetto delle regole. Questo dimostra che le regole, le attuali regole di ingaggio dei referendum non sono adeguate ai problemi dell’Italia. È quindi sempre più necessario che si cambino.

Chi crede nei referendum, a iniziare dai Radicali e da +Europa, non cerchi alibi per questa sconfitta, ma si batta per cambiare le regole.

 

 

Giacomo Zucchelli

Foto © Centro Studi Livatino, ArpaMarche, Comune di Pianiga

Video © Eurocomunicazione

Articolo precedenteLightyear, un tuffo nella vita di Buzz
Articolo successivoSIM Carabinieri, Europa sì ma non per tutti
Giacomo Zucchelli
Giacomo Zucchelli, classe 1973, laureato in sociologia dell’organizzazione, del lavoro e dell’economia. Svolge la sua professione di formatore e consulente per le risorse umane in Toscana. Negli anni ha approfondito le tematiche della comunicazione relazionale, ha realizzato ricerca sociali legate alle relazioni tra gli individui con un’attenzione particolare alle ultime generazioni. Da sempre interessato alla politica e alla sua relazione con la vita reale

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui