Marocco, disputa per gli aiuti umanitari

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Marocco

Secondo una serie di norme stilate dalle Nazioni Unite ogni Paese, in caso di calamità naturali, ha l’obbligo di ricercare soccorsi esterni

Il terremoto in Marocco continua con varie scosse di assestamento. Soccorritori, residenti e giornalisti sopravvivono con la paura che la terra tremi ancora. L’epicentro della prima scossa di magnitudo 6.8 è stato individuato a 70 chilometri a sud di Marrakech, nella provincia di Al Haouz. Le squadre di ricerca e soccorso stanno ancora setacciando le macerie in cerca di sopravvissuti, ma le speranze si affievoliscono ora dopo ora. Le vittime accertate ufficialmente sono ormai quasi 3.000.

I disastri naturali che hanno colpito due Paesi della sponda sud del Mediterraneo (terremoto in Marocco e inondazioni in Libia) hanno risvegliato anche la questione degli aiuti umanitari.

Unione europea

L’Ue ha messo a disposizione un primo aiuto umanitario di un milione di euro per soccorrere le persone più colpite. Questo finanziamento iniziale sosterrà gli sforzi di soccorso dei partner umanitari nel Paese, come la Mezzaluna rossa marocchina.

Sin dalle prime ore successive al terremoto, il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’Ue segue da vicino la situazione ed è in contatto con le autorità marocchine per offrire loro la piena assistenza in materia di protezione civile. A tale riguardo la Commissione è in contatto con gli Stati membri in merito alla possibile immediata mobilitazione di squadre di intervento, qualora il Marocco lo ritenga necessario.

Anche il sistema satellitare Copernicus è attivato dal 9 settembre per fornire servizi di mappatura di emergenza.

Il commissario per la Gestione delle crisi Janez Lenarčič ha dichiarato: «Il tragico terremoto in Marocco ha causato terribili sofferenze e perdite di vite umane. Per esprimere la solidarietà dell’Ue con il popolo marocchino, stiamo sbloccando un finanziamento di un milione di euro per contribuire a rispondere alle esigenze più urgenti della parte di popolazione più colpita».

Francia disponibile

Il 14 settembre la Francia ha inviato a bordo dei suoi aerei militari un ospedale da campo con 50 specialisti nella Regione di Derna, sulla costa libica. È lì che le inondazioni hanno provocato migliaia di vittime.

All’inizio della settimana Parigi si era dichiarata pronta a inviare soccorritori della protezione civile, con i loro cani e i loro materiali, anche nella Regione marocchina colpita dal sisma. Ma il via libera di Rabat non è mai arrivato, e i soccorritori sono rimasti in Francia. La stessa situazione si è ripetuta con gli Usa.

Assenza di approvazione

Dopo la fine della guerra fredda concetti come “diritto” o anche “dovere d’ingerenza” sono stati utilizzati per porre fine ai blocchi. Il rifiuto del Marocco di accogliere i soccorritori significa che quell’epoca si è ormai conclusa. Rabat, evidentemente, ha scelto la riaffermazione della sovranità anche in casi di estrema urgenza.

Come spesso accade, sono le categorie più vulnerabili a pagare il prezzo più alto, Maroccocon donne e bambini particolarmente esposti alle conseguenze del sisma. Raggiungere tutte le aree colpite è alquanto difficile, specie se si considera che molti dei villaggi distrutti si trovano in zone montuose, e che le vie d’accesso sono gravemente danneggiate. A fronte di una situazione tanto seria, il Governo marocchino sta ancora valutando se accettare o meno aiuti umanitari provenienti dalla comunità internazionale, e ha dato il proprio assenso a ricevere assistenza solo da quattro Stati politicamente vicini.

Il Governo ha giustificato la propria decisione sottolineando l’importanza di un coordinamento efficace degli aiuti. L’afflusso incontrollato di uomini e mezzi in contesti emergenziali e l’assenza di un assetto organizzativo efficace possono sortire l’effetto perverso di ostacolare lo sforzo dei soccorritori, incrementando il numero delle vittime. Non a caso, le autorità marocchine sottolineano che l’accesso dei pochi soccorritori stranieri ammessi sarebbe concesso sulla base di una “valutazione precisa dei bisogni sul terreno da parte delle autorità”.

Diritto di rifiuto

Va anzitutto premesso che la decisione rispetto a chi possa entrare sul territorio di una Nazione colpita da disastro per svolgere operazioni di assistenza spetta alle autorità politiche del Paese stesso. Da ultimo, il principio è ribadito dalla commissione per il diritto internazionale delle Nazioni Unite, in un progetto di articoli concernente la protezione delle persone in caso di disastro, adottato nel 2016. Il documento non è giuridicamente vincolante, ma codifica, in larga parte, norme riconosciute di diritto internazionale.

L’articolo 10 ribadisce il ruolo primario della Nazione nel dirigere, controllare e monitorare le operazioni di assistenza alla popolazione. Tale ruolo discende direttamente dal principio di sovranità, al quale si accompagna il divieto per i Paesi terzi di interferire nei suoi affari interni. Rabat ha dunque tutto il diritto di limitare o vietare l’accesso al proprio territorio, come riconosciuto, fra gli altri, dall’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento umanitario.

Il successivo articolo 11 stabilisce che un Paese investito da un disastro le cui conseguenze eccedano chiaramente le sue capacità di risposta, ha un obbligo di ricercare assistenza esterna. Spetta tuttavia alla Nazione colpita valutare la gravità della situazione e il suo giudizio, quando sia maturato in buona fede, non può essere messo in discussione. Nonostante le ingenti perdite umane e materiali, il Marocco potrebbe quindi sostenere che le capacità di risposta interne – unitamente ai pochi aiuti esterni ammessi nel Paese – siano sufficienti per far fronte all’emergenza, e che non ha dunque il dovere di richiedere ulteriore aiuto all’estero.

Motivazioni ragionevoli

Infine, l’articolo 12 del progetto ribadisce il ruolo centrale del Governo colpito, il cui consenso è sempre necessario perché attori stranieri possano svolgere operazioni di assistenza umanitaria sul suo territorio. Il disposto, tuttavia, aggiunge che tale consenso “non possa venire negato arbitrariamente”, il che presuppone che il Paese colpito abbia motivazioni ragionevoli per rifiutare. Nel caso del Marocco, il timore che una presenza eccessiva di organizzazioni sul terreno possa generare confusione e ostacolare le operazioni di soccorso potrebbe apparire una giustificazione ammissibile. D’altronde autorizzare l’accesso di soli quattro Stati, non dando riscontro alle offerte di assistenza provenienti da altri Paesi, dall’Onu e dall’Ue, appare invece una scelta discutibile.

 

 

Ginevra Larosa

Foto © Anadolu Ajansi, DayFR Euro, Zawya

Video © Eurocomunicazione

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