Gli infettivologhi considerano improbabile la diffusione nel Vecchio Continente dell’epidemia che ha colpito l’Africa
Il virus Ebola non dovrebbe minacciare l’Europa. Anche dopo il caso dello spagnolo infetto, in merito all’allarme provocato dall’epidemia di febbre emorragica in Africa occidentale, interviene la Società italiana di malattie infettive e tropicali secondo la quale la diffusione nel Vecchio Continente è da considerarsi improbabile. E ricorda che i focolai di infezione si generano attraverso la trasmissione del virus da parte di un animale ospite in aree prossime alla foresta, lontane da aree metropolitane e dagli aeroporti internazionali e che la malattia si manifesta nella maggioranza dei casi con gravi sintomi che obbligano il malato al letto e ne impediscono gli spostamenti.
Tenuto conto anche della relativa brevità dell’incubazione (circa 7 giorni), l’ipotesi che l’infezione possa giungere via mare con persone che, partite dalle zone interessate dall’epidemia, abbiano attraversato il nord Africa via terra per poi imbarcarsi verso un Paese europeo non ha fondamento.
«L’infezione da virus Ebola è solo una delle numerose infezioni emergenti segnalate negli ultimi anni -spiega Massimo Galli, infettivologo della Simit-. Di alcune di esse, come la SARS e la MERS, sono stati osservati in Italia solo casi importati, senza che si generassero nuove infezioni nel Paese».
L’unica via attraverso la quale una persona portatrice dell’infezione potrebbe teoricamente raggiungere l’Europa è un volo diretto da una delle nazioni colpite: questa possibilità è tuttavia limitata vista la lontananza tra il punto di insorgenza dei focolai epidemici, le vie di comunicazione internazionali, terrestri ed aeree e gli aeroporti intercontinentali, la sorveglianza sui quali è stata intensificata nei luoghi colpiti dall’epidemia.
Luisa Mosello