Davutoglu nuovo premier, la Turchia sceglie la continuità

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Il neoeletto presidente Erdogan affida il governo al suo ministro degli Esteri, ma punta a restare lui l’uomo forte

Il Primo Ministro turco uscente Recep Tayyip Erdogan, eletto lo scorso 10 agosto Presidente della Repubblica, ha designato il nome del suo successore alla guida del governo: si tratta dell’attuale ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, a cui, subito dopo la vittoria di Erdogan alle Presidenziali, era stata anche affidata ad interim la guida del partito islamico moderato AKP.

 

«Credo che entro il 2023 (anno in cui il Paese celebrerà il centenario della proclamazione della Repubblica, ndr) il nostro candidato renderà concreto l’ideale di una nuova Turchia, obiettivo del nostro partito», ha commentato Erdogan subito dopo la riunione con gli alti membri del Partito, da cui è emerso il nome di Davutoglu.

 

Come previsto dalla legge, Erdogan ha dovuto lasciare gli incarichi di premier e leader dell’AKP per incompatibilità con la sua nuova carica di Capo dello Stato. Tuttavia, ha già chiarito che il partito da lui fondato più di dieci anni fa dovrà «rimanere unito e soprattutto leale»: il che vuol dire che il prossimo 27 agosto, quando un Congresso straordinario dovrà ufficializzare la candidatura a premier di Davutoglu, non saranno tollerati franchi tiratori.

Ipotesi comunque molto improbabile, visto che già da tempo si parlava di Ahmet Davutoglu come “delfino” di Erdogan.

 

Cinquantacinquenne, alla guida della politica estera di Ankara dal 2009 ma già consigiere diplomatico di Erdogan fin dalla sua ascesa al potere, è considerato uno dei fedelissimi dell’ex premier, come lui stesso ha ammesso dichiarando, subito dopo la sua investitura, che «nessun seme della discordia potrà mai essere gettato» tra lui e il neo-presidente Erdogan.

 

Che non fa mistero di voler restare l’indiscusso leader della Turchia, attraverso una serie di emendamenti che si appresta ad apportare alla Costituzione con l’aiuto dello stesso Davutoglu: «La nuova Costituzione è la principale urgenza della Turchia, e so che il premier designato è molto sensibile rispetto a ciò», ha dichiarato subito dopo il vertice di partito.

 

Per emendare la Carta costituzionale serve però una maggioranza parlamentare qualificata di due terzi, che al momento l’AKP, con i suoi 313 seggi su 550, non detiene. Per questo Erdogan punta molto sul lavoro che Davutoglu è chiamato a svolgere di qui al prossimo anno, quando gli elettori turchi torneranno alle urne per il rinnovo del Parlamento: «Ho già detto in precedenza che le presidenziali sono state il segnale d’inizio delle elezioni 2015, – ha dichiarato il leader turco la scorsa settimana – per le quali il nostro obiettivo sarà conseguire una maggioranza utile ad emanare una nuova Costituzione».

 

Alessandro Ronga

Foto © European Community, 2014

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Alessandro Ronga
Giornalista e blogger, si occupa di Russia e dei Paesi dell'ex Urss. Scrive per il quotidiano "L'Opinione" e per la rivista online di geopolitica "Affari Internazionali". Ha collaborato per il settimanale "Il Punto". Nel 2007 ha pubblicato un saggio storico sull’Unione Sovietica del dopo-Stalin.

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