Dopo gli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che fecero quasi tremila vittime, la nostra vita cambiò per sempre. Ma quella volta, di fatto, a cambiare davvero fu il modo di viaggiare, con il quale abbiamo piano piano imparato a convivere. Tempi più lunghi ai controlli in aeroporto, bagagli limitati a mano, solo pochi liquidi in cabina, nessun oggetto tagliente, computer e iPad al setaccio, bodyscanner in funzione…
Un rituale che é divenuto routine, un prezzo che siamo, chi più chi meno, contenti di pagare per scongiurare un’altra tragedia. Con gli attacchi di ieri a Parigi, cambia tutto. Pur se questa volta il numero delle vittime è ridotto rispetto all’attacco a New York – ma sempre orribilmente elevato – l’impatto di questo vile omicidio di massa ci colpisce tutti al cuore. Non solo perché questa volta, come era già avvenuto con gli attentati di Madrid e Londra, i terroristi islamici hanno colpito una capitale del nostro continente, stuprandola fino alla morte, e colpendo cittadini inermi durante momenti di svago del fine settimana: un concerto, una partita di calcio, una cena al ristorante, una scappata al centro commerciale…ma perché la loro azione kamikaze e omicida ha voluto farci capire che d’ora in poi, noi occidentali, non saremo più al sicuro in nessun posto, nemmeno a casa nostra.
La maggior parte di noi non prende un aereo a settimana, ma quasi tutti vanno ogni tanto al ristorante, a vedere uno spettacolo, a fare acquisti ai grandi magazzini o a visitare un museo… Sapere che nessun esercito o forze dell’ordine può proteggerci da un attacco sempre e ovunque ci rende fragili, impotenti. Un terrore che ha paralizzato questa volta le centinaia di migliaia di persone che non sono scese per strada a Parigi come lo scorso gennaio per dire a squarciagola “Je suis Charlie”.
C’è disgusto, terrore, incertezza, impotenza a reagire sapendo che il nostro nemico che ci vuole sterminare vive accanto a noi ed è spesso un nostro concittadino… È un attacco alla nostra società. Le strade di Parigi erano deserte oggi; la gente era a casa per difendersi. Ma torneremo presto per le strade, a bere una birra con gli amici in un pub, a vedere uno spettacolo al teatro, a correre in un parco… ma sapendo che nulla sarà più come prima.
Nino Cingolani
Foto © European Commission 2015