Putinfobia: perché il leader russo è considerato il nuovo nemico dell’Europa e degli Stati Uniti

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Le origini della russofobia e la crisi del modello di sviluppo occidentale nel nuovo libro di Giulietto Chiesa

Il proliferare incontrollato dei mezzi di comunicazione di massa, caratteristica principe del nostro tempo, è inversamente proporzionale alla diversificazione delle informazioni. Telegiornali uniformi l’uno all’altro, quotidiani con una distribuzione delle notizie totalmente omologata, queste le caratteristiche della realtà nella quale ogni giorno ci troviamo immersi. Né basta la confusa pluralità del web a colmare queste lacune. Raramente ci vengono fornite diverse chiavi di lettura ai medesimi eventi. Il cittadino sprovveduto e privo di spirito critico viene in questa maniera portato ad accettare verità preconfezionate e apparentemente indiscutibili.

Per questo accogliamo con favore la pubblicazione di Putinfobia, l’ultimo libro di Giulietto Chiesa. Un testo che intende scardinare i punti di vista tradizionali, spargendo dubbi dove prima erano certezze. Chiesa è indubbiamente un esperto dell’universo post-sovietico. Le sue tesi, certamente scomode, non possono essere liquidate in maniera semplicistica e superficiale. Al di là di qualsiasi credo politico e posizione preconcetta, il lettore viene spinto a esercitare le proprie facoltà, mettendo in discussione quanto sino a oggi sembrava inattaccabile.

Formidabile ad esempio l’affondo contro i cosiddetti social networkpotentissime piattaforme informativo-comunicative e di controllo sociale, tutte rigorosamente made in Usa, o comunque soggette alla vigilanza degli Stati Uniti. Luoghi depositari di una mitica libertà illimitata per tutti, nei quali ognuno diviene un creatore di contenuti. «Eliminata dunque in tal modo ogni gerarchia del sapere, si entrava a vele spiegate in un nuovo mondo di ignoranza pressoché totale e di illimitata presunzione individuale». Parole che sarebbero state facilmente sottoscritte da Umberto Eco, il quale per un simile attacco ai social network, accusati di dar voce a chi non ha nulla da dire, era stato sommerso da una valanga di critiche.

Il libro nasce con lo scopo di chiarire, spiegandone le radici storiche e il contesto attuale, la nuova ondata di russofobia. In realtà siamo di fronte a una riflessione più ampia, che coinvolge interamente il mondo odierno. «L’Occidente si trova all’inizio della sua crisi: una crisi assoluta, senza precedenti, come quelle che anticipano il collasso. E questo Occidente in crisi, per sperare di cavarsela, pensa di dover liquidare in primo luogo la Russia», scrive ancora Chiesa. Un compito non facile e forse impossibile, perché non tiene conto del carattere forte e del tutto peculiare del popolo russo.

Lo scrittore punta il dito sul ruolo dei Paesi baltici nella costruzione della russofobia 2.0. Realtà emerse dopo il crollo dell’U.R.S.S. e mai passate attraverso un vero processo di denazificazione, mai educate alla democrazia liberale. Una parte dell’Unione Europea sovente preda di pulsioni revansciste. Pericoloso è, secondo Chiesa, un certo tipo di revisionismo storico. Viene ad esempio obliato il ruolo che la Russia, ovvero l’Unione Sovietica, ebbe nella sconfitta del nazifascismo, solitamente attribuita ai soli americani.

Proprio a causa di questi ripetuti attacchi, la Russia è in gran parte unita attorno al proprio leader, Vladimir Putin. Un uomo che può essere amato o odiato, ma che in virtù delle sue indubbie capacità viene descritto da Chiesa come un abile giocatore di scacchi. Vinta la Guerra Fredda, l’Occidente ha liquidato la Russia in maniera sbrigativa, sottovalutandone le capacità di reazione. Eppure sarebbe bastato ricordare le parole di Stefan Zweig il quale, nel suo Viaggio in Russia, individuava proprio nel mistero di una capacità di sopportazione immensa l’anima di questo popolo; tenace, muto, paziente, capace di subire quasi con gioia la propria sorte.

Una nazione che, paradossalmente, coltiva al proprio interno molti dei suoi detrattori. Un unicum secondo Chiesa, un caso del tutto peculiare quello della separazione di una parte significativa dell’intelligencja dal proprio popolo.

Prima di entrare nell’attualità, Chiesa aspira demolire il modello occidentale, fondato su una utopica e insostenibile crescita infinita. «C’è un numero sempre più vasto di sudditi che si accorgono che non è più possibile soddisfare i desideri infiniti appositamente creati affinché loro li consumino». La colpa dell’Occidente è quella di aver assunto l’individualismo come un valore assoluto in un mondo dominato dal dio denaro, definito come brutale e disumano. «Il potere del denaro è incompatibile con l’esercizio della democrazia e dell’uguaglianza»afferma Chiesa. La competizione individuale e il dominio della natura hanno portato il pianeta sull’orlo del collasso.  Colpe, aggiungiamo noi, dalle quali non è per nulla esente la Russia stessa, che coinvolgono in maniera preoccupante le nuove grandi potenze, su tutte l’India e la Cina.

L’Occidente ha sempre avuto bisogno di nemici. Una volta tramontata l’Unione Sovietica era necessario un nuovo obiettivo. Nell’interpretazione di Chiesa l’11 settembre non è «affatto il prodotto di un complotto islamico, bensì una false flag operation» studiata a tavolino per creare un’arma psicologica di massa potentissima, tale da costringere tutti ad agire sotto la sua pressione. Una visione scioccante circolata sul web e accolta da canali di informazione non ufficiali, indirettamente ripresa dal candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, il quale ha accusato apertamente la presente amministrazione di aver creato l’Isis. Comunque stiano le cose, è certo che la guerra al terrorismo va avanti ormai da quindici anni, con risultati a dir poco discutibili. Il Nord Africa e il Medio Oriente, lungi dall’essere pacificati, sono preda dei conflitti più sanguinosi. Il terrorismo è poi sbarcato anche dalle nostre parti, rompendo l’illusoria pace della quale l’Europa ha per lungo tempo goduto.

Veniamo ora alla guerra in Ucraina. Secondo Chiesa gli Stati Uniti hanno dapprima colonizzato politicamente Kiev, per fomentare il golpe che ha portato alla fuga del presidente legittimo Janukovič, finanziando e organizzando gruppi di estrema destra. Una lettura che non stupisce più di tanto chi conosce la storia degli Stati Uniti, la sua propensione a liberarsi senza eccessivi scrupoli dei governi scomodi (si pensi agli scenari sudamericani, ad esempio al golpe in Cile del 1973). Un disegno che, come a volte accade, non ha dato i risultati sperati anche a causa della reazione inaspettata di Mosca. Putin, accusato di essere l’aggressore di uno stato sovrano, in realtà avrebbe agito per tutelare i propri interessi e quelli dei cittadini di origine russa, che rappresentano gran parte della popolazione ucraina. Anche l’annessione della Crimea, stigmatizzata dai media occidentali, rappresenta secondo Chiesa un ritorno in patria accolto con favore dalla maggior parte dei cittadini. In questo contesto non poteva mancare un ribaltamento dell’interpretazione corrente riguardo l’abbattimento dell’aereo Air Malaysia, attribuita a un complotto statunitense volto ad addossare la responsabilità a Putin. Una vicenda oscura, riguardo alla quale non è ancora stata fatta chiarezza. Punti di vista legittimi, tenuti in nessun conto dai nostri mezzi d’informazione.

Il risultato, e su questo non si può non essere d’accordo, è disastroso per la popolazione. «L’Ucraina, quella che l’Occidente raccoglierà, ha perduto per strada parecchi pezzi. Non è neppure detto che essa sopravviva come Stato». Il danno ormai è fatto, e il conflitto rischia di trascinarsi ancora per lunghi anni.

Passando agli scenari siriani, l’inaspettato intervento di Putin ha ancora una volta scompaginato le carte in tavola. La Russia si è accreditata come baluardo contro il terrorismo, di fronte a una coalizione occidentale la quale ha ottenuto finora risultati scarsi, se non nulli. Uno scacchiere dove la situazione è oltremodo confusa e fluida. Chi voleva abbattere Assad non si è curato del progressivo avanzamento dello Stato islamico, che ora rappresenta una terribile minaccia.

Chiesa descrive scenari apocalittici e preoccupanti. La presidenza Obama lascia il mondo sull’orlo di una catastrofe imminente, che solo a prezzo di sforzi enormi potrà essere scongiurata. Ancora vengono in mente le pagine illuminanti di Stefan Zweig nel libro Il mondo di ieri. Il grande scrittore descrive con ineguagliata maestria il progressivo allargarsi delle crepe nell’apparentemente millenaria monarchia austriaca, l’intrusione della brutalità nella politica e le scissioni sotterranee fra le classi e le razze. Pochi fra i contemporanei paiono accorgersi di questi processi. Giulietto Chiesa è fra questi.

Per chi è cresciuto con gli attacchi che Anna Politovskaja rivolgeva al governo di Putin prima di essere brutalmente assassinata, non è facile accettare tali punti di vista.  Naturalmente l’aspra critica all’Europa e agli Stati Uniti non deve trasformarsi nell’elogio acritico dell’era putiniana, certo non esente da colpe. Quello che interessa notare è l’apertura di nuovi orizzonti, la volontà di infrangere il dominio di un’informazione monolitica, in grado di spingere le persone a ragionare più a fondo riguardo gli eventi nei quali, loro malgrado, sono costretti a vivere.

Riccardo Cenci

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Giulietto Chiesa

Putinfobia

Piemme editore – pg.187 – € 17,50

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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