Consiglio d’Europa, di fatto deposto il capo dell’Assemblea parlamentare

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Pedro Agramunt non può fare dichiarazioni, partecipare a viaggi, effettuare visite. Negli ultimi giorni non si è presentato né nell’emiciclo né nell’ufficio di presidenza

L’Ufficio di presidenza dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), riunitosi a Strasburgo oggi, ha deciso di sfiduciare Pedro Agramunt quale presidente dell’Assemblea. O meglio, non esistendo la procedura di impeachment per questo organo, gli si vieta di fatto di parlare, partecipare a riunioni o effettuare viaggi e visite ufficiali a nome dell’Assemblea.

Roger Gale

Lo ha dichiarato dopo la riunione dell’organo, a cui avrebbe dovuto partecipare il senatore spagnolo, precedentemente presidente del gruppo del Partito popolare europeo dal 2013 al 2016 – anno in cui è stato eletto alla più alta carica dell’Assemblea – il vice presidente senior dell’organizzazione, il capo della delegazione britannica Roger Gale: «il presidente ha scelto di non partecipare all’Ufficio di presidenza di oggi e non ha presentato una lettera di dimissioni. Di conseguenza, e nel contesto dell’attuale Regolamento di procedura in cui il presidente non può essere costretto a dimettersi, l’Ufficio di presidenza ha ritenuto necessario adottare questi passi».

Sir Roger Gale, dopo aver presieduto la riunione dell’Ufficio di presidenza, responsabile del coordinamento delle attività dell’Assemblea e delle sue commissioni, a cui partecipano, oltre al presidente, venti vicepresidenti, i capi dei gruppi politici e i presidenti delle commissioni generali dell’Assemblea, ha ufficializzato come «gli standard e i principi dell’Assemblea parlamentare siano più importanti di ogni singolo membro e l’integrità della nostra Assemblea deve rimanere tale».

Tutto è nato lunedì scorso, quando è iniziata la sessione primaverile dell’Assemblea del Consiglio, subito sospesa a causa dei rappresentati ucraini che hanno chiesto una mozione di sfiducia per Agramunt a causa del suo viaggio effettuato in Siria lo scorso marzo. In particolare è la visita a Bashar Al Assad in compagnia di altri parlamentari ad indignare i membri dell’Assemblea, sponsorizzata dai membri russi.

Michele Nicoletti

Il presidente si era scusato ripetutamente all’inizio della sessione plenaria a Strasburgo. Ma le sue scuse non sono state ritenute sufficienti. Il primo ad alzarsi per chiedere le sue dimissioni, a nome del gruppo socialista, è stato il deputato italiano Michele Nicoletti (Pd),  presidente del gruppo e della delegazione italiana, seguito da molti altri parlamentari. Alla fine Agramunt ha acconsentito a sottoporsi a un’audizione pubblica svoltasi l’indomani nell’emiciclo.

Per la prima volta da quando è stata creata nel 1949, i membri dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa hanno chiesto le dimissioni del presidente. Come già scritto non essendo prevista alcuna procedura di impeachment da parte dell’organo ci si aspettavano le dimissioni di Agramunt per risolvere la crisi politica che si è venuta a creare. E lo stesso presidente lo aveva paventato per oggi. Ma ciò non è avvenuto perché Agramunt non ha partecipato alla riunione.

Anch’egli aveva accusato Mosca per le polemiche successive alla visita in Siria. Durante l’audizione pubblica di martedì scorso 25 aprile Agramunt ha spiegato di essersi accorto troppo tardi che il viaggio era stata presentato dai media russi come la visita di una delegazione dell’assemblea parlamentare, ma di essere corso ai ripari qualche giorno dopo con una dichiarazione agli stessi media in cui spiegava che si trovava in Siria a titolo personale. Ma al viaggio hanno partecipato anche altri due componenti di alto livello dell’assemblea parlamentare, anche loro «inconsapevoli dei rischi di manipolazione che correvano».

In un primo momente, visto che le acque non si erano calmate e molti membri dell’assemblea continuavano a richiedere le dimissioni del presidente, Agramunt aveva dichiarato di rendere nota la sua decisione ed eventualmente presentarle venerdì scorso, all’indomani della visita del Re di Spagna al Consiglio d’Europa. L’assemblea non può proclamare un voto di sfiducia nei confronti del suo presidente. Ma com’è successo nei giorni scorsi può rendergli la vita molto complicata e costringerlo a non sedere al tavolo della presidenza durante la sessione.

 

Giovanni De Negri

Foto © Council of Europe

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Giovanni De Negri
Giornalista professionista ed esperto di comunicazione ha iniziato come conduttore in alcune emittenti televisive locali per poi passare a ogni altro genere di media: quotidiani, periodici, radio, web. Ha alternato l’intensa attività giornalistica con quella di amministratore di società e di docente, a contratto titolare di insegnamento o come cultore della materia, presso Università pubbliche e private, italiane e straniere, per l’Esercito e per la Scuola superiore dell’economia e delle finanze. Ha inoltre lavorato presso Uffici stampa della P.A. (Palazzo Chigi, Regione Lazio e Comune di Roma) e realizzato eventi/convegni presso la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL)

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