Bce ancora prudente, ma i «cittadini hanno scelto l’Europa»

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Un presidente Draghi insolitamente molto ottimista fa da contraltare al vivace dibattito che emerge nel Consiglio direttivo. Francese Coeuré apre a confronto su rialzo tassi

«La crisi è ora alle nostre spalle»: un Mario Draghi così ottimista sull’economia dell’Eurozona non lo si era forse mai sentito, anche se il capo dell’Eurotower dall’inizio del suo mandato ha rassicurato più volte i mercati, pure nei momenti più difficili. Sono finiti? È ciò che sperano tutti, suffragati dai numeri economici e finanziari di questi ultimi mesi. Ma ora a rendere più ottimista il presidente della Banca centrale europea sono gli esiti delle ultime elezioni politiche negli Stati Ue.

«Ora la maggioranza silenziosa ha ritrovato la sua voce, il suo orgoglio e la fiducia in se stessa» è il mantra di un imperturbabile Draghi, ma che ha decisamente rinfrancato i mercati finanziari. All’Università di Tel Aviv, dove ha ricevuto un dottorato honoris causa, l’uomo forte della Bce ha fatto il punto sull’economia, che in questo momento corre il doppio degli Usa nel primo trimestre dopo il sorpasso avvenuto nel 2016.

«La ripresa dell’Eurozona è solida e sempre più ampia fra i Paesi e settori» economici, con «cinque milioni di impiegati in più rispetto al 2013». Segnali di ottimismo che si accompagnano al rilancio del progetto comunitario da parte dell’istituzione a Francoforte che presiede, forse più attiva di tutte nella difesa e rafforzamento dell’euro degli ultimi cinque anni: c’è «un’onda crescente di energia nel chiedere un’azione unitaria europea. L’Ue e l’euro hanno sempre avuto il sostegno della maggioranza dei cittadini, ma spesso si sentiva solo un’opposizione rumorosa».

Ora, commenta Draghi forte della vittoria di Macron in Francia e del voto nei Paesi Bassi e nelle elezioni locali in Germania, soprattutto col ritorno dell’asse franco-tedesco, «la maggioranza silenziosa ha ritrovato la sua voce, il suo orgoglio e la fiducia in se stessa». A ben vedere le uniche preccupazioni gli giungono, ahinoi, dal suo Paese, che se non ci fosse stato lui oggi se la vedrebbe ancora peggio.

Era tempo, comunque, che l’ex governatore della Banca d’Italia non parlava con toni così «politici» ed è l’occasione per chiamare i Paesi all’azione: ora bisogna affrontare le riforme strutturali, eterne incompiute, e le sfide poste non solo dall’architettura dell’Unione economica e monetaria incompleta, ma anche da migrazioni, difesa comune, sicurezza: lo si può fare «solo mettendo insieme sovranità».

Benoit Coeuré

Se l’ottimismo di Draghi sulla ripresa lascia intravedere un possibile segnale di cambio di marcia alla riunione di giugno sulle politiche della Bce, va ancora più in questa direzione la presa di posizione di Benoit Coeuré: il consigliere esecutivo della Banca centrale europea, all’Agenzia Reuters, ha avvertito del rischio di una «eccessiva gradualità» nel cominciare a ritirare le misure straordinarie di Francoforte.

Già a fine marzo l’economista francese aveva detto che mettere in discussione l’attuale tabella di marcia, che prevede di terminare prima il quantitative easing e poi rialzare i tassi, non è un «tabù». Oggi torna su quel tasto, dichiarando che non si tratta di una decisione «incisa nella pietra». Non è difficile intuire come la discussione nel consiglio della Bce si stia vivacizzando in vista dell’appuntamento dell’8 giugno a Tallinn, dove si potrebbe indicare un’inversione di marcia in arrivo, e ancor più della decisione da prendere entro fine anno sul futuro del quantitative easing.

Lo rivelano gli stessi verbali della riunione di fine aprile a Francoforte: il consenso sul fatto che i rischi sono scesi ulteriormente da marzo è «generale», non unanime, con alcuni Paesi più deboli che ritengono prematuro cantare vittoria. Consenso «ampio», anche qui non unanime, sulla tenuta dell’inflazione, con il fronte capitanato dai tedeschi che vorrebbe dichiarare “missione compiuta”.

Claudia Lechner

Foto © ECB (Twitter), Les Echos

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