Trasferimento EMA, Milano torna in ballo?

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Amsterdam non ha una sede disponibile immediatamente per l’Agenzia europea del farmaco. Il governo italiano si dice pronto a fare ricorso

È un incrociarsi di dichiarazioni e reazioni della politica italiana da tutti gli schieramenti, un momento di respiro europeo nel pieno della campagna elettorale di queste politiche 2018, il riaccendersi della vicenda sul trasferimento della sede dell’Agenzia europea del farmaco EMA ad Amsterdam, dopo la sconfitta di Milano il novembre scorso al lancio della monetina.

La decisione di scegliere Amsterdam come sede dell’EMA «è stata una scelta dei governi Ue», ha ricordato ieri il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas, ma tutto nasce da premesse viziate dalla valutazione della Commissione Ue e da un mancato controllo del governo italiano se oggi ci troviamo in questo empasse.

Seppur non vincolante la Commissione europea infatti fece alla vigilia della scelta un’analisi dei pro e dei contro di chi avrebbe soddisfatto i criteri di acccoglienza per quella che sarebbe stata la nuova sede di EMA, ma Amsterdam non era stata valutata negativamente rispetto alla mancanza di una sede subito disponibile.

E pur se il portavoce della Commissione ricorda che «a decidere in quale città spostare da Londra l’Agenzia europea per il farmaco dopo la Brexit sono stati i governi dell’Ue e non la Commissione», quest’ultima non ha evidentemente ben evidenziato nel suo rapporto non vincolante che Amsterdam, alla pari di altre candidatezoppicanti” come Atene, Bonn, Sofia, Varsavia o Zagabria, non dava garanzie in termini di continuità operativa.

Il direttore generale dell’EMA Guido Rasi ha a sua volta confermato che ad oggi «la continuità non è garantita e così anche tutta una serie di spese e investimenti visti i due traslochi necessari per l’accasamento definitivo. E nessuno sa quale sarà il lasso di tempo fra il primo e il secondo trasloco… Certo è che per gli oltre 900 dipendenti di EMA e tutto il suo indotto occorrerà più tempo, maggiori risorse e modalità differenti fino al raggiungimento della normalità operativa», ha commentato Guido Rasi. Ma se è pattuito che il costo del trasloco numero uno sarà a carico del Regno Unito non è per niente chiaro chi pagherà il costo del secondo trasloco…

Il nodo di fondo comunque rimane. Ovvero perché Amsterdam e Milano siano giunte in finale a pari merito fino a giocarsi il posto alla monetina. Il governo italiano si dice pronto a fare un ricorso alla Corte di giustizia europea ma forse è troppo tardi… meglio sarebbe stato eccepire durante la competizione su simili vizi sostanziali. «Su Ema c’è un processo politico in corso», ha commentato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi, che ha seguito durante tutto l’iter d’assegnazione e il dossier da molto vicino, con il Parlamento europeo che deve pronunciarsi sulla modifica dei regolamenti che riguardano le agenzie, relazione al momento in discussione a Bruxelles affidata all’italiano Giovanni La Via.

Qualora l’assemblea comunitaria «dovesse prendere una decisione diversa da quella del Consiglio», aggiunge Gozi, «si aprirebbe una discussione politica tra le due istituzioni».

 

Andrea Maresi

Foto © Politico Europe (apertura)

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