Il blocco balcanico potrebbe presto ricompattarsi dentro un’Europa riformata. La Commissione apre ad Albania e Macedonia, la Mogherini pone Montenegro e Serbia in pole
A cinque anni dall’ingresso nell’Unione europea della Croazia, con la Turchia sempre più lontana dal sogno comunitario in un periodo non certo favorevole ad ulteriori allargamenti – molti dei quali mal digeriti – l’Europa cerca un ulteriore consolidamento e si butta di nuovo verso i Balcani.
La Commissione europea di fronte all’Europarlamento riunito a Strasburgo ha deciso il 18 aprile scorso di aprire palesemente le porte dell’Ue ad Albania e Macedonia, o FYROM come piacerebbe ai Greci, intavolando il negoziato di adesione.
Un’apertura ufficiale che attende ora l’avallo degli Stati membri nella formazione del Consiglio. Il Club ormai a 27 dopo la Brexit non colma così l’uscita del peso massimo britannico ma punta su linfa nuova da due Paesi in discreta forma economica e dal peso specifico “non sconvolgente” rispetto ai sensibili equilibri fra gli Stati.
Il ministro degli Esteri europeo Federica Mogherini ha ricordato come dei sei Paesi dei Balcani occidentali, Montenegro e Serbia siano al momento quelli che procedano piú speditamente nei negoziati, ma come ha ribadito il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, questa parte di Europa «ha bisogno più che mai della prospettiva europea» concreta per non ripiombare nel dramma degli anni Novanta. Ma la strada è ancora lunga, come ha ricordato in plenaria il presidente francese Emmanuel Macron e solo «un’Europa riformata» potrà al meglio accogliere e dunque gestire nuovi allargamenti.
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Andrea Maresi
Foto © Council of the European Union