Il pellegrinaggio: un turismo pensato fuori dalle solite rotte ove è possibile ammirare siti che richiamano le radici cristiane del Vecchio Continente
Si è svolta mercoledì 18, presso la sede dell’Istituto europeo degli itinerari culturali in Lussemburgo, la firma per l’adesione della Santa Sede all’Accordo sugli Itinerari Culturali Europei. L’incarico è toccato al Rev. Mons. Maurizio Bravi che è l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo. Il Vaticano è quindi ufficialmente il 32° membro dell’Accordo. Gli itinerari culturali europei si presentano come una traduzione in chiave culturale e turistica dei valori fondamentali cui il Consiglio d’Europa fa riferimento per la sua azione, quali i diritti dell’uomo, il dialogo e lo scambio interculturale, valori che vanno al di là delle frontiere nazionali e che nelle varie epoche storiche costituiscono il patrimonio comune europeo. Questa adesione avviene nell’Anno europeo del patrimonio culturale. In questi anni sono stati riconosciuti e certificati 30 itinerari. Alcuni di essi fanno riferimento alla tradizione religiosa del Vecchio Continente. Il binomio cultura-turismo confluisce in un piano d’azione europeo al quale gli itinerari culturali contribuiscono in maniera significativa. Nel settembre del 2016 è stato firmato un memorandum di cooperazione tra il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione Mondiale del Turismo. L’esecuzione tecnica dell’Accordo è affidata all’Istituto Europeo degli Itinerari culturali che ha sede in Lussemburgo presso l’antica Abbazia di Neumünster.
Il programma degli itinerari culturali promuove quindi la comprensione della identità europea attraverso la valorizzazione del ricco patrimonio storico dei suoi popoli. L’idea dell’Europa non si esaurisce nella adozione di una moneta unica o nella regolamentazione del suo mercato o nella elaborazione di politiche economiche, spesso non condivise, ma nell’accoglimento di valori e ideali che costituiscono “identità comune” dei cittadini europei. Attraverso l’adesione al citato Accordo, la Santa Sede intende manifestare il suo coinvolgimento nel promuovere ciò che è comune e arricchisce l’identità europea con il suo patrimonio di valori e ideali. Come affermava il Cardinale Joseph Ratzinger nella sua lectio magistralis tenuta il 13 maggio del 2004 presso il Senato della Repubblica Italiana: «L’Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l’Europa non è un continente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico».
Ne sono espressione i pellegrinaggi, le esperienze monastiche, le figure di Santi che hanno segnato profondamente l’identità europea. L’esperienza religiosa,in particolare quella cristiana, si è tradotta in cultura, giungendo poi ad esprimersi in edifici come le cattedrali, le basiliche, le chiese, i monasteri, in opere pittoriche come le pale d’altare, quadri, icone, oggetti di oreficeria e di artigianato sacri. In testi musicali come il canto gregoriano, le laudi medievali le rappresentazioni sacre che si trovano ovunque nelle grandi città come nei piccoli villaggi. Vale la pena richiamare tra gli itinerari culturali religiosi promossi dal Consiglio d’Europa, i Cammini di Santiago di Compostela, percorsi ogni anno da centinaia di migliaia di pellegrini, la Via Francigena antico percorso che univa Canterbury a Roma, ed è considerata un ponte tra le culture dell’Europa anglosassone e l’Europa Latina. L’itinerario di San Martino di Tours, che donò il suo mantello a un uomo indigente che stava morendo di freddo. Sono 5.000 km attraverso 12 Paesi europei.
I siti cluniacensi ove i monaci dal X al XVIII secolo hanno svolto un ruolo impostante nella costruzione della identità europea. L’itinerario europeo ebraico che comprende città, regioni e paesi e piccoli centri (come a Pitigliano nell’entroterra toscano di cui parleremo in un prossimo articolo) dove il viaggiatore si immerge nella storia ebraica e conosce il passato di questo popolo. L’Itinerario europeo delle abbazie cistercensi che raccoglie oltre 700 abbazie e 1000 monasteri costruiti secondo la regola di San Benedetto. Merita una citazione gli itinerari dei cammini di Sant’Olav, poco conosciuti. Olav Haraldsson fu re di Norvegia dal 1015 al 1028 e cadde nella battaglia di Stiklestad del 1030 ed è stato dichiarato martire e santo. I cammini di Sant’ Olav costituiscono una rete di itinerari lungo la Danimarca, la Svezia e la Norvegia. Per concludere; tutto questo patrimonio ha ancora molto da dire all’uomo europeo del nostro tempo ed invita ad aprire gli occhi e la mente sulla funzione sociale della cultura e del “sentire religioso”.
Giancarlo Cocco
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