Standard and Poor’s non declassa l’Italia, ma abbassa l’outlook

0
421

Sollievo, S&P salva il rating. Preoccupa, però, che a rischio finisca la crescita a causa della manovra di bilancio che può soffocare la ripresa del settore privato

C’era grande attesa e un certo scetticismo per la valutazione dell’agenzia di rating internazionale Standard and Poor’s di venerdì scorso, dopo il declassamento di Moody’s e l’abbassamento dell’outlook di Fitch. L’agenzia S&P stima un deficit per il 2019 meno ottimista di quello previsto dal governo: 2,7%, contro il 2,4% indicato dall’esecutivo. Quanto alla crescita, S&P rivede al ribasso le stime per l’anno corrente e il prossimo: +1,1%, contro il l’1,5% inizialmente previsto. Dunque confermato per l’Italia il rating “BBB” e abbassato l’outlook, portandolo da stabile a negativo.

L’Italia resta così a due gradini dal pericoloso livellospazzatura” (“junk”) anche se i rilievi di S&P sul Belpaese «A nostro avviso» – si legge nella nota di S&P – «il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia». Che, per l’agenzia, non continuerà il cammino di riduzione del debito. Anzi, S&P si aspetta che nei prossimi tre anni il rapporto debito/Pil dell’Italia si manterrà al 128,5%. L’agenzia definisce poi i target di crescita del governo “eccessivamente ottimistici”, il che potrebbe avere come conseguenza il fatto di aver calcolato per il 2019-2021 entrate fiscali più ampie. Non solo. S&P avverte che l’intervento sulla riforma Fornero e l’introduzione del reddito di cittadinanza possono mettere a rischio la stabilità dei conti.

Non è certo una buona notizia l’abbassamento dell’outlook da parte di Standard & Poor’s, che ha portato la prospettiva per l’Italia dastabileanegativa“. L’agenzia di rating evidenzia in una nota le proprie preoccupazioni rispetto al fatto che la manovra di bilancio possa indebolire la crescita e soffocare la ripresa del settore privato. «Il governo ha deciso di annullare in parte la cosiddetta riforma Fornero del sistema pensionistico. Le misure del governo, se pienamente attuate, a nostro avviso potranno invertire i passati guadagni portati dalla riforma e minacciano la sostenibilità a lungo termine del debito pubblico». Anche il reddito di cittadinanza rappresenta una mina vagante: costerà lo 0,4% del Pil ed è anch’esso un «minaccia per la stabilità del debito». Inoltre, «anche le dinamiche del mercato del lavoro possono essere influenzate dall’introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza: un reddito di base di 780 euro al mese per i disoccupati o adulti non occupati residenti in Italia da almeno cinque anni. Questo potrebbe disincentivare chi cerca lavoro anche se verrà accompagnato da una riforma delle agenzie per l’impiego».

Sulle banche S&P spiega che «sono i principali finanziatori del governo. A nostro avviso, le impostazioni programmate di politica economica e fiscale del governo hanno eroso la fiducia degli investitori, come riflesso da un aumento del rendimento sul debito pubblico. Ciò a sua volta sta influenzando negativamente l’accesso delle banche al finanziamento del mercato dei capitali e, in misura minore, i loro coefficienti patrimoniali regolamentari. Un ulteriore aumento del rendimento dei crediti delle banche verso lo Stato potrebbe, a nostro avviso, ridurre la capacità delle banche di finanziare l’economia italiana in quanto distolgono risorse dal settore privato, in particolare dalle Pmi».

La prova dei fatti, ad ogni modo, è stata rimandata a oggi con l’inizio della settimana e coi nuovi aggiornamenti in tema di spread. Il differenziale tra Btp e Bund è sceso sotto fino a 290 punti, per poi tornare in risalita a 296 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 3,34% sul mercato secondario. Dunque la Borsa continua a vedere il bicchiere mezzo pieno. Il Tesoro ha venduto tutti i 6 miliardi di euro di Bot a sei mesi offerti oggi. La domanda è stata 1,6 volte l’offerta. Il governo, in queste ore, tiene quindi il punto, facendo leva sulla non bocciatura del rating da parte di S&P. Certo, l’inserimento di quota 100 e del reddito di cittadinanza in due ddl separati collegati alla manovra permette a M5S-Lega di prendere tempo su platea e tempistica delle due misure. E, nel frattempo, è il premier Giuseppe Conte a intestarsi l’onere di un difficile dialogo con l’Ue, che culminerà in un faccia a faccia, a metà novembre, con il presidente della commissione Jean-Claude Juncker. Ma quello di Conte è un dialogo a più direzioni, che va da Mosca a Washington passando per l’India, dove il capo del governo sarà per una vera e proprio missione di sistema. Più direzioni ma un unico obiettivo: dimostrare ai mercati che la fiducia nell’Italia non è evaporatanonostantel’arrivo di M5S e Lega a Palazzo Chigi.

 

Angie Hughes

Foto © The Financial Express, Alamy, Tgcom24

Articolo precedenteL’Ue respinge la manovra di bilancio dell’Italia, ma il Governo tira dritto
Articolo successivoCnr a capo della ricerca europea per le tecnologie quantistiche
Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui