Coronavirus: il governo chiude scuole e università in tutta Italia

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Azzolina: «fuori dalla zona rossa, c’è una sospensione delle attività didattiche fino al 15 marzo». Unesco: è il 13° Paese a farlo

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il Dpcm che prevede misure senza precedenti nella storia del Paese per fermare l’epidemia Covid-19. Questo perché i casi in Italia continuano a salire, 3.089 le persone positive al virus, 107 le vittime. I guariti sono 276 ma si registrano 587 nuovi contagi, mai così tanti dall’inizio dell’epidemia. Il tasso di mortalità attualmente è del 3,47%. Disposto un aumento del 50% dei posti di terapia intensiva e del 100% di subintensiva.

Il problema principale per il Belpaese non è solo di prevenzione sanitaria, ma anche economica. Il premier ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione del nuovo decreto che chiederà al più presto all’Unione europea la flessibilità necessaria per affrontare la diffusione del Coronavirus, perché per l’economia italiana servirà una vera e propria terapia d’urto. Questo mentre l’emergenza a livello comunitario è nuovamente il confine tra Grecia e Turchia preso d’assalto da profughi siriani in fuga.

Tornando alla notizia del giorno, che ha messo in ansia le famiglie da stamattina, vista la pubblicazione su diversi mezzi di informazione della possibile chiusura totale delle scuole e università, la decisione presa dal governo e comunicata dalle ore 18 ha seguito i principi della “linea della massima precauzione“, nonostante il Comitato tecnico scientifico avesse evidenziato dubbi sulla sua efficacia. Fino al 15 marzo non più solo nelle zone rosse, ma anche nel resto del Paese gli studenti rimarranno a casa.

«Considerati i numeri attuali, la chiusura delle scuole è un provvedimento indispensabile. Mi stupisco che qualcuno con un minimo di raziocinio possa non essere d’accordo» è stato il commento, su twitter, del virologo Roberto Burioni. Rimangono aperti (nelle zone non rosse) cinema, teatri e sport di base a condizione che vengano rispettate le raccomandazioni dell’Istituto superiore di Sanità, ovvero che sia rispettata la distanza di almeno un metro tra gli spettatori/sportivi. Stadi a porte chiuse.

«La decisione di chiudere le scuole non è stata semplice» – conferma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – «è stata una scelta d’impatto, spero che gli alunni tornino al più presto a scuola». Assicurato che si farà di tutto per garantire i servizi scolastici a distanza, con l’esecutivo che starebbe lavorando per mettere a punto una norma che preveda la possibilità per uno dei genitori di assentarsi dal lavoro per accudire i figli minorenni.

Il motivo che ha spinto a sospendere l’attività didattica lo ha spiegato invece il premier. «In questo momento» – ha sottolineato Conte – «siamo concentrati ad adottare tutte le misure di contenimento diretto del virus o di ritardo della sua diffusione perché il sistema sanitario, per quanto efficiente e eccellente, rischia di andare in sovraccarico» in particolare «per la terapia intensiva e sub-intensiva».

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In realtà il Comitato tecnico scientifico, chiamato ad esprimere un parere non vincolante, aveva evidenziato dei dubbi: mancano le evidenze scientifiche, sarebbe stato rilevato all’unanimità, sull’efficacia della chiusura delle scuole ai fini di un contenimento dei contagi da coronavirus, soprattutto per la breve durata della misura. Il governo, però – confortato soprattutto dal parere favorevole dell’Istituto superiore di Sanità, il cui presidente Silvio Brusaferro siede anche nel Comitato tecnico scientifico – ha deciso per la chiusura.

Dal canto suo Brusaferro si è limitato ad affermare che «forti alleati per contrastare l’infezione sono i comportamenti dei cittadini». Vedremo se la formale quarantena imposta agli studenti italiani porterà risultati. Una soluzione che riguarda non solo i nostri ragazzi, bensì più di 290 milioni di giovani in tutto il mondo. Dalle scuole dell’infanzia alla fine del liceo, come ha rilevato l’Unesco, invitando tutte le autorità scolastiche a incentivare l’apprendimento a distanza.

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La direttrice generale Audrey Azoulay ha osservato in una nota: «la chiusura temporanea delle scuole per motivi sanitari non è, purtroppo, un fenomeno nuovo, ma la scala planetaria e la rapidità dell’attuale crisi educativa è senza precedenti e se si prolungherà potrebbe minacciare il diritto all’istruzione». I Paesi che hanno chiuso tutte le scuole, riferisce l’Unesco, oltre all’Italia sono Armenia, Azerbaigian, Bahrein, Cina, Hong Kong, Macao, Corea del Nord, Iran, Iraq, Giappone, Kuwait e Libano. Ci sono scuole chiuse in distretti di Francia, Germania, Corea del Sud, Regno Unito, Singapore, Thailandia, Stati Uniti e Vietnam.

 

Nicola Del Vecchio

Foto e video © Eurocomunicazione, Riccardo Angelo Ronconi

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