Cinquecento anni del mito di Raffaello

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1989

Alle Scuderie del Quirinale una sensazionale retrospettiva celebra uno dei più grandi geni del Rinascimento. 200 opere di cui la metà per la prima volta a Roma

Invenzione audace quella di Raffaello nel Doppio ritratto del Louvre; il pittore è immobile, lo sguardo umanissimo e ieratico, quasi fisso nella trascendenza mentre l’amico, del quale fra l’altro resta dubbia l’identità, si volta verso di lui accennando un movimento con il braccio destro che sembra rompere la distanza fra lo spettatore e il quadro. Un’opera dall’impaginazione peculiare, pervasa da un’aura di mistero, unanimemente attribuita all’estremo periodo di attività dell’Urbinate.

Parte da qui, con un singolare percorso cronologico inverso che apre il sipario direttamente sull’ultimo atto, la grande mostra già anticipata da Eurocomunicazione che le Scuderie del Quirinale dedicano a questo sommo genio del Rinascimento. Una spettacolare ricostruzione della tomba di Raffaello al Pantheon apre il percorso. «Ben poteva la pittura, quando questo nobile artefice morì, morire anche ella che quando egli gli occhi chiuse, ella quasi cieca rimase», scrive con commossa devozione il Vasari descrivendo la fine dell’artista, il 6 aprile del 1520.

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Orizzonti estremi addita anche il ritratto di Giulio IIla barba folta, lo sguardo già perso in lontananze metafisiche (il Papa morirà poco dopo). La raffigurazione ufficiale cede di fronte all’umana partecipazione del pittore. Magnifica la partitura coloristica, di una brillantezza abbacinante che quasi stride con la pensosa profondità dell’espressione.

   Ritratto di Baldassarre Castiglione. Paris, Musée du Louvre

Che Raffaello sia stato un grande innovatore lo dimostra anche il ritratto di Baldassarre Castiglione. La costruzione tradizionale viene incrinata dal taglio ravvicinato della composizione, che ci pone in dialogo intimo con il letterato. L’affinità intellettuale che indubbiamente legava i due uomini diviene comunanza con il fruitore dell’opera d’arte. La raffinatezza della stesura pittorica e l’intensità dello sguardo del Castiglione accentuano questo effetto di vicinanza non solo fisica, ma anche psicologica.

Il percorso espositivo si snoda fra opere celeberrime e intarsi dedicati a temi solo apparentemente secondari. Ecco allora comparire la figura di Marcantonio Raimondi, virtuoso incisore bolognese, profondamente ammirato dall’Urbinate. Ecco le vetrine con i disegni, toccanti nella loro immediata espressività, molti provenienti dalla collezione privata della Regina Elisabetta. Si pensi alla vivida rappresentazione di Giona, magnificamente orchestrato a colpi di biacca, si pensi ancora alle tante sanguigne preparatorie delle grandi tele o degli affreschi, come lo Studio per una Sibilla di Oxford. Percorsi paralleli da seguire con certosina attenzione, rivelazioni dell’intima ricerca raffaellesca.

  Il sogno del cavaliere (Ercole al bivio), London National Gallery

A volte la meraviglia si cela nei microcosmi pittorici. Magnifico il Cristo benedicente di Brescia, che infrange i canoni perugineschi per assumere un atteggiamento del tutto originale. Altrettanto folgorante La visione di Ezechiele degli Uffizi, in grado di evocare un mondo intero in un ambito ridottissimo. Splendido infine Il sogno del cavaliere della National Gallery, in origine parte di un dittico. L’armonioso equilibrio della rappresentazione, pregna di neoplatonismo, non esclude il gusto della rappresentazione onirica.

Il confronto con l’antico viene declinato con particolare efficacia nelle diverse sale espositive. L’improvviso manifestarsi di un mondo che si pensava in gran parte perduto non poteva lasciare indifferenti gli artisti. Il Raffaello romano non prescinde quasi mai dal confronto con il mondo classico, pur mantenendo una propria originalità interpretativa. Una rivelazione che stimola una risposta profondamente moderna. Raffaello immagina un grande progetto di studio dell’antica Roma, individuandone i modi e gli strumenti, un’idea che prelude alla nascita di una nuova sensibilità volta alla tutela dei beni culturali (ampio spazio è dedicato alla famosa lettera a Leone X, scritta insieme al Castiglione, accorata perorazione per la salvaguardia delle rovine). Molteplici sfaccettature del genio raffaellesco; neppure il suo talento architettonico viene trascurato da un progetto espositivo che aspira alla massima completezza.

Raffaello (1483-1520): Madonna Tempi. Munich, Alte Pinakothek Muenchen, Bayerische Staatsgemaeldesammlungen

La grazia raffaellesca si esplica con particolare estro e fantasia nelle Madonne. La continuità che caratterizza tale ambito di ricerca viene costantemente spezzata da innumerevoli varianti. Si pensi alla Madonna Tempi di Monaco di Baviera, con il volto della Vergine affettuosamente accostato a quello del Bambino, il quale gira il capo verso l’esterno quasi a cercare lo spettatore. Una raffigurazione di immediata emotività. Alle sfumature leonardesche della cosiddetta Madonna del Granduca segue poi la Madonna d’Alba di Washington, con il Bambino e San Giovanni Battista che sembrano giocare sotto lo sguardo della Vergine.

Dopo i soggetti sacri quelli profani. I due più celebri ritratti muliebri, la Fornarina e la Velata, si confrontano nella medesima sala. Gli occhi stanchi della prima e i seni nudi additano un mondo di piaceri sessuali che non viene evidenziato nella seconda, impostata alla maniera di Leonardo, virtuosisticamente avvolta in vesti ridondanti. Forse siamo di fronte alla stessa donna, forse no. Ciò che conta è il sommo magistero raggiunto da Raffaello.

Quasi inutile sembra poi ribadire l’incredibile fascino che emana dalla Dama con liocorno della Galleria Borghese. Ancora una volta la citazione leonardesca offre esiti del tutto peculiari. L’animale simbolico ha dato vita a un ampio dibattito critico, che nulla aggiunge all’eccezionalità della resa pittorica. Nell’ultimo Autoritratto esposto proveniente dagli Uffizi, Raffaello ancora una volta ci guarda, l’espressione enigmatica e trasognata di chi, forte dei doni attribuitigli dal cielo, «per unico od almeno molto raro si fé conoscere».

 

Riccardo Cenci

Video © Eurocomunicazione, Scuderie del Quirinale (immagine di apertura: Raffaello, Madonna con il Bambino e San Giovannino, National Gallery of Art Washington D.C.)

 

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RAFFAELLO 1520-1483

Roma, Scuderie del Quirinale

5 marzo – 2 giugno 2020

Orari: da domenica a giovedì dalle 10 alle 20, venerdì e sabato dalle 10 alle 22.30

Biglietti: intero € 15,00 – ridotto € 13,00

Info e prevendita: info@scuderiequirinale.it  gruppi@scuderiequirinale.it  www.scuderiequirinale.it

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Raphaël (dit), Sanzio Raffaello (1483-1520). Paris, musée du Louvre, D.A.G.. INV3871-recto.
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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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