#25 Novembre: no alla violenza sulle Donne

0
1768

Durante il lockdown di marzo 2020 le chiamate sono triplicate

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita nel dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (Onu). La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani. Diretta conseguenza della discriminazione contro le donne, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra i generi.

Istituto nazionale di statistica

I dati Istat rilevano che in Italia il 31,5% delle donne aventi tra i 16 e i 70 anni hanno subito nel corso della loro vita una forma di violenza fisica o sessuale. Di fondamentale importanza nella prevenzione delle varie forme di violenza contro le donne è l’eliminazione degli stereotipi e l’educazione dei giovani alla cultura di genere.

ActionAid

L’associazione ActionAid ha diffuso un monitoraggio sul fenomeno della violenza, i fondi destinati al settore, la situazione nelle Regioni alle prese con l’emergenza Covid-19.

«I centri antiviolenza (Cav) e le case rifugio», si afferma «durante la pandemia sono gli unici spazi che hanno continuato a funzionare del sistema antiviolenza. Meccanismo spesso malfunzionante o addirittura inceppato. Solo l’enorme impegno messo in campo dai Cav, anche nelle situazioni più critiche come quelle lombarde, ha garantito alle donne che subiscono violenza di essere supportate».

Durante il lockdown, inizialmente il numero delle chiamate di aiuto al 1522 ha avuto un crollo. Ma tra marzo e giugno 2020 è più che raddoppiato rispetto al 2019 con 15.280 richieste (+119,6%). In Lombardia, ad esempio, c’è stata una forte riduzione dello staff nei Cav. Causata dal dimezzamento del numero di volontarie, generalmente di età medio-alta e quindi a rischio contagio, e dalla malattia o messa in quarantena delle operatrici.

Le Istituzioni

I centri sono stati costretti a turni di lavoro estenuanti, come nel caso della provincia di Cremona, che ha esteso la propria reperibilità h24 con risorse umane ridotte del 50%. Questo a fronte di ritardi e della mancanza di procedure standard delle istituzioni. Dalla scarsità di mascherine e guanti, all’impossibilità di accedere ai tamponi, fino alla mancanza di spazi adeguati per isolamenti fiduciari. Nonostante la circolare inviata a marzo 2020 dal ministero dell’Interno alle Prefetture per rendere disponibili alloggi alternativi, i centri sono stati costretti a ricorrere a bed&breakfast o appartamenti messi a disposizione da conoscenti e privati. È quanto denuncia il nuovo rapporto di ActionAid che monitora i fondi statali previsti dalla legge 119/2013 (la legge sul femminicidio) insieme all’attuazione del Piano antiviolenza 2017-2020.

Il rapporto 2020, inoltre, si è focalizzato sulla risposta all’emergenza Covid19 in Lombardia, Calabria e Sicilia, mettendo in evidenza i ritardi ormai storici della ripartizione e erogazione dei fondi dallo Stato alle Regioni, che la pandemia ha reso ancora più gravi. Difficoltà che si sarebbero potute evitare soprattutto se i piani nazionali contro la violenza fossero stati regolarmente realizzati dal 2014 ad oggi.

Elisa Visconti

«Non è tollerabile che le istituzioni si presentino impreparate a fronteggiare un nuovo lockdown. L’epidemia ci ha dato lezioni che non dobbiamo dimenticare, prima tra tutte il ruolo essenziale dei Cav e delle case rifugio nel sostegno territoriale alle donne. Hanno dimostrato una grande capacità di adattamento nel reinventare un modello di intervento rapido che funziona solo con supporti adeguati. È necessario uscire dalla logica emergenziale per creare un sistema forte e duraturo. Con la seconda ondata pandemica i Centri antiviolenza corrono il rischio di arrivare al limite delle proprie capacità di sopravvivenza e di resilienza. Oggi è necessario istituire un Fondo di emergenza con risorse aggiuntive e prontamente disponibili» spiega Elisa Visconti, responsabile dei Programmi di ActionAid.

Le risorse e i ritardi burocratici

Per il 2019, il Dipartimento Pari Opportunità ha ripartito tra le Regioni 30 milioni di euro. 20 milioni da destinare al funzionamento ordinario di case rifugio e centri antiviolenza. 10 milioni per il Piano antiviolenza. In tempi Covid, per rispondere ai nuovi bisogni delle strutture di accoglienza, la ministra Elena Bonetti ha firmato un decreto di procedura accelerata per il trasferimento delle risorse per il 2019 prevedendo la possibilità di usare i fondi destinati al Piano antiviolenza per coprire le spese dell’emergenza sanitaria. A distanza di 6 mesi solo 5 Regioni hanno erogato i fondi: Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Molise e Veneto. Nel dettaglio le risorse liquidate per l’annualità 2019 sono pari al 10%. Ad oggi nessun decreto è stato emanato dal Dpo (dall’acronimo inglese Data Protection Officer, ovvero Responsabile protezione dati) per i fondi antiviolenza 2020.

Il Piano Antiviolenza

L’analisi della attuazione del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne è stato adottato nel 2017 e reso operativo con un piano approvato due anni dopo. Ma rivela la sua incompletezza e il mancato rispetto della promessa trasparenza dei processi e delle decisioni. Le risorse effettivamente impegnate sono insufficienti per coprire le azioni programmate e risulta impossibile verificare se realmente spese.

Fondo #closed4women

Per permettere alle strutture di sostenere le spese impreviste, a marzo scorso ActionAid ha creato il fondo di pronto intervento #closed4women. Sono stati 24 i Centri in tutta Italia che in tempi rapidi hanno potuto acquistare dispositivi sanitari (mascherine, disinfettante, guanti). Procedere alla sanificazione dei locali, dare continuità ai servizi di supporto psicologico e legale. Fornire aiuti alimentari, sostenere economicamente le donne che hanno dovuto interrompere percorsi di autonomia e di inserimento lavorativo a causa del Covid19. Sono 189 le donne​ coinvolte, a loro volta 100 tra figlie e figli a carico che hanno​ beneficiato di un sostegno. ActionAid rilancia il Fondo di emergenza con un nuovo finanziamento per supportare i Cav in questa seconda fase della pandemia.

Il capo dello Stato

Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «La ricorrenza di oggi induce a riflettere su un fenomeno che purtroppo non smette di essere un’emergenza pubblica. Le notizie di violenze contro le donne occupano ancora troppo spesso le nostre cronache, offrendo l’immagine di una società dove il rispetto per la donna non fa parte dell’agire quotidiano delle persone, del linguaggio privato e pubblico, dei rapporti interpersonali.

Le istituzioni hanno raccolto il grido di allarme lanciato dalle stesse donne e dalle associazioni che da decenni sono impegnate per estirpare quella che è, ancora in troppe situazioni, una radicata concezione tesa a disconoscere la libertà delle donne e la loro capacità di affermazione. Per questo resta fondamentale, per le donne che si sentono minacciate, rivolgersi a chi può offrire un supporto e prevenire la degenerazione della convivenza in violenza».

 

 

Vedi anche l’altro nostro articolo su eurocomunicazione.eu

 

Ginevra Larosa

Foto © Polizia di Stato, Buongiorno online, RavennaNotizie, Sicilianews24

Video © Eurocomunicazione

Articolo precedenteRistoranti d’Italia tra crisi e ripartenza
Articolo successivoLa cultura nell’era post-Covid: «ecco cosa fare per rilanciare il settore»

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui