Ristoranti d’Italia tra crisi e ripartenza

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È stata presentata la 31ª edizione della guida “Ristoranti d’Italia 2021” del Gambero Rosso, che premia l’imprenditoria gastronomica che resite al Covid-19. Una guida che racconta come la ristorazione ad ogni livello ha reagito di fronte alla crisi

È la prima volta, nella sua trentennale storia, che la guida “Ristoranti d’Italia” viene presentata dal Gambero Rosso in streaming (“incontro digitale” lo ha definito Paolo Cuccia). Un format sobrio ma efficace senza la partecipazione delle centinaia di persone coinvolte, ma con il collegamento (questo sì ancor più coinvolgente) degli chef che – nonostante la crisi galoppante – hanno saputo portare e confermare la ristorazione italiana a livelli internazionali.

Post pandemia

La pandemia ha stravolto e sconvolto tutti. Anche gli chef e i ristoranti che un anno fa erano sul tetto del mondo oggi molti lottano per la sopravvivenza.

Secondo i dati diffusi dalla Fipe (Federazione italiana Pubblici Esercizi) il IV trimestre del 2020 chiude con una perdita di 10 miliardi di euro. La previsione per fine anno è di una flessione di 33 miliardi di euro su 96 complessivi, con 60mila aziende a rischio chiusura.

Le parole di Paolo Cuccia

«In questo momento epocale in cui le prospettive sono incerte siamo impegnati più che mai a supportare la transizione e a contribuire al rilancio del settore non appena l’emergenza pandemica finirà», ha dichiarato il presidente del Gambero Rosso, Paolo Cuccia. «È il momento di focalizzare le energie su nuove tecnologie dando una forte accelerata alla digitalizzazione. Dobbiamo puntare su una corretta informazione e, soprattutto, investire sulla formazione permanente dei professionisti del settore: campi a cui il Gambero Rosso dedica da sempre grande attenzione».

Ed è per questo che “Ristoranti d’Italia 2021” ha messo da parte i voti, ma le Tre Forchette rimangono: sono 38 quest’anno con 4 ingressi (“Vun Andrea Aprea” dell’Hotel Park Hyatt Milan, “Il Piccolo Principe” del Grand Hotel Principe di Piemonte a  Viareggio, “Glass Hostaria” a Roma chef Cristina Bowerman, “Imàgo” dell’Hotel Hassler a Roma chef Andrea Antonini) e una uscita (“Idylio by Apreda” Roma).

Il commento di Laura Mantovano

«La gran parte riparte. Ad ogni livello. I campioni del fine dining hanno studiato proposte alternative per avvicinare la clientela locale e le nuove generazioni all’alta cucina», ha affermato Laura Mantovano, direttore della guida. «Come Gambero Rosso siamo tornati in pista per far gioco di squadra, dando vita ad una guida non soltanto di giudizio ma anche di servizio. Una guida in grado di raccontare come la ristorazione ad ogni livello ha reagito di fronte alla crisi».

L’elenco dei premiati

I ristoranti premiati con le Tre Forchette, il massino riconoscimento del Gambero Rosso, sono:

“Piazza Duomo“ ad Alba (Cuneo) chef Enrico Crippa;

“Villa Crespi” ad Orta San Giulio (Novara) chef Antonino Cannavacciuolo;

“Da Vittorio” a Brusaporto (Bergamo) dei fratelli Cerea;

“Dal Pescatore” a Canneto sull’Oglio (Mantova) Antonio e Nadia Santini e figli;

“Miramonti l’Altro” a Concesio (Brescia) chef Philippe Lévaillé e brigata al femminile;

“D’O” a Cornaredo (Milano) chef Davide Oldani;

“Lido 84” a Gardone Riviera (Brescia) dei fratelli Camanini Riccardo chef e Giancarlo;

“Enrico Bartolini Mudec Restaurant” a Milano dell’imprenditore toscano Enrico Bartolini;

“Berton” a Milano di Andrea Berton;

“Cracco” a Milano chef Carlo Cracco;

“Seta” by Antonio Guida a Milano;

“Vun Andrea Aprea” dell’Hotel Park Hyatt Milan;

“La Peca” a Veneto Lonigo (Vicenza) chef Nicola Portinari;

“Le Calandre” a Rubano chef Massimiliano Alajmo;

“St. Hubertus” dell’Hotel Rosa Alpina a San Cassiano (Bolzano) chef Norbert Niederkofler;

“Laite” a Sappada (Udine) di Fabrizia Meroi e Roberto Brovedani;

“Agli Amici dal 1887” a Udine di Emanuele Scarello;

“Osteria Francescana” a Modena chef Massimo Bottura;

Centro Italia

“Enoteca Pinchiorri” a Firenze chef Annie Feolde ;

“Lorenzo” a Forte dei Marmi (Lucca) della famiglia Viani chef Gioacchini Ponzelli;

Da Caino a Montemerano [(Grosseto) chef Valeria Piccini;

“Il Piccolo Principe” del Grand Hotel Principe di Piemonte a Viareggio (Lucca) chef Giuseppe Mancino;

“Madonnina del Pescatore” a Senigallia (Ancona) chef Moreno Cedroni;

“Uliassi” a Senigallia (Ancona) chef Mauro Uliassi;

“Casa Vissani” a Baschi (Terni) chef Gianfranco Vissani;

“Pascucci al Porticciolo” a Fiumicino (Roma) chef Gianfranco Pascucci;

“La Trota” a Rivodutri (Rieti) dei fratelli Maurizio e Sandro Serva;

Glass Hostaria a Roma chef Cristina Bowerman;

“Imàgo” dell’Hotel Hassler a Roma chef Andrea Antonini;

“Il Pagliaccio” a Roma chef Anthony Genovese;

“La Pergola” dell’Hotel Rome Cavalieri a Roma chef Heinz Beck;

“Reale” a Castel di Sangro (L’Aquila) chef Niko Romito;

Meridione

“Taverna Estia” a Brusciano (Napoli) chef Francesco Sposito;

“Don Alfonso 1890” a Massa Lubrense (Napoli) chef Alfonso Iaccarino;

“Quattro Passi” a Massa Lubrense (Napoli) della famiglia Mellino;

“Torre del Saracino” a Vico Equense (Napoli) chef Gennaro Esposito;

“La Madia” a Licata (Agrigento) di Pino Cuttaia;

“Duomo” a Ragusa chef Ciccio Sultano

È il gotha della ristorazione italiana che combatte la crisi anche con proposte alternative.

 

 

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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