I finanziamenti per la lotta al cambiamento climatico trascurano la piccola agricoltura

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La sfida per la salvaguardia del pianeta, impone alla comunità internazionale la necessità di non lasciare nessuno indietro soprattutto le fasce più vulnerabili

Dei molti miliardi investiti in questi due anni dagli Stati e dalla finanza, per il contrasto del cambiamento climatico la cosiddetta “Climate Finance”, solamente l’1.7% è finito a sostegno della piccola produzione agricola nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta di una somma irrisoria rispetto alla reale necessità, inoltre risulta profondamente sproporzionata, in quanto sono proprio loro la categoria più esposta agli effetti dei cambiamenti. Questo è il desolante panorama che emerge da uno studio congiunto di IFAD (International Fund for Agricultural Development), agenzia specializzata dell’ONU da sempre in prima linea su queste tematiche e il Climate Policy Initiative (CPI).

Cos’è la Climate Finance?

Quando si parla del termine Climate Finance, si fa riferimento a tutte le operazioni finanziarie volte a ridurre le emissioni di gas serra e le vulnerabilità ai cambiamenti climatici, ma soprattutto migliorare l’adattamento e la resilienza delle comunità ad essi. Tuttavia, nell’ambito della Convezione quadro sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), assume un significato ben preciso. Nello specifico s’intende ogni investimento da parte di un Paese sviluppato in favore di progetti contro il “Climate Change” nei Paesi in via di sviluppo, per il raggiungimento del “100 Billion goal” (Obiettivo 100 miliardi).

Obiettivo 100 miliardi

Si tratta di un accordo proposto nel 2009 a Copenhagen formalizzato nel 2010 a Cancun, nel quale tutti i Paesi sviluppati, si impegnano a mobilitare per i Paesi in via di sviluppo 100 miliardi l’anno a partire dal 2020. Questi finanziamenti possono essere pubblici o privati e possono essere erogati tramite accordi bilaterali o multilaterali. Secondo un rapporto dell’OECD insieme al CPI, nel 2013 e 2014 sono stati investiti rispettivamente 52 miliardi e 64 miliardi, un 70% dei quali proveniva da finanziamenti pubblici. Le azioni mirate che vanno a sostenere possono essere di due categorie “progetti Mitigation”, quando sono volti alla riduzione delle emissioni di gas serra. Invece quando il loro obiettivo è incrementare la resilienza alle conseguenze dei cambiamenti climatici sono “progetti Adaptation”.

Sempre secondo il rapporto del CPI & OECD (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo Economico), il 77% dei fondi biennio 2013/2014 sono andati a favore di progetti di mitigazione, il 16% in favore della resilienza ed adattamento con il rimanente destinato ad iniziative che perseguono entrambi gli obiettivi. Nonostante negli anni successivi i fondi stanziati siano aumentati fino 78,9 miliardi (2018) di questi solo il 21% finito in progetti di resilienza, come dimostra il rapporto 2013-2017 (OECD) siamo ancora lontani dall’obiettivo 100. Le principali difficoltà rimangono, l’individuazione di progetti in grado di ricevere immediatamente un finanziamento e la trasparenza in tali processi.

Il Rapporto IFAD & CPI del 2020

Il rapporto sul divario finanziario negli investimenti a favore dell’agricoltura su piccola scala è la prima analisi dettagliata sui flussi di finanziamento destinati ai piccoli agricoltori. Il rapporto è stato divulgato durante la conferenza a Parigi “Finance in common” tenutasi tra il 9 e 12 Novembre 2020. Qui i rappresentanti di oltre di 450 banche pubbliche per lo sviluppo, si sono riuniti per discutere su come orientare i flussi finanziari in favore del clima del pianeta e negli obiettivi di sviluppo. Il rapporto mostra come nonostante il supporto finanziario al contrasto del cambiamento climatico, abbia superato la quota di oltre mezzo trilione di dollari, solamente 10 miliardi abbiano raggiunto i piccoli proprietari agricoli. Essi da soli producono oltre il 50% delle calorie mondiali, tuttavia le alte temperature, l’incremento di siccità e inondazionidistruggono le piantagioni e il bestiame rendendo difficile nutrire la propria comunità e guadagnarsi da vivere. Al momento non si ha una cifra esatta del bisogno finanziario degli agricoltori, ma molti stimano cifre dell’ordine di centinaia di miliardi e questo da un’idea degli investimenti necessari da fare.

Gilbert F. Houngbo

«È inaccettabile che le persone che producono la maggior parte del cibo del pianeta e che sono maggiormente esposte a un clima sempre più imprevedibile, siano coloro che ricevano il minor supporto economico» – ha tuonato Gilbert F. Houngbo presidente dell’IFAD e ha aggiunto – «I piccoli agricoltori che vivono nelle terre marginali, sono la nostra prima linea di difesa sul cambiamento climatico e devono avere accesso alle risorse finanziare per adattare la loro produzione».

«governi devono assicurarsi che i fondi per clima raggiungano le persone che ne hanno maggiormente bisogno e i piccoli agricoltori dovrebbero essere in cima a questa lista non alla fine» – è quanto sottolineato da Margarita Astralaga direttrice di ambiente clima e inclusione sociale all’IFAD – «La nostra organizzazione ha l’intenzione di sostenere questo obiettivo, aumentando il flusso finanziario pubblico privato in favore dei piccoli agricoltori».

Barbara Buchner

«I nostri risultati, mostrano chiaramente che solo una piccola percentuale del denaro investito nell’azione climatica raggiunge i piccoli agricoltori. Questa mancanza di sostegno economico potrebbe avere degli effetti disastrosi, poiché i piccoli coltivatori hanno bisogno urgente di più supporto, per sostenere i loro mezzi di sussistenza e fronteggiare i cambiamenti climatici». Barbara Buchner direttrice generale del Climate Policy Initiative CPI.

L’IFAD è l’unica organizzazione multilaterale per lo sviluppo che ha come obiettivo di eradicare la fame e la povertà nelle zone rurali. L’anno prossimo darà vita all’ASAP + un progetto nato per canalizzare i fondi per il clima e farli arrivare agli agricoltori nelle zone rurali per aiutarli nell’adattamento/resilienza al cambiamento climatico e combattere la malnutrizione. Il progetto nasce sull’onda del successo del ASAP ovvero il programma per l’adattamento dei piccoli agricoltori che ha già erogato più di 300 milioni a favore di ben 5 milioni di agricoltori sparsi in 41 Stati.

 

James Sekitoleko

Foto © IFAD, Climate Policy Initiative, James Sekitoleko

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James Sekitoleko
Cittadino italo-ugandese nato a Roma, Da sempre interessato ai temi della politica, dell’ambiente e soprattutto dell’innovazione digitale che sta cambiando profondamente i modi di vivere nella nostra società. Osservatore attento di Europa ed Unione europea. Persona curiosa a 360 gradi, coinvolto in varie realtà associative.

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